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Autore Discussione: Il disonore si vede a occhio nudo. Abbandonare, tradire, consegnare il popolo...  (Letto 298 volte)
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« inserito:: Febbraio 23, 2025, 06:00:00 pm »

Max Stefani
 
Non amo molto Giuliano Ferrara ma il suo commento é da leggere (esclusi leghisti e grillini).

"Il disonore che si vede a occhio nudo.
Abbandonare, tradire, consegnare il popolo ucraino a chi ha distrutto le sue case, ha deportato i suoi bambini, ha cercato di sradicare la sua allegria  e il suo coraggio, vuol dire disonorare sé stessi e il mondo.


Con il piegamento dei ginocchi di Trump di fronte a Putin, con l’Ucraina trattata come un disturbo, “forse un giorno sarà russa”, la mente degli occidentali meno accoccolati nell’ebetudine è andata alla parola desueta “onore”. Che ormai ha cattiva fama: il delitto d’onore, L’onore dei Prizzi, la scipita onorabilità, arretratezza, tradizionalismo e mafia, visto che l’aristocratico e il cavalleresco non si portano più. E sia. Ma il disonore lo si vede a occhio nudo. Pensando al presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e ai suoi discorsi (in particolare ma non solo quello di Marsiglia contestato come “blasfemo” dalla portavoce di Putin), quando incastra la guerra d’invasione ucraina nella storia d’Europa come la riproduzione a parti invertite dei fasti osceni del Terzo Reich imperialista a caccia del suo spazio vitale, pensando a queste parole comparate con la pornografia realista della Casa Bianca di Donald Trump, ecco che il disonore dell’abbandono dell’alleato, del tradimento di un popolo intero, della commercializzazione cinica della pace, in cambio di un piatto di lenticchie terre rare, emerge nel suo significato più ultimativo e schietto.
Fuori di retorica un popolo è solo un insieme, vecchi e bambini, giovani donne e uomini, e i loro animali e i loro morti in guerra, è la loro fame, il loro freddo, il loro grano e il fango, la loro lingua e letteratura, i loro racconti e balli, campagne fiumi e città e riviere, da Mariupol a Odessa, un popolo invaso è la mestizia abbattuta sulla gioia come un allarme notturno, come una visione improvvisamente oscurata, come una chiamata alla morte, e un popolo è anche i suoi morti, i caduti, in nome dei quali i sopravvissuti parlano. Abbandonarlo, tradirlo, consegnarlo a chi ha distrutto le sue case e i suoi cortili, ha deportato i suoi bambini, ha cercato di sradicare la sua allegria, le sue sicurezze, il suo coraggio, il suo orgoglio vuol dire disonorare sé stessi e il mondo.
Il profeta dell’America First, si sta mettendo d’impegno e non contrastarlo convertendosi, cambiando orizzonte politico, impedendo lo scempio a ogni costo, pagando un prezzo qualunque esso sia per la difesa dell’Europa libera, vuol dire complicità, omertà, debolezza etica, che è il problema degli europei, come ha capito Macron, il presidente francese, come ha capito e bene, in modo semplice e convincente, Mattarella, il presidente italiano, come hanno capito gli inglesi e i tedeschi migliori.
L’onore politico non è la battaglia contro i mulini a vento, è pagarsi la propria difesa, è mettersi di traverso quando i bulli globali pretendono di decidere in tre, anche senza una vera prospettiva di successo, che la sconfitta dell’Ucraina sarà la prova generale della fine della democrazia liberale e della sovranità delle nazioni così come fu ricostruita, imperfettamente, a Yalta e poi nella Guerra fredda, così come fu sacrificata, alla perfezione, nella Conferenza di Monaco, e allora l’oggetto dell’esperimento, prima dell’invasione della Polonia, fu la Cecoslovacchia. L’onore politico è una decisione, un appello al cielo in nome delle opinioni pubbliche disarmate dal benessere, una Zeitenwende, il cambiamento di registro che riscatta gli errori e le fragilità del passato, del quieto vivere, e sbarra la strada all’imperialismo tripolare, Mosca Washington Pechino, che minaccia di ricostruire su basi postdemocratiche e illiberali, a colpi di negoziati sulla testa dei popoli e di decreti esecutivi, prikaz e executive orders, un ordine mondiale fondato sulla sopraffazione".
#politicaitaliana

da facebook 23 febbraio 2025
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Altri:

Giovanni Kessler

“Cari cittadini europei,
qualcuno di voi si è chiesto dove eravamo in questi giorni di silenzio. Abbiamo avuto bisogno di tempo, è vero, per riflettere e consultarci ma ora siamo pronti ad assumerci le straordinarie responsabilità che il momento richiede. Sappiamo che oggi per l’Europa non c’è nulla di peggio dell’incertezza e dell’indecisione.
Per prima cosa vogliamo confermare il nostro pieno sostegno alla resistenza ucraina all’invasione russa. Fino a che ce ne sarà bisogno, come abbiamo promesso. Sappiamo bene che su quel confine non è in gioco solo l’esistenza dell’Ucraina, ma anche la nostra
stessa sicurezza, la nostra credibilità e il principio del rispetto dell’indipendenza di ogni
Paese. Assieme al Regno Unito e agli altri alleati dell’Ucraina, troveremo tutte le risorse necessarie anche se gli americani, accordatisi con l’aggressore, cesseranno il loro sostegno. Useremo per questo e per la riparazione dei danni di guerra i 300 miliardi di euro di fondi russi che stanno congelati nelle nostre banche. Fino che l’invasione continuerà, manterremo le sanzioni alla Russia e non chiuderemo più gli occhi di fronte alle loro violazioni. In questo modo Putin capirà che non basta aver portato Trump dalla sua parte.
Forse qualche nostra dichiarazione può aver dato una diversa impressione, ma deve essere chiaro che non intendiamo pagare il costo di un accordo preso alle spalle nostre e dell’Ucraina. Non forniremo truppe per mantenere un confine concordato tra altri, né che legittimi le conquiste armate russe. Ben più giusto, efficace e meno costoso il sostegno militare a Kyiv oggi, piuttosto che l’impiego permanente di nostre truppe di guardia a un confine artificiale (e provvisorio) domani.
Sono stati necessari questi giorni tumultuosi per capire finalmente che la sicurezza di noi
europei non può dipendere da altri. Altrimenti saremo soggetti passivi delle politiche decise da altri. Abbiamo bisogno di uno strumento comune di difesa, che creeremo mettendo assieme le forze dei nostri eserciti nazionali che, da soli e divisi, oggi non contano nulla. Svilupperemo un’industria europea della difesa, superando nazionalismi, duplicazioni e dipendenze da Paesi extraeuropei.
Metteremo in comune le nostre forze armate, le nostre migliori capacità industriali e di ricerca e le risorse finanziarie per essere protagonisti indipendenti come europei.
Da ora in poi, tutti gli investimenti nel settore difesa saranno destinati esclusivamente allo strumento di difesa comune europeo, finanziato, se necessario, con debito europeo.
Continuare a finanziare 27 eserciti nazionali, magari facendo ricorso a debito nazionale,
è molto più dispendioso e non serve a nulla.
È stato duro, ma anche salutare, ascoltare le parole dell’inviato di Trump per l’Ucraina,
generale Kellogg, che ci ha invitato ad agire, anziché perderci in piagnistei inutili per
essere stati esclusi dai negoziati sull’Ucraina. Abbiamo avuto la prova che gli Stati
nazionali europei non contano nulla. Solo unita politicamente, con una politica estera e
una difesa comuni, l’Europa può avere un ruolo e difendere i propri valori e interessi. La
cacofonia delle tante voci nazionali e la necessità di unanimità tra gli Stati per le decisioni in questo campo ci hanno costretto all’insignificanza se non alla paralisi. È ora di
cambiare. Se non ora, quando? Ci accordiamo quindi per rendere materia comunitaria le
decisioni di politica estera e di difesa europee, senza vincolarle al consenso di ogni Stato.
Saremo così finalmente tempestivi e autorevoli nelle nostre decisioni.
Sono scelte che avremmo dovuto fare da tempo, è vero, ma siamo stati prigionieri dei
feticci della sovranità nazionale. Ora siamo stati costretti a capire che l’unico modo per
riprenderci la nostra sovranità è crearne una europea. Per non essere schiavi di decisioni
prese da altri, per difendere i principi e i valori della nostra Unione e i diritti e il benessere
di tutti i cittadini d’Europa.”
Ecco come sarebbe il discorso di un leader europeo, oggi, dotato di una sufficiente dose di dignità, realismo e istinto di sopravvivenza. Ne avete sentito qualcuno?

da Fb del 23 febbraio 2025

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Altri:

Mariano Giustino
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Ora bisogna prendere quel bandito di #Trump a muso duro! L’#Europa non si faccia intimidire da quel gangster.
Le Monde: “Tentativo Trump di far capitolare l'Ucraina è fallito”.
Mentre in Italia si sentono sproloqui assurdi sull'immaginaria “sconfitta ucraina”, Zelensky continua a rifiutare l'accordo con gli USA sui minerali, in più Canada e altri paesi si allineano a Francia e Gran Bretagna.
Ma perché la Russia freme per dichiarare una vittoria su territori che non controlla neppure?
Lo spiega in un editoriale odierno sul quotidiano francese Marie Mendras, politologa, tra le maggiori esperte di affari russi:
«Le richieste stravaganti di Vladimir Putin rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra russa.
Il presidente russo ha fretta di firmare un cessate il fuoco perché ha bisogno di una pausa.
È urgente sottolineare le difficoltà che la Russia incontra nel portare avanti da sola un conflitto a lungo termine.
Il folle tentativo di Trump di costringere gli ucraini a capitolare è fallito. Di fronte al tradimento americano, europei e canadesi stanno serrando i ranghi e non allentano la pressione sulla Casa Bianca. Vladimir Putin spera nella revoca delle sanzioni statunitensi, che determineranno una ripresa del rublo, ma i tassi di interesse restano molto elevati. La politica americana è imprevedibile.
Intanto la guerra continua.
La Russia è l'attore principale in questo conflitto. E tuttavia la situazione nel paese aggressore resta ad un punto morto. Il Cremlino coltiva la nostra ignoranza, tra il rumore e la furia delle bombe e degli attacchi informatici. Discorsi arroganti, minacce e bugie creano l'illusione di una macchina da guerra di Putin ben funzionante.
È urgente tornare ai fatti e sottolineare i limiti della capacità russa di guidare da sola un conflitto a lungo termine in Europa. Vladimir Putin ha fretta di firmare un cessate il fuoco, alle sue condizioni, perché ha bisogno di una pausa. Lusingato da Donald Trump, ha mostrato le sue carte.
Chiede un accordo che preveda la resa immediata e la smilitarizzazione di tutta l'Ucraina, nonché la messa al bando delle forze di mantenimento della pace, la revoca delle sanzioni occidentali e le dimissioni del presidente Zelensky. Costo considerevole. Queste richieste esagerate rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra e le disfunzioni del potere, che si rinchiude nella propria disinformazione.
Le unità combattenti sono stremate dalle offensive in prima linea. Nel 2024 sono riusciti a conquistare circa lo 0,6% del territorio ucraino, a un costo considerevole: centinaia di migliaia di morti e feriti, ingenti perdite di equipaggiamento e armi, rappresaglie ucraine in territorio russo, tra cui l'occupazione di parte della regione di Kursk. Nei territori occupati, i russi hanno incontrato molti ostacoli: bombardamenti, sabotaggi, carenze di rifornimenti, mancanza di denaro. Le popolazioni in cattività non collaborano.» 
Lunedì Macron cercherà di riportare Trump in carreggiata, e se non dovesse riuscirci, l'Europa continuerà a supportare Kiev fino al completo logoramento della macchina bellica russa.
L'amministrazione Trump rischia dunque una doppia figuraccia internazionale, qualora la scommessa europea dovesse rivelarsi vincente. Per di più Trump passerà alla storia – non per aver tagliato la spesa pubblica americana – ma per aver taglieggiato con richieste usuraie un popolo in difficoltà, ma che aveva ancora amici che gli hanno consentito di continuare a combattere per la libertà.
Radio Radicale #Turchia
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da Fb

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