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« inserito:: Aprile 04, 2008, 12:34:08 am » |
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2008-04-03 18:18
100 ANNI VON KARAJAN, IL MAESTRO PER ECCELLENZA
di Flaminia Bussotti
VIENNA - E' considerato, in vita e in morte, il maestro dei maestri, il paradigma per eccellenza, con Furtwaengler e Toscanini, di tutti i direttori d'orchestra, l' alfa e l'omega della musica: Herbert von Karajan, il direttore austriaco nato a Salisburgo il 5 aprile 1908, di cui tutto il mondo celebra questi giorni il centenario della nascita. Al 'mito' Karajan sono stati dedicati fiumi di parole: saggi, articoli, biografie, laudatio, documentari e film, di cui uno della tv austriaca Orf di Robert Dornhelm (Karajan o la bellezza come io la vedo) programmato per il suo 100mo compleanno.
A questo mito contribuì in gran parte lui stesso, non solo con la sua straordinaria personalità e perfezione interpretativa quasi sovrumana, ma anche per la sua leggendaria ossessione di immortalare in registrazioni, filmati, dischi e Cd (alla cui tecnica digitale diede peraltro assieme all'amico Akito Morita, fondatore della Sony, un contributo determinante) tutta la sua monumentale opera musicale che si estende su oltre mezzo secolo.
A suo carico fu sempre fatta pesare la connivenza giovanile col nazismo (aveva due tessere del partito Nsdap, una del 1933 e una del 1935), ma è stato lo stesso ex cancelliere socialdemocratico tedesco Helmut Schimdt, che fu suo grande amico e ammiratore, ad assolverlo nel film di Dornhelm dicendo: "naturalmente Karajan non è mai stato un nazista era solo, come tanti tedeschi e austriaci allora, un gregario".
Per ogni direttore d'orchestra, che sia di approccio moderno o classico, il confronto con Karajan, nel bene o nel male, è comunque ineludibile ed è paragonabile a quello che uno scrittore sente verso uno Shakespeare o un pittore con Leonardo. Come tutti i grandi, anche Karajan ha avuto uno stuolo di veneratori e di detrattori: divino, carismatico, ineguagliabile per i primi, uomo di potere, autoritario, opportunista e narciso per i secondi.
Impossibile comunque pensare oggi la musica classica senza di lui: una visita in qualsiasi negozio di dischi del mondo conferma che nessun altro direttore ha lasciato una mole altrettanto ponderosa di incisioni del suo sterminato repertorio, classico e moderno, sinfonico e operistico. E come tutti i divi, anche Karajan aveva una 'corte', con il suo inevitabile seguito di adulatori e di intrighi. Fu così che si arrivò a una spaccatura insanabile con la sua orchestra, i Berliner Philharmoniker, che ereditò nel 1955, con contratto a vita, da Wilhelm Furtwaenlger, e di cui fu per oltre 30 anni, in un rapporto amoroso simbiotico senza eguali nella storia della musica, l'assoluto padre-padrone.
Dissidi, mugugni e una lite sulla giovane clarinettista Sabine Meyer che il maestro voleva imporre all'orchestra a tutti i costi, portarono alla definitiva rottura coi Berliner: nell'aprile 1989 Karajan si dimise, nel luglio seguente, il 16, morì nelle braccia della moglie Eliette nella loro villa ad Anif, vicino Salisburgo, dove la vedova vive peraltro tuttora. Aveva 81 anni. Pochi mesi dopo l'orchestra scelse Claudio Abbado come suo successore, che per la cronaca si dimise a sua volta nel 2002.
Amore e odio caratterizzarono anche l'altro legame importante della sua vita, quello con Vienna e i Wiener Philharmoniker: nel 1957 divenne direttore artistico dell'Opera di Stato (la cui orchestra è composta dai Wiener) e nel '64, al culmine di una lite, se ne ando' sbattendo la porta. La sua direzione alla Staatsoper fu determinante e lasciò un segno incancellabile.Ma fu Salisburgo la città dove Karajan più di tutti (a parte Mozart) lasciò il suo segno, dove visse, operò e morì. Dagli anni '60 alla morte fu il genius loci del famoso Festival estivo. da ansa.it
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