Admin
Utente non iscritto
|
|
« Risposta #1 inserito:: Maggio 01, 2008, 09:46:54 pm » |
|
Parla L'ex presidente, unico a non essere citato nel discorso alla camera
Scalfaro: «Fini, caduta di stile continuare a negare i fatti»
«L’antifascismo? Fermai Bruxelles ma ora atti concreti»
L’intervista
L’ex capo dello Stato e la «dimenticanza» del neopresidente
Gli racconti che Gianfranco Fini, al momento di insediarsi alla guida della Camera, ha elogiato il «nobile e coraggioso impegno per la pacificazione nazionale profuso da Cossiga e Ciampi» e ha deliberatamente trascurato il suo nome, e lui resta per lunghi secondi in silenzio. Gli esce una sola parola, appena mormorata e dunque incomprensibile, il cui labiale potrebbe essere forse tradotto in «scostumatezza », «bassezza» o anche «tristezza ». Poi si rischiara la voce e si prepara a rispondere.
Presidente Scalfaro, l’omissione di Fini dimostra che per il Popolo della libertà lei resta un avversario. Che gliene pare? «Non voglio incrociare alcun dialogo su questo. Ho sentito il discorso di Schifani al Senato, e mi è parso alto, al di sopra delle piccole contese. Quanto a Fini, dico solo che continuar a negare i fatti o alterarli così come sono nella loro verità è una grave caduta di statura e di stile».
Lei cita i fatti e un fatto è che nel 1994 inviò un diffidente memorandum al neonato governo di centrodestra per vincolarlo su tre punti: unità nazionale, solidarietà sociale, fedeltà alle alleanze internazionali. Rifarebbe oggi lo stesso passo? «L’approccio di lavoro su quei cardini che intendevo tutelare è ormai largamente condiviso. Anche se, certo, occorre sempre che tutti vigilino affinché i princìpi irrinunciabili di una sana democrazia siano rispettati con il massimo rigore e mai disattesi... Non fu però l’unico mio passo istituzionale verso quell’esecutivo, che vedeva affacciarsi sulla scena soggetti politici nuovi, verso i quali era comprensibile qualche interrogativo e incertezza. In Italia e fuori d’Italia».
Allude alla mozione con cui l’Europarlamento ci chiese allora di «assicurare il rispetto dei valori dell’antifascismo »? «Ci fu anche quell’episodio, una mozione pesante per la stessa credibilità democratica del Paese. A Bruxelles risposi che non avevamo bisogno di maestri, legittimando tutti. Ora, tanto tempo dopo, si è fatto un buon tratto di strada verso una totale civilizzazione della nostra vita politica. Si tratta di confermarla con comportamenti concreti».
La vittoria di Alemanno a Roma allarma più di qualcuno, che parla di «marea nera». Dopo l’anticomunismo millenarista di Berlusconi nel ’94 («se vincono i rossi sarà terrore, miseria e morte») rischiamo un antifascismo altrettanto millenarista? «La metafora del cammino percorso, che ho utilizzato, non può essere a senso unico. Se vogliamo metterci su un piano di collaborazione nell’interesse generale, servono buona volontà e spirito dialogante. Ciò che ha dimostrato Veltroni nei mesi scorsi, con un linguaggio rispettoso verso tutti anche quando è stato sottoposto ad attacchi duri e ingiusti. Da quei gesti viene un’indicazione di reciproco riconoscimento, da non disperdere. Come il messaggio di Berlusconi sul 25 Aprile, nel quale una volta tanto, accanto alle ragioni dei "ragazzi di Salò", è stato reso onore pure ai martiri per la libertà. E’ questo che intendo, quando sostengo che bisogna mettere al bando ogni esasperazione. Abbiamo davanti un orizzonte pieno di difficoltà, dobbiamo pretendere che cadano le asprezze del passato prossimo ».
Rifondazione comunista chiede a Napolitano di non nominare ministro Umberto Bossi. «Ci vogliono ragioni molto serie per negare la firma a una nomina del genere. Certo, se il leader della Lega pronunciasse frasi gravi contro la Costituzione, si potrebbe porre un problema... Ma è bene non fare pressioni sul presidente della Repubblica, che finora si è mosso con misura e saggezza. Lasciamolo tranquillo: ha il metro delle cose, sa come svolgere il suo compito riequilibratore».
Come spiega l’exploit leghista, che ha rafforzato il centrodestra? «E’ stato un voto dominato da diverse paure su diversi fronti (la sicurezza, il lavoro, l’economia, ecc.) e la vicenda Alitalia le ha riassunte tutte. Sulla Lega, che ha intercettato una sfera di interessi malmenati, specie al Nord, credo si possa ormai essere fiduciosi. Ricordo ad esempio che Maroni, quand’era ministro dell’Interni, diede prova di equilibrio e di tutela degli interessi generali.
E il centrosinistra, che cosa deve fare adesso? «Un’autocritica severa e serena, non necessariamente fatta in piazza e, spero, non mirata a massacrare Veltroni. Il quale ha fatto ciò che ha potuto, dopo due rissosissimi anni di governo di una coalizione che si è impegnata soprattutto a litigare e che ha poi pensato di cavarsela addossando agli altri le colpe di ogni guaio. Atteggiamenti che, onestamente, non potevano essere capiti dalla gente. Ecco, è a partire da qui che dovrebbe cominciare la riflessione. Parlando a se stessi e agli italiani con calma, un po’ come ha fatto il Papa quando ha denunciato lo scandalo dei preti pedofili negli Usa: si è preso le sue responsabilità e ha spiegato l’impegno della Chiesa a chiudere la partita. Insomma, si ricomincia sempre a partire dalla chiarezza».
Marzio Breda 01 maggio 2008
da corriere.it
|