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Autore Discussione: Il ministero e i risparmi: usate anche i mezzi sotto sequestro dei trafficanti..  (Letto 2376 volte)
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« inserito:: Aprile 12, 2008, 11:07:34 am »

Giustizia

I magistrati nelle auto dei contrabbandieri

Il ministero e i risparmi: usate anche i mezzi sotto sequestro dei trafficanti di immigrati


MILANO — I magistrati ai quali mancano le auto per le esigenze di servizio? Da oggi potranno «scroccare» un passaggio a contrabbandieri e trafficanti di immigrati. Facendo l'«autostop» sulle loro auto sotto sequestro. E potendole usare da subito, in via temporanea. Anche se al momento le vetture non sono ancora confiscate, cioè non acquisite in via definitiva al patrimonio dello Stato. E anche se in futuro le auto potrebbero dover essere restituite a proprietari magari assolti alla fine dei processi.

Da ieri, infatti, una circolare del Ministero della Giustizia autorizza tutte le Procure, i Tribunali e le Corti d'Appello a farsi affidare e a utilizzare «per ordinarie esigenze di servizio» gli automezzi sequestrati, ma «unicamente» quelli sottratti agli indagati di due tipi di reato: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e il contrabbando. Non, per far invece un altro esempio, agli inquisiti in operazioni antidroga. La spiegazione della differenza sta nelle pieghe delle norme (una del 1998 e una del 1973) che al Ministero hanno ripescato per escogitare un rimedio- tampone alla penuria di auto di servizio «tagliate» per risparmiare: non le 749 «blindate» utilizzate per le scorte decise dal Viminale e dunque impossibili da ridurre, non le 84 di via Arenula (erano 116), ma le 860 (489 in meno rispetto al 2004) che restano davvero per il trasporto dei fascicoli fra uffici non concentrati nello stesso polo logistico, per l'accompagnamento dei magistrati e dei cancellieri per le udienze nelle sedi distaccate dei Tribunali metropolitani, per i collegamenti con le carceri per gli interrogatori, per le trasferte durante le indagini.

Per prima è stata la Procura di Bolzano (che da tempo coltiva spunti organizzativi per contenere le spese e recuperare risorse a parità di attività giudiziaria) ad aver dato corpo all'idea di non lasciare arrugginire il parco-macchine sotto sequestro, che peraltro costa allo Stato fior di compensi ai custodi giudiziari. Ma questo utilizzo di buon senso è anche legittimo per le regole? Sì, risponde ora il Ministero, ma solo laddove ci si può agganciare alla mezza riga che, nelle norme sul contrabbando e sul favoreggiamento dell'immigrazione, richiamano anche «altri organi dello Stato» accanto a quegli «organi di polizia» per i quali è già ammesso «per finalità di giustizia» l'affidamento delle auto sotto sequestro. «La possibilità di utilizzo di tali beni va rimarcata e raccomandata, trattandosi di una risorsa in un periodo di scarse disponibilità come l'attuale», evidenzia ai magistrati la circolare del capodipartimento Claudio Castelli.

Primo: Procure, Tribunali e Corti d'Appello devono chiedere le auto entro 40 giorni ai Monopoli e all'Agenzia delle Dogane che hanno l'obbligo di tenere un archivio informatico delle auto. Va solo «verificata la convenienza economica dell'acquisizione della vettura, tenuto conto dello stato, della manutenzione necessaria, della cilindrata e del consumo ». Traduzione: se capita una Ferrari in sequestro, meglio lasciarla in box. Anche perché stonerebbe con le "ammiraglie" degli ultimi nuovi "risparmiosi" acquisti ministeriali: 335 auto Fiat Grande Punto.

Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
12 aprile 2008

da corriere.it
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