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Autore Discussione: Poveri miliardari  (Letto 3379 volte)
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« inserito:: Luglio 08, 2007, 05:25:15 pm »

Poveri miliardari
di Paolo Pontoniere

Chi accumula grandi fortune ha spesso alle spalle un'infanzia piena di problemi. Sociali e psicologici. Lo rivela la classifica di 'Forbes' 
Anno d'oro questo 2007 per i miliardari del mondo. La crescita dei prezzi energetici, del valore delle proprietà immobiliari e delle materie prime hanno ingrossato le file dei più ricchi della terra di 178 unità, facendo registrare, tra l'altro per la prima volta, l'ingresso di un cipriota, un bulgaro, un omanita e un serbo nelle fila del club dei nove zero. E i portafogli azionari di tutti stanno attraversando un periodo euforico.

Ma proprio quest'anno la rivista 'Forbes', nel compilare le schede biografiche dei 946 miliardari viventi, si è accorta di un dettaglio importante: i due terzi dei nababbi in classifica hanno avuto inizi abbastanza umili. E in un buon numero di casi addirittura drammatici.

Si prenda ad esempio J. K. Rowling, la creatrice della serie Harry Potter, con un miliardo netto di euro in banca: un passato fatto di assistenza sociale e di appartamenti freddi alle spalle, la Rowling all'epoca della pubblicazione del suo primo libro era madre single e disoccupata e si sosteneva con una dieta a base di caffè e cornetti. Oggi non solo è la scrittrice più ricca del mondo, ma è anche la piu generosa, visto che dona oltre 50 milioni di sterline al Comic Relief Fund e all'International Fund for Children and Young People in Crisis.

Ancora più drammatica la storia di Oprah Winfrey. Regina della tv statunitense, con un patrimonio personale di oltre un miliardo e mezzo di dollari, la Winfrey è considerata l'intrattenitrice di colore più ricca della storia ed è l'unica donna afroamericana ad apparire nell'elenco di 'Forbes'. Nata in Mississippi da una ragazza quattordicenne, la Winfrey ha trascorso l'infanzia a casa di sua nonna nella povertà più assoluta. Trasferitasi in un complesso di case popolari di Milwaukee per stare con la madre, a partire dai nove anni è stata violentata ripetutamente da familiari e amici di famiglia. Scappata di casa a 14 anni, si è data al vagabondaggio. Da uno dei tanti rapporti che ha intrattenuto in quel periodo è nato anche un figlio che però è morto subito dopo il parto. Spedita a vivere col padre (un minatore di Nashville), la Winfrey si è messa finalmente sulla strada del successo. Oggi conduce l''Oprah Winfrey Show', uno dei più seguiti degli Usa, ha una casa editrice ed è una dei maggiori critici letterari d'America. Portavoce instancabile dei diritti delle giovani povere e diseredate, è madre adottiva di 152 giovani, le alunne della Winfrey Leadership Academy in Sud Africa, una scuola della cui costruzione la miliardaria aveva discusso con Nelson Mandela. "Non ho mai avuto figli", ha detto la Winfrey di recente: "Adesso ne ho 152 e altre 75 ragazze arriveranno l'anno prossimo. Ho promesso alle loro famiglie che gli farò da madre, che mi prenderò cura di loro e intendo farlo a tutti i costi".

Inizio tempestoso anche quello di Leonardo Del Vecchio, patron della Luxottica. Cinquantaduesimo nella classifica degli uomini più ricchi del mondo con 11,5 miliardi di dollari al suo attivo, orfano all'età di sette anni, Del Vecchio è cresciuto dai Martinitt, il celebre istituto assistenziale milanese. Ne è uscito qualche anno più tardi per diventare apprendista in un laboratorio che preparava stampi automobilistici e oculistici. Nel 1961 ha acquistato la Luxottica, di cui è ancora presidente, e l'ha trasformata in una delle più grandi ditte per la produzione di occhiali del mondo. Alla Luxottica appartengono anche la Ray-Ban, la Sunglass Hut e la Lens Crafters.

Vicende tribolate anche quelle che hanno segnato l'infanzia di Steve Jobs e Larry Ellison, entrambi dati in adozione da mamme giovani e non sposate. Jobs, quando aveva appena una settimana, ai coniugi Paul e Clara Jobs di Mountain View e Ellison quando aveva meno di nove mesi a Lillian e Louis Ellison, due familiari alla lontana di sua mamma, Frances Spellman, appena diciannovenne. Entrambi hanno lasciato un'impronta indelebile sull'industria digitale e sul costume dei nostri tempi. Jobs ha lanciato, in collaborazione con Steve Wozniak, il primo personal computer della storia e ha fondato la Apple Computer mentre Ellison, utilizzando un prestito di 2000 dollari, nel 1977 ha creato la Oracle Corporation, il primo produttore di database software del mondo. Appassionato velista e lupo di mare, Ellison partecipa alla Coppa America e possiede ben tre megayachts, oggi con quasi 20 miliardi di dollari si piazza all'undicesimo posto nella classifica dei più ricchi del mondo. Sebbene sulla carta sia significativamente meno ricco di Ellison, Jobs esercita un'influenza sul gusto e i consumi del nostro tempo che rivaleggia solo con quella di Bill Gates, fondatore della Microsoft. A Jobs si deve non solo la rivoluzione del modo in cui lavoriamo e giochiamo, suoi sono il MacIntosh e l'iPod, ma anche quella dell'intrattenimento cinematografico e della comunicazione. Jobs infatti è il deus ex machina della Pixar, produttrice dei maggiori film animati dell'ultimo decennio, e naturalmente dell'iPhone. Oggi oltre a essere Ceo della Apple, è anche azionista di maggioranza della Disney.

Scuola dei pugni duri, letteralmente, quella frequentata da Kirk Kerkorian, self made miliardario americano - 15 miliardi di dollari - e fondatore della Tracinda Corporation. Kerkorian: ha abbandonato la scuola a 13 anni e ha debuttato come pugile (nome d'arte Rifle Right Kerkorian) vincendo il titolo giovanile del Pacifico nella classe welter. Dal pugilato è passato all'installazione delle caldaie per il riscaldamento casalingo. Poi è diventato pilota di aerei commerciali e ha partecipato alla Seconda guerra mondiale trasportando aerei dagli Usa all'Europa. Infine ha comprato un pezzo di terreno a Las Vegas, avviando la trasformazione e il boom della città del Nevada. Kerkorian ha anche lui il pallino della filantropia, ma sebbene negli anni abbia donato oltre 200 milioni di dollari, non ha mai voluto che i fondi venissero devoluti a nome suo.

"Il pubblico ha l'impressione errata che per farcela uno debba essere ricco di nascita o aver frequentato le migliori scuole", dice Lisa Kroll, vicedirettore di 'Forbes', "ma le vicende dei miliardari viventi dimostrano il contrario: per farcela c'è bisogno di impegno, sacrificio e passione. Una cinquantina dei maggiori imprenditori del nostro tempo non hanno nemmeno un titolo di studio".

La lista delle prime 20 persone più ricche del mondo è fatta quasi tutta di 'dropout', ex ragazzi buttati fuori dalla scuola superiore o dall'università. Questo è il caso di Bill Gates e di Paul Allen, cofondatori della Microsoft, rispettivamente primo e diciannovesimo. Di Sheldon Adelson, 29 miliardi di dollari di patrimonio e sesto nella lista, fondatore del Comdex e con possedimenti nei casinò. C'è poi il caso di Li Ka-shing: l'uomo più ricco d'Asia (con 23 miliardi di dollari e il nono posto di 'Forbes'), ha iniziato vendendo fiori di plastica per strada ad Hong-Kong. Oggi possiede il gruppo Hutchison Whampoa (proprietario in Italia del gruppo di telefonia 3). 'Dropout' sono stati anche Amancio Ortega, spagnolo e ottavo con 24 miliardi di dollari, e il russo Roman Abramovich, pure lui orfano, oggi sedicesimo al mondo con 18,4 miliardi di dollari.

"Abbiamo tutti l'esigenza di essere accettati dalla società nella quale viviamo", spiega lo psicologo sociale Orville Gilbert Brim, autore di 'The Fame Motive: A Treatise on its Origin and Life Course': "L'esclusione di una persona durante l'infanzia o l'adolescenza può diventare una fonte di ispirazione, una spinta ad avere successo". Insomma, il sentirsi emarginati da ragazzi può costituire uno stimolo straordinario da adulti.

"Ma non bisogna fare l'errore di credere che per queste persone il denaro sia l'unico fattore motivante", afferma James Houran, psicologo clinico e coautore di 'Celebrity Worshippers. Inside the Mind of Stargazers': "Il denaro, soprattutto nel caso di gente come Richard Branson, Jerry Yang e Ralph Lauren è solo secondario. Si tratta di persone che aspirano a cambiare le ortodossie del settore commerciale nel quale intervengono. Sono sognatori ad occhi aperti alla rincorsa di una visione". E infatti i fondatori della Virgin, di Yahoo! e della Polo Lauren hanno per molti versi rivoluzionato il settore nel quale operano introducendo innovazioni che hanno dato vita a nuovi tipi di industria: Branson ha creato le linee aeree low cost, Yang ha dato il via alle ricerche on line e Lauren ha inventato la moda di classe per le masse.

Ma spesso gli inizi difficili dei miliardari lasciano il segno anche a decenni di distanza. Si pensi a Ingvar Kamprad, fondatore della Ikea e uomo più ricco d'Europa, che persegue in modo maniacale uno stile di vita basato sull'estrema morigeratezza. Dislessico, un passato da alcolizzato, sospettato di simpatie naziste, è parsimonioso fino a rasentare il ridicolo: per risparmiare consuma i suoi pranzi all'Ikea e invita i suoi dipendenti a scrivere su ambedue le facciate delle pagine sulle quali prendono appunti. Il tutto con alle spalle una fortuna di 33 miliardi di dollari.
 
Giù i giapponesi su i messicani

 
Le dinamiche che investono i destini delle persone più ricche del pianeta non potevano non registrare degli alti e bassi: i rialzi di quelli che arrivano in classifica e i ribassi di quelli che ne vengono esclusi, ma anche le variazioni di posizione tra quelli che già vi figurano. Per prima la caduta dalle stelle dei 44 che quest'anno non ce l'hanno fatta ad aderire al club dei miliardari, gente come Martha Stewart, la cui Living Omni Media ha registrato un crollo del 40 per cento scendendo a 550 milioni, ma anche gente come Bill Gates e Warren Buffet il cui predominio adesso viene minacciato dal messicano Carlos Slim Helú. Padrone della Telemex Helú, che in un anno è cresciuto di 19 miliardi di dollari, ha registrato il balzo più grande posizionandosi a soli 3 miliardi di distanza da Buffet e 7 da Gates. I giapponesi perdono terreno a favore degli indiani, 24 a 36, mentre i tedeschi cedono terreno ai russi il cui numero di ultraricchi, 53, supera di due unità quello della Germania. P. P.


 
Profitti per carità

 
Quest'anno una nuova categoria di ricchi si aggiunge a quelle già esistenti: quella dei 'filantroimprenditori', come li ha chiamati il 'New York Times'. è gente che vuole fare del bene ma senza rinunciare ai profitti. In prevalenza giovani miliardari, persone come Pierre Omidyar, fondatore di eBay, o Stephen M. Case fondatore di Aol. Hanno in animo di applicare le leggi del capitalismo all'industria non profit con l'intento di rendere l'investimento umanitario profittevole sia dal punto di vista dei suoi effetti pratici che da quelli del ritorno percentuale.

Omidyar per esempio vuole usare capitali di ventura e donazioni per espandere l'industria dei microcrediti e eventualmente utilizzarla anche nei ghetti urbani Usa. Case invece sta investendo 250 milioni di dollari in una compagnia che aiuterà i consumatori a ottenere una migliore copertura sanitaria dalle assicurazioni private.

Del gruppo dei 'filantroimprenditori' fanno parte anche i boss della Google, Brin e Page, che invece di lanciare una fondazione hanno messo in cantiere un fondo di capitali di ventura, Google.org, con uno stanziamento iniziale di un miliardo di dollari. Lo dirige Larry Brilliant, epidemiologo di grido e imprenditore stagionato. P. P.
 
da espressonline
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