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Autore Discussione: Angelo De Mattia Salari e carovita, una vera e propria emergenza  (Letto 2290 volte)
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« inserito:: Febbraio 24, 2008, 11:19:41 pm »

Salari e carovita, una vera e propria emergenza

Angelo De Mattia


Non è la stagflazione, ma approfondirne i rischi, soprattutto per l’impatto della crisi finanziaria internazionale anche sull’economia italiana, non sarebbe allarmismo. Intanto, il concetto di inflazione percepita acquisisce ora cittadinanza con il calcolo dell’Istat, dell’aumento dei prezzi del 4,8%, per i beni a più alta frequenza di acquisto. Di inflazione percepita iniziò a parlare la Banca d’Italia all’indomani del changover, quando il cambio della moneta fu accompagnato da un troppo breve periodo di doppia circolazione, dell’euro e della lira, e da scarsi controlli sui prezzi convertiti nella nuova moneta.

Si realizzò una specie di «tosatura» di quest’ultima. Allora salì lo scalino, o lo scalone, dei prezzi, mentre stentava ad affermarsi, considerato quasi una stranezza, il riferimento all’inflazione percepita, ripreso poi nelle iniziative delle associazioni dei consumatori.
Ma, introdotta questa sorta di indicatore, occorrerebbe ora - senza alcun intento di reindicizzare l’economia o di dirigismo antimercato - stabilirne l’utilizzabilità ai fini sia dei provvedimenti di politica economica e dell’azione di controllo da parte delle competenti Authority sia dei rapporti tra le parti sociali. Non può, l’inflazione percepita, restare una mera rilevazione affidata al solo dibattito sulle politiche e dei prezzi e salariali.

Ma, più in generale, c’è da chiedersi, essendo stata rigettata la giusta proposta di Veltroni per un intervento immediato a sostegno dei salari, come possano trascorrere quasi due mesi prima che, con la ricostituzione di Parlamento e Governo, si possa porre mano a misure per fronteggiare un quadro composto, anche in Italia, da alti costi del petrolio, delle materie prime e dei beni alimentari nonché da elevati tassi di interesse: un quadro che si manifesta con il ribasso delle stime di crescita, con il rallentamento dei consumi, con difficoltà negli investimenti.

La sola leva che funziona è la politica monetaria ed è nelle mani della Banca centrale europea la quale, pur rilevando il rallentamento in corso dell’economia UE, teme le spinte salariali e comunque istituzionalmente privilegia il contrasto dell’inflazione, senza darsi carico, come sarebbe doveroso, anche dei sintomi di recessione. Che accadrà se negli Usa la Fed, a marzo, abbasserà ulteriormente i tassi, pur crescendo colà l’inflazione? In Italia sono necessari coerenti interventi strutturali su fisco, redditi, spesa pubblica, investimenti, produttività, come quelli proposti dal Pd. Ma ne sarà possibile l’avvio - esito elettorale permettendo - solo a partire da maggio. E intanto? Funzionano solo i rozzi strumenti del freno e dell’acceleratore della politica monetaria? Opera solo la linea estremamente rigorista della Bce? E invece non andrebbe lasciato nulla di intentato di quel poco - o di quel che di più conseguibile con una convergenza delle forze politiche - che sarebbe possibile operare pur nei limiti dell’attuale contesto istituzionale, in particolare dopo che sarà resa nota la Trimestrale di cassa, privilegiando le fasce di reddito oggi più colpite. L’antico adagio «principiis obsta» è valido anche in economia, imponendosi una risposta tempestiva ai rischi che su di essa gravano.

Pubblicato il: 24.02.08
Modificato il: 24.02.08 alle ore 12.43   
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