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Autore Discussione: Assemblea Nazionale. Intervento di Pietro Scoppola (2 Dicembre 2006)  (Letto 2527 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2008, 06:57:47 pm »

Cittadini per l'Ulivo

Assemblea Nazionale

Intervento di Pietro Scoppola

Trascrizione di una selezione dell'intervento tenuto il 2 Dicembre 2006 a Montecatini.


...E' giusto che noi ci rivolgiamo con rabbia ai partiti … o dobbiamo fare un po' per conto nostro? Cominciamo a fare per contro nostro.. La realtà non è né bianca né nera, né bella né brutta, è complessa. A mio avviso,…esige un cambiamento di passo. …
Noi abbiamo sollecitato i partiti perché partissero, perché questo processo avesse inizio. Abbiamo bussato per partecipare, abbiamo invitato i politici a venire. ... Abbiamo incontrato tante resistenze alla partecipazione esterna al processo di formazione di questo nuovo soggetto politico.
Qui dovremmo fare una riflessione sul rapporto movimenti partiti. Di solito nella storia politica delle democrazie vengono i movimenti e poi dai movimenti nascono i partiti. Il movimento cattolico, il partito popolare, il movimento operaio, il partito socialista nelle sue varie forme, il movimento verde che poi ad un certo momento diventa partito ed acquista forme partitiche più definite. Normalmente è questo il rapporto. Prima i movimenti e poi i partiti.
Qui, invece, il partito democratico ha un'origine strana, complessa. Nasce da un'iniziativa dei partiti che i movimenti hanno sollecitato ma i movimenti non si sa se sono dentro o sono fuori, in quale rapporto sono. E' questo l'elemento di ambiguità che caratterizza tutto il processo. Vogliamo ridefinire chiaramente il rapporto movimenti partiti. ..
Ci sono comprensibili preoccupazioni di auto conservazione di classi politiche. Nella storia questo è assolutamente normale. E' normale che le classi politiche tendano a conservarsi e sono i movimenti che viceversa mettono in crisi il perdurare delle classi politiche e sollecitano i cambiamenti. Magari poi nei movimenti ci sono quelli che quando diventano classe politica sono peggio di quelli che hanno mandato via, come è successo già in molte circostanze. Ma questo rapporto movimenti partiti ci deve far riflettere.

Noi abbiamo bisogno di ritrovare, noi e tutti gli altri movimenti, di ritrovare le ragioni dell'essere movimento che non sono quelle di restare dietro la porta a bussare per partecipare ma sono quelle di muoversi e di vivere. Di essere movimento autonomo proprio, nel Paese, alla base. Fare cose, prendere iniziative. …. Non consideriamo l'iniziativa culturale come un accessorio, un ornamento. Viceversa qui c'è un enorme bisogno di iniziativa culturale alla base del Paese.
Se c'è una questione democratica… che ha dimensioni planetarie ma che ha poi un suo risvolto ed una sua fisionomia italiana,… se c'è una questione democratica a livello planetario ed in Italia con particolare specificità, la prima risposta è la formazione di una coscienza democratica nel Paese che è ancora fragile.

Noi modesti studiosi abbiamo per anni denunciato la mancanza in Italia del patriottismo della Costituzione, la povertà del tessuto della cittadinanza, la mancanza del senso di una cittadinanza attiva intesa come responsabilità, come partecipazione.
Improvvisamente questo referendum, questa sfida che è venuta dalla destra, di questa orribile riforma che metteva in crisi i fondamenti della Costituzione ha provocato una reazione. Una reazione in cui la maggioranza degli italiani si sono espressi ed hanno dato alla Costituzione un nuovo significato, un nuovo fondamento. Io sono stato enormemente sorpreso quando ho letto un'intervista, per altro bella e brillante come è il personaggio di Veltroni in cui ha accennato ancora ad un'assemblea costituente. Ma quale assemblea costituente quando la Costituzione ce l'abbiamo confermata da un voto popolare?
Ma ci vogliamo rendere conto che ormai si lavora su questa Costituzione. Si può correggerla, si può integrarla.
Se si vanno a leggere i lavori dell'assemblea costituente ci sono già tutti gli elementi, tutte le indicazioni delle modifiche necessarie. Il rapporto esecutivo legislativo ed il tema del federalismo che va rafforzato, che va integrato. Sono questi i temi.
Poi c'è il problema della legge elettorale. Perché non si affronta il tema della legge elettorale invece di fantasticare di chissà quali riforme costituzionali?
Ma che ci sia ancora in giro la tentazione di fare dei tavoli e di cercare preventivamente, prima ancora di sapere che cosa vogliamo noi, di cercare l'intesa con l'altra parte? Qui bisogna definire chiaramente che cosa vogliamo noi, che cosa vuole il centro sinistra, che cosa vuole il futuro soggetto politico Ulivo Partito democratico sui temi istituzionali. Questo è il problema, questa è l'urgenza, Definire noi un progetto che sia nell'alveo, nella fedeltà profonda ai valori della Costituzione che il popolo italiano ha confermato con un voto.

 Dunque, dicevo, cambiare passo. Noi dobbiamo ritrovare il nostro ruolo autonomo. Costruire il tessuto di un nuovo soggetto politico dalla base. Assumere l' ambizione di farlo, di costruirlo. Non dico contro i partiti, per carità! Sappiamo benissimo che il ruolo dei partiti è importante. Io lo dicevo anche ad Orvieto, i partiti facciano la loro parte. Ma anche questi movimenti facciano la loro parte unendosi, cercando di raccordare i loro obiettivi. …
Noi contiamo se siamo uniti, noi contiamo se troviamo punti di coesione, se presentiamo proposte compatte, se svolgiamo un ruolo di pressione, di condizionamento, un ruolo di presenza nella società, unendo il più possibile le forze. Il famoso confronto tra culture non può essere immaginato come un confronto astratto, un confronto che si fa in sedi culturali. Certamente si deve fare anche in sedi culturali, in sedi accademiche, ha bisogno di un livello alto ma deve essere prima di tutto un confronto che si fa su base territoriale in singole iniziative, in incontri.
I temi della laicità, i temi del rapporto tra gli eredi della democrazia cristiana e gli eredi del partito comunista, della tradizione laica, non è che si possano risolvere soltanto a livello di una definizione astratta ma devono diventare amicizia alla base della società italiana. Se non si crea questo tessuto di amicizia tra diversi il Partito democratico non può nascere. Non può nascere come operazione di vertice se non c'è alla base la costruzione di questo tessuto.
Io credo che i movimenti ed il nostro movimento per primo ha questo compito. Quello di impegnarsi alla base per costruire questo tessuto, le condizioni del Partito democratico. Quindi questa è la vera più efficace sollecitazione che noi possiamo portare, il contributo che possiamo portare alla costruzione del Partito. Non continuando con questa contrapposizione partito società civile società politica, perché se la società politica ha le sue debolezze, le sue contraddizioni rendiamoci conto che la società civile italiana è debolissima. Perché una società che ha dato la metà dei voti al "berlusconismo" è una società debole. …. Se noi ancora oggi a distanza di sessanta anni abbiamo un'eredità del fascismo, dentro la nostra società un'eredità del fascismo culturale, come mentalità, come stile che riemerge di tanto in tanto come tentazione per le nuove generazioni, tanto più abbiamo le eredità di un "berlusconismo" perché Berlusconi ha colto l'anima del Paese in alcuni suoi aspetti, li ha esaltati questi aspetti, ha contribuito a riradicarli nella società italiana.
Questo significa un lavoro profondo, un lavoro di lunga lena che non si fa con delle operazioni una volta tanto. C'è una pagina molto bella di Toqueville  nella sua democrazia in America dove dice che la democrazia non può vivere se il terreno è piatto se non è increspato ed è increspato da che cosa? Dalle mille associazioni, dalle mille iniziative di cittadinanza libera che sono quelle che creano il tessuto vivo della democrazia. Questo è il compito.
Questo è la pagina nuova su cui dobbiamo scrivere il nostro lavoro, il nostro impegno rispetto a quello di star fuori alla porta ad aspettare che i partiti ci chiamino, ad entrare dentro, a partecipare attivamente al processo di formazione del Partito democratico. ….
. Di fronte a partiti che viceversa si muovono su logiche vecchie, spartitorie come accade in certe situazioni. Se c'è questa spinta la situazione cambia. Io credo che questo significa voltare pagina, non mettersi contro i partiti ma svolgere una funzione con piena autonomia. Cessare di stare in un atteggiamento di attesa della chiamata a partecipare. Si partecipa autonomamente e si inizia il lavoro in maniera autonoma, con uno spirito diverso. Allora non c'è più motivo di frustrazione quando uno lavora in proprio. Bisogna lavorare in proprio per uscire da uno stato di frustrazione. Pessimismo, ottimismo sono contrapposizioni vane se riusciamo a metterci nella logica del lavorare insieme come movimenti interessati alla rifondazione e al rafforzamento della democrazia nel nostro Paese..         
                                           
Pietro Scoppola

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