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Autore Discussione: Di Pietro: "Tav, rischiamo il Libano"  (Letto 2497 volte)
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« inserito:: Marzo 30, 2008, 04:25:00 pm »

30/3/2008 (8:16) - LA POLEMICA

Di Pietro: "Tav, rischiamo il Libano"
 
Antonio Di Pietro, ministro delle infrastrutture
 
Polemica sull'idea del Pdl.

«Irresponsabile e pericoloso tornare indietro sul tracciato»


TORINO
«L’idea di tornare indietro rispetto al lavoro di concertazione che abbiamo fatto per la tratta italiana della Torino-Lione è irresponsabile e pericolosa: trasformerebbe la Val di Susa in un nuovo Libano, in preda alla ribellione». Così, Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture e leader dell’Italia dei valori, commenta l’ipotesi di un tracciato alternativo per l’alta velocità in Valle di Susa proposto dal Pdl.

«Il progetto a suo tempo presentato da Rfi -spiega Di Pietro- sul piano progettuale senz’altro poteva essere realizzato, così come può essere realizzato qualsiasi piano che prevede l’annientamento della popolazione per trovare spazio. Ma questo si faceva nel Ventennio, adesso si usano concertazione e dialogo per trovare un punto d’incontro tra esigenze collettive ed esigenze individuali e soprattutto per rispettare le realtà locali».

Secondo Di Pietro, «il lavoro fatto in questo anno e mezzo ha permesso di trovare proposte e soluzioni che rappresentano un lavoro aggiunto per quella valle e non un danno per essa. Anzi, siamo ancora disponibili e aperti al dialogo con i cittadini, convinti che il progetto da noi presentato, anche se cosa di più, sistema tutta l’area di ingresso a Torino, evita danni ambientali e può costituire un formidabile piano di sviluppo dell’area».

Il ministro sottolinea che «la soluzione proposta dal centrodestra oltre ad essere dannosa, addirittura voleva bucare la montagna dove c’è l’amianto, oltre ad essere distruttiva perchè passava sopra le case, oltre a non risolvere il problema di accesso a Torino, è una soluzione che crea un tale conflitto sociale che finirebbe per far diventare quella valle una nuova Libano, dove le tensioni e le frustrazioni potrebbero provocare anche una ribellione drammatica».

Per Di Pietro «aizzare i cittadini in Val di Susa in questo modo è un pò quello che è avvenuto in occasione del G8 a Genova, aizzarli in modo tale da costringerli alla reazione. Questa è una responsabilità politica gravissima».

da lastampa.it
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