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Autore Discussione: Giuseppe Tamburrano Il coraggio della differenza  (Letto 3138 volte)
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« inserito:: Febbraio 13, 2008, 11:10:46 pm »

Il coraggio della differenza

Giuseppe Tamburrano


Non c’è dubbio. E la maggior parte dei commenti lo sottolinea: la decisione di Veltroni di correre da solo, o meglio “libero”, come ha voluto precisare a Spello, ha provocato una serie di reazioni nel sistema politico, tutte positive. È la fine della II Repubblica e l’avvio della III?

La soddisfazione ora deve lasciare il posto alla riflessione. La svolta è irreversibile? Detto in altre parole: la frammentazione delle forze politiche è definitivamente superata? Qualche dubbio è lecito. Esponenti di An affermano che il partito sopravvivrà all’accordo elettorale con Berlusconi.

Probabilmente Fini la pensa diversamente, aspira alla successione del Cavaliere e vuole restare nel Pdl in pole position.

Tanto per cambiare: alle elezioni andranno due partiti nuovi con i loro simboli: il partito di Storace e la “Rosa bianca”. A sinistra l’accordo tra Rifondazione comunista, Verdi e Comunisti italiani lascia in vita i partiti. La Lega sopravvive. I due partiti personali per eccellenza, quelli di Mastella e di Di Pietro, non hanno vocazione suicida e certamente non spariranno: sembra che Di Pietro abbia già risolto il suo problema con Veltroni. Lo Sdi, rifiutato (incomprensibilmente) da Veltroni, andrà alle urne con le sue insegne: il coraggio della disperazione. Finalmente! Chissà che non sarà premiato dal 4% degli elettori della Camera!

Se le maggiori forze politiche non modificheranno i regolamenti parlamentari sarà possibile a due o più partiti, unitisi alle elezioni, dividersi ed essere presenti autonomamente in Parlamento.

Solo i frammenti più piccoli, imbarcati da Berlusconi nella sua lista caleidoscopio, si accontenteranno di qualche deputato o senatore e chiuderanno bottega.

Con tutti questi dubbi e riserve, resta comunque, a mio parere, valido il giudizio che nel sistema politico è in corso un mutamento serio.

Le ombre invece si addensano sul versante dei programmi. Dovremmo assistere ad una campagna elettorale senza scontri e insulti. Bene! Ma il confronto civile - auspicabile - non deve diventare confusione programmatica. Che tipo di confronto avremo? I primi discorsi dei due leader fanno sorgere qualche interrogativo: sia Veltroni che Berlusconi promettono meno tasse e aiuti alle famiglie. Penso che si impegneranno per la moralizzazione della vita pubblica, per il taglio delle spese. Probabilmente saranno d’accordo sulla riforma costituzionale (differenziazione delle funzioni delle Camere, poteri del Presidente del Consiglio, federalismo, ecc.). Assicureranno il rispetto della norma che vuole non più di dodici ministri. E queste sarebbero concordanze positive. Faranno a gara poi a chi offre più sicurezza ai cittadini? E nelle misure di stimolo dell’economia che langue: chi sarà più ben visto dagli imprenditori (“lavoratori” anch’essi, ha detto Veltroni) Berlusconi o il segretario del Pd?

Potrei continuare con gli esempi, ma voglio venire al nocciolo della questione. Se non ci sono programmi alternativi (e realistici) l’elettorato può essere sconcertato e il rinnovamento del sistema politico fare flop: e con esso il grande successo ottenuto da Veltroni.

Ecco la questione: il successo del segretario del Pd è destinato a crescere? Veltroni ha registrato un forte aumento nei sondaggi grazie ai risultati delle primarie che lo hanno investito segretario del Pd e per la decisione di correre “libero”. Che cosa può far aumentare ulteriormente il gradimento degli elettori e portarlo alla vittoria se non il suo programma e la sua credibilità come leader alternativo a Berlusconi? Se invece si inseguono con le promesse i danni maggiori li subirà il Pd che dopo il governo Prodi è interessato in modo vitale a diffondere l’immagine del rinnovamento.

Credo che il Pd apparirà e sarà diverso e alternativo rispetto a Berlusconi sul terreno del laicismo e della giustizia sociale. Per laicismo intendo i temi cosiddetti “eticamente sensibili”. Solo qualche esempio: sarà difesa la “194”, i Dico saranno tirati fuori dai cassetti e via enumerando? Su questi temi Veltroni dovrà scontare l’ostilità di una parte del suo partito e della Chiesa. Si vorrà impegnare?

Per giustizia sociale intendo prima di tutto le retribuzioni dei lavoratori (i lavoratori-lavoratori) che sono - lo ha denunciato il governatore della Banca d’Italia - le più basse in Europa, e il precariato e la disoccupazione, e le misure contro il carovita. E mi fermo. E vi sono poi problemi che si trascinano da anni come, per citarne uno solo, il conflitto di interessi.

In conclusione: Veltroni ha fatto un grande passo sull’immagine. Per giungere al traguardo deve farne un altro: sul programma.

Pubblicato il: 13.02.08
Modificato il: 13.02.08 alle ore 9.05   
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