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Autore Discussione: Giancarlo Ferrero. Oltre il livello di guardia  (Letto 2392 volte)
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« inserito:: Luglio 17, 2008, 11:20:41 pm »

Oltre il livello di guardia

Giancarlo Ferrero


Ormai si è andati oltre il livello di guardia; dopo una rozza campagna di denigrazioni, false denunce, vesti stracciate sul teatrino della politica, si è scesi sul campo di battaglia delle riforme alla mordacchia della magistratura. Della Giustizia, ovviamente, non importa nulla a questi vocianti coristi diretti dalla robusta bacchetta del capo; se importasse loro qualcosa si sarebbero da tempo preoccupati di curare i mali effettivi della giustizia: la sua inaccettabile lentezza, l’eccessiva frammentazione, l’insufficiente preparazione culturale dei magistrati, le superate modalità di accesso in magistratura, la disordinata geografia giudiziaria, le gravissime carenze strutturali.

L’unica cosa che veramente interessa a questi mentori dell’illegalità è togliere l’indipendenza, l’autonomia, la libertà di azioni dei magistrati. Debbono essere tutti riportati alla "cultura del gregge", fedeli ed obbedienti al pastore che li copre con il manto del potere e li conduce verso i pascoli sicuri dell’impunità.

Il momento è propizio per avviare l’operazione candeggina e scolorire le toghe sino a renderle indistinguibile dall’abito dei buoni sudditi. Si è già iniziato a tracciare il solco con l’aratro della forza e della provocazione: il cd lodo immunità che mette al riparo il capo del governo da qualsiasi indagine giudiziaria anche per fatti privati.. Finalmente un primato italiano che,nonostante i maldestri tentativi di ridurne l’originalità, resta un’eccezione nel quadro europeo, anche se non può disconoscersi una certa affinità con la regina d’Inghilterra (affinità non rare tra sovrani). I voti necessari per trasformare l’aspirazione in legge ci sono tutti ed a tamburo battente avremo questa significativa modifica del nostro ordinamento giuridico, Resta, è vero,l’incognita del Presidente della Repubblica la cui vocazione legalitaria potrebbe provocare inaspettate reazioni di dissenso, anche se, come è noto, il controllo del Capo dello Stato è meramente formale. Molto più penetrante è la valutazione della Corte Costituzionale innanzi alla quale verrà quasi sicuramente sollevata un’eccezione di incostituzionalità del cd lodo. La disposizione in esame si pone,infatti, in palese contrasto con diversi articolo della Costituzione: l’art. 3 che stabilisce il principio di uguaglianza tra tutti i cittadini (ed il presidente del consiglio è un cittadino ad ogni effetto e deve essere trattato come qualsiasi altro), l’art. 112 che statuisce l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale (la discrezionalità dell’azione contrasta palesemente con la sua obbligatorietà), l’art. 111 della Costituzione che impone il giusto processo (ed un non processo è il massimo dell’ingiustizia).

Nel tentativo di giustificare questo palese "vulnus" del diritto si è portato uno dei più falsi e retrivi argomenti: l’uso distorto dell’azione giudiziaria, piegata a fine politici. Che a volte l’azione penale sia usata male, per superficialità, mancanza di cultura giuridica, frettolosità, è indubbio, ma che possa essere dolosamente usata per colpire un uomo politico è aberrante. Il nostro sistema processuale, infatti, ha tante di quelle garanzie e controlli, interni ed esterni al processo, che un impiego politicizzato dell’azione penale balzerebbe immediatamente agli occhi e verrebbe subito denunciato coinvolgendo la responsabilità penale e disciplinare del magistrato che si sia macchiato della peggiore onta in cui può incorrere un giudice: perseguire un innocente. Dispiace dover ripercorrere nozioni elementari del processo, ma nessuno deve incorrere in questa erronea suggestione. Il pubblico ministero si muove solo in presenza di prove della sussistenza del reato per cui indaga; queste prove sono rese note al difensore e successivamente sono vagliate da un giudice (il giudice dell’udienza preliminare) che appartiene ad un ruolo diverso dal pubblico ministero ed è in posizione di terzietà. Poniamo il caso di essere di fronte ad una sorta di complotto tanto cara ai giallisti americani, il giudice, nonostante le reazioni che si presuppone non sommesse, degli avvocati difensori, finge di non accorgersi che le prove a carico sono inventate e rinvia il malcapitato a giudizio. Come è ben noto il processo è pubblico, il dibattimento si svolge su di un piede di parità in perfetto contradditorio tra accusa e difesa, il tribunale deve motivare analiticamente le sua sentenza, cioè spiegare in modo convincente perché ha ritenuto valide certe prove e non altre. Solo un tribunale suicida può dar peso a prove accusatorie che risultano false o non credibili, andando incontro ad un infamante e facilmente riscontrabile smascheramento (a meno che i magistrati di secondo grado, quelli della Cassazione, gli avvocati, i giornalisti siano tutti complici od idioti)!

Da questa invenzione elevata a fasulla dignità di allarme sociale si trae lo spunto per cercare di rendere innocui i magistrati nei confronti del potere, mettendo loro le cavezze e le redini ed insegnando ad obbedire ai segnali convenuti. Con una furbizia degna di Arlecchino si proclama l’assoluta libertà ed autonomia dei giudici e si concentrano gli sforzi innovativi sui pubblici ministeri, ai quali viene tolta indipendenza e libertà. Peccato che nel nostro sistema i giudici siano organi meramente passivi e decidano sui fatti criminali che vengono loro portati innanzi dai pubblici ministeri; condizionati questi ultimi vengono condizionati anche i giudici. La prima abile mossa, chissà perché condivisa dagli avvocati che rischiano soltanto di perdere in dignità professionale, è separare le carriere e quindi i concorsi per l’accesso alla magistratura inquirente e giudicante. Operazione semplicissima visto che i candidati al prossimo concorso in magistratura superano i 50 mila e che è difficile negare agli aspiranti al postpi la facoltà di presentare domande per entrambi i concorsi la cui durata media si può calcolare in anni (a meno che non si legga solo la prima pagina dei compiti svolti). Nel frattempo molti uffici giudiziari, soprattutto nelle zone calde, chiuderanno per mancanza di operai a fronte dell’ingente messe da mietere Una volta tolti i p.m dalla cultura giurisdizionale ed avvicinati a quelli della polizia (tanto a subirne le conseguenze saranno soltanto i poveracci), si provvederà. a dividere il C.S.M , cioè l’organo di autogoverno dei magistrati e che ne garantisce l’autonomia e l’indipendenza. Per fare ciò sarà necessario modificare la Costituzione che prevede un solo C.S.M e farne due ovviamente con criteri elettivi diversi, altrimenti si avrebbe una mera duplicazione. Tutte sottigliezze che verranno facilmente superate dal decisionismo ignorante e becero dei maneggiatori delle spade gordiane. Visto che è di modo, il Governo dovrà anche occuparsi del flusso emigratorio dei p.m. che chiederanno in massa di passare nei ruoli dei giudicanti, lasciando sguarniti i loro uffici, con grande sollievo dei criminali.

Pubblicato il: 17.07.08
Modificato il: 17.07.08 alle ore 8.14   
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