18 Dicembre 2024
Polemiche all’italiana Perché dovremmo tutti ringraziare la speleologa Ottavia Piana
Fabrizio Fasanella
L’odio social contro la trentaduenne lombarda è figlio di un Paese in cui sessismo, antiscientismo e indifferenza trovano sempre terreno fertile. Ma la speleologia è una disciplina preziosa per l’intera collettività, leoni da tastiera inclusi
LaPresse
Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – Le critiche nei confronti di Ottavia Piana, la speleologa rimasta intrappolata in una grotta tra la val Cavallina e il lago d’Iseo, sarebbero surreali in qualsiasi angolo del mondo, ma non in Italia, dove l’antiscientismo, il sessismo e la mancanza di empatia trovano sempre terreno fertile. Dovremmo tutti ringraziare Ottavia Piana, portata fuori dalla cavità alle 2:59 di mercoledì 18 dicembre, perché ha rischiato la vita per una passione utile alla collettività intera, anche a chi commenta dal divano gli articoli sul suo incidente.
La speleologia è una disciplina scientifica preziosa per tanti motivi, dalla conservazione della biodiversità alla tutela dell’ambiente sotterraneo. L’utente medio italiano sui social si concentra però sulle spese «collettive» per le operazioni di salvataggio (in realtà sono costi interamente coperti da un’assicurazione Axa sottoscritta dalla Società speleologica italiana), scrive che Piana «se l’è cercata», che è una «irresponsabile» e che dovrebbe «dedicarsi al ricamo».
Non è un caso che il nostro Paese sia sestultimo nell’area Ocse per capacità di lettura e comprensione del testo. Non è un caso che nel nostro Paese la disparità di genere sia ancora così drammaticamente evidente a tutti i livelli (siamo 87esimi nella classifica globale del gender gap, nel 2024 abbiamo perso otto posizioni).
La vicenda ha toccato punti talmente bassi da costringere Sergio Orsini, presidente della Società speleologica italiana, a intervenire con un video sui social: «Ottavia è un’ottima speleologa e le ricerche fatte con i suoi colleghi sono rivolte alla completa mappatura di questa grotta molto complessa. Le ricerche nel sottosuolo sono una fonte inesauribile di informazioni che aiuta la nostra società per la mappatura e le analisi dell’acqua che beviamo. Al di là dell’evento sportivo, è la ricerca di queste informazioni che spinge gli speleologi ad approfondire le loro esplorazioni», ha detto.
In una successiva intervista alla Stampa, Orsini ha fatto chiarezza sul costo dei soccorsi: «Abbiamo un accordo con Axa. Gli speleologi sono coperti sia per l’autosoccorso sia per l’utilizzo delle strutture del Corpo nazionale di soccorso alpino (come nel caso di Ottavia, ndr). In parole povere: sono assicurati da quando escono dalla macchina per andare verso la grotta fino a quando ripartono per tornare a casa».
Per fortuna, esistono ancora personaggi influenti come l’esploratore e divulgatore Alex Bellini, autore di una riflessione che assomiglia a una ventata d’aria fresca: «Questa vicenda mette in luce una società pronta a giudicare chiunque esca dai binari della normalità. Ma dietro questo giudizio si cela la società del “non rischio”, ossessionata dal controllo e dalla prevedibilità. L’idea di collettività e solidarietà viene ridotta a un calcolo economico, mentre ci si dimentica che il rischio fanno parte della natura umana. Questa storia parla di noi, di una società che ha smarrito il senso del rischio, della scoperta e dell’errore, di una comunità sempre più incline al giudizio e sempre meno pronta a tendere la mano», scrive su Instagram.
Per chiudere, una provocazione: le persone indignate per i costi dei soccorsi (coperti non dai cittadini ma dall’assicurazione, come specificato sopra) hanno la minima idea della quantità di denaro pubblico sperperato dalla politica?
Da -
https://www.linkiesta.it/2024/12/speleologa-ottavia-piana-salvataggio-grotta-commenti-social-costi-soccorsi/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2Ap0mCH7loUEf8-ojkvyVO6FlSw9pDExkIxtyrEvGHyK3kGSQzuTrdEIs_aem_LuWQhpOyKzqYlRC3hB_MWg