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« inserito:: Luglio 15, 2008, 10:22:43 am » |
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Imputati 45, condanne 15 Bolzaneto non fu una macelleria
Per il pm «riconosciuto l'abuso»
Ventitre anni e nove mesi di reclusione per 15 imputati e assoluzione per 30: è la sentenza emessa dopo 11 ore e mezza di camera di consiglio dalla terza sezione del tribunale di Genova presieduta da Renato Delucchi.
I pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto condanne nei confronti di 44 imputati per oltre 76 anni di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi di reclusione e una sola assoluzione. In pratica i giudici hanno ridotto di un terzo sia le richieste di condanna che il numero dei condannati. Non hanno inoltre confermato per la maggior parte degli imputati il reato di abuso d' ufficio doloso, contestato dai pm in sostituzione del reato di tortura non ancora previsto dal nostro ordinamento giudiziario. Solo ad Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, infatti, i giudici hanno confermato l'impostazione accusatoria, confermando il reato di abuso d'ufficio. Gli altri condannati sono Alessandro Perugini, all'epoca numero due della Digos di Genova, il funzionario di polizia con il grado più alto nella struttura, e l'ispettore Anna Poggi, rispettivamente a 2 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno; Daniela Maida, ispettore superiore ad 1 anno e 6 mesi di reclusione; Antonello Gaetano, a 1 anno e 3 mesi, gli ispettori della polizia di Stato Matilde Arecco, Natale Parisi, Mario Turco e Paolo Ubaldi ad 1 anno di reclusione ciascuno. Massimo Luigi Pigozzi, assistente capo della polizia di Stato a 3 anni e 2 mesi di reclusione; Barbara Amadei a 9 mesi, Alfredo Incoronato a 1 anno, Giuliano Patrizi a 5 mesi. Sono inoltre stati condannati i medici Giacomo Toccafondi ad 1 anno e 2 mesi di reclusione e Aldo Amenta a 10 mesi. Le pene non saranno comunque scontate per effetto del provvedimento di indulto.
Il tribunale di Genova ha inoltre condannato i ministeri della Giustizia e degli Interni, responsabili civili, al risarcimento di numerose parti civili in solido con alcuni degli imputati condannati. I giudici hanno assegnato a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva da 2500 a 15.000 euro in favore di alcune parti civili, tra cui Massimiliano Amodio, Giuseppe Azzolina, Anna Julia Kutschkau, Luis Garcia Lorente, e Mohamed Tabbach (15.000 a testa); a Enrica Bartezaghi Roberto Gallo, Liliana Fassa e Ettorina Gandina (2500 a testa) e per le restanti parti civili la somma di 10.000 euro.
Tra gli imputati assolti figura il colonnello di polizia penitenziaria Oronzo Doria, ora generale, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi. Sono stati inoltre assolti tutti i carabinieri imputati. Confermata per Giuseppe Fornasiere ufficiale della polizia penitenziaria l' assoluzione come avevano chiesto i pm.
«Nella sostanza l'accusa di abuso d'autorità è stato riconosciuta. Inoltre è stata riconosciuta la responsabilità di diversi imputati», ha commentato il pm Vittorio Ranieri Miniati, che ha rappresentato l'accusa con la collega Patrizia Petruzziello. «È stato riconosciuto - ha proseguito - che qualcosa di grave nella caserma di Bolzaneto è successo». «Il tribunale - ha aggiunto - ha ritenuto di assolvere diversi imputati. Leggeremo la sentenza e valuteremo se fare appello. Complessivamente è un giudizio di soddisfazione a conclusione del processo e dopo un'istruttoria che ci ha impegnato per anni».
Vittorio Agnoletto, all'epoca del G8 portavoce del Genoa Social Forum ha commentato: «Per la prima volta un'aula di tribunale ha riconosciuto che quanto affermato dalle vittime e dal movimento corrisponde alla verità». «La dimostrazione di questo - ha aggiunto - sono le provvisionali previste per tutte le vittime e quindi la conferma che le violenze sono state commesse. È importante che i ministeri siano chiamati a rispondere a loro volta ai risarcimenti perchè questo indica una responsabilità politica del governo di allora».
Per Gigi Malabarba, senatore di Sinistra critica «violenze e torture da parte di poliziotti e guardie a Bolzaneto sono avvenute, anche se la magistratura ha accertato solo specifici episodi: è vero che il reato di tortura non esiste in Italia, ma è un pò troppo poco dopo sette anni! Ora va messa sotto accusa l'intera catena di comando che ha pianificato e realizzato la repressione al G8 di Genova».
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Bolzaneto, una pagina di vergogna e orrore
Nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 la caserma di Bolzaneto, dove furono condotte le persone arrestate nei giorni del G8, è stata descritta dai pm come «un girone infernale» e un luogo di tortura fisico e psichico. Secondo l'accusa sarebbero avvenuti episodi di vera e propria tortura che avrebbero violato la dignità umana e i più significativi diritti alla persona. Anche in infermeria, medici e agenti avrebbero inflitto vessazioni agli arrestati feriti. I pm, nella loro lunga requisitoria, raccolta in una memoria di 600 pagine, affermarono che nella «caserma di Bolzaneto furono inflitte alle persone fermate almeno quattro delle cinque tecniche di interrogatorio che, secondo la Corte Europea sui diritti dell'uomo, chiamata a pronunciarsi sulla repressione dei tumulti in Irlanda negli Anni Settanta, configurano "trattamenti inumani e degradanti"».
L'accusa però, non potendo contestare il reato di tortura, che non esiste nel nostro ordinamento, ha scelto di chiedere per i vertici apicali preposti alla struttura l'art.323 (abuso d'ufficio) oltre alla violazione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, abuso d'autorità nei confronti di persone arrestate o detenute, minacce, ingiurie, lesioni. I reati contestati saranno tutti prescritti nel 2009, ma le eventuali condanne consentiranno alle parti civili di chiedere un risarcimento o ottenere già oggi una provvisionale, chiesta da tutti i loro legali.
Nel «girone infernale», descritto dai pm, c'erano ragazzi e ragazze picchiati, tenuti ore e ore in piedi con le mani alzate, accompagnati in bagno e lasciati con le porte aperte, insultati, spogliati, derisi e minacciati di guai peggiori, tra cui la sodomizzazione, un salame usato come manganello, una mano divaricata e spezzata. Le ragazze erano chiamate «troie, »puttane« come accadde a Sara Bartezaghi a cui agenti dissero anche, ricordando la morte di Carlo Giuliani: «Ne abbiamo ammazzato uno, ne dovevamo ammazzare cento». C'è poi la testimonianza di Massimiliano A., 36 anni, napoletano, disabile al cento per cento.«Gli agenti mi hanno preso in giro - ha raccontato al processo - per la mia bassa statura, insultandomi con "Nano buono per il circo", "Nano di merda", "Nano pedofilo"». Il pm ha ricordato che Massimiliano per un'ora non riuscì a farsi accompagnare in bagno, per cui si fece addosso i suoi bisogni e rimase sporco a lungo perchè gli impedirono di pulirsi. Un altro episodio riguarda Katia L., minacciata dagli agenti di farle fare la stessa fine di Sole (Maria Soledad Rosas), l'anarchica argentina che si suicidò in carcere dopo la morte del compagno, entrambi arrestati nell'ambito dell'inchiesta sugli attentati contro la Tav in Valle Susa. La ragazza si sentì male e vomitando sangue venne portata in infermeria dove un medico le somministrò dell'ossigeno. Al rifiuto della ragazza di sottoporsi ad una iniezione il medico la liquidò: «Vai pure a morire in cella».
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Questi i condannati: Biagio Gugliotta, 5 anni – Massimo Luigi Pigozzi, 3 anni e 2 mesi - Alessandro Perugini, 2 anni e 4 mesi – Anna Poggi, 2 anni e 4 mesi - Daniela Maida, 1 anno e 6 mesi - Antonello Gaetano, 1 anno e 3 mesi - Matilde Arecco, Alfredo Incoronato, Natale Parisi, Mario Turco e Paolo Ubaldi , 1 anno - Barbara Amadei , 9 mesi - Giuliano Patrizi, 5 mesi - Giacomo Toccafondi (medico) 1 anno e 2 mesi - Aldo Amenta (medico), 10 mesi.
Pubblicato il: 14.07.08 Modificato il: 14.07.08 alle ore 22.39 © l'Unità.
Pubblicato il: 14.07.08 Modificato il: 15.07.08 alle ore 8.40 © l'Unità.
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