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Autore Discussione: LINKIESTA L’avanzata dell’estrema destra e il nuovo bipopulismo europeo.  (Letto 623 volte)
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« inserito:: Settembre 02, 2024, 05:06:00 pm »


LINKIESTA
Lunedì, 2 settembre 2024
   
Italia
Tutto torna
Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, con il rientro dalle ferie, i primi consigli dei ministri e le ultime feste di partito, come sempre, giornalisti e commentatori illustrano al lettore i problemi che la politica dovrà affrontare nella ripresa autunnale: una finanziaria pesantemente condizionata dall’altissimo debito pubblico, che rende inevitabilmente ancora più stretto il sentiero verso le pur necessarie riforme; una maggioranza che mostra segni di logoramento, divisa al suo interno su questioni essenziali come il rapporto con l’Europa e la collocazione internazionale del paese; un’opposizione che per rappresentare un’alternativa dovrà superare divergenze non meno significative, facendo chiarezza sulla sua identità e i suoi obiettivi. Se all’elenco aggiungiamo gli immancabili scontri sul rapporto tra politica e giustizia, il federalismo e la riforma para-semi-pseudo presidenzialista (collegata a quella della legge elettorale) abbiamo il quadro esatto delle sfide che attendono la politica italiana in autunno – ogni autunno, per la precisione, dal 1993 a oggi. Lascio ai lettori decidere se tutto questo la dica più lunga sulla qualità della politica, delle suddette riforme o del dibattito politico-giornalistico. In ogni caso, ben tornati anche a voi.

Notizie da Weimar
L’avanzata dell’estrema destra e il nuovo bipopulismo europeo
Molti giornali commentano oggi con toni comprensibilmente allarmati il successo dell’estrema destra tedesca di Afd in Turingia e Sassonia, cui occorre aggiungere l’exploit del nuovissimo partito personale rosso-bruno di Sahra Wagenknecht, Bsw, che con l’estrema destra, oltre all’ostilità verso migranti, liberali ed ecologisti, condivide la netta contrarietà alla politica europea di sostegno all’Ucraina (tu chiamalo, se vuoi, bipopulismo). Naturalmente, da destra, non sono mancati neanche stavolta gli osservatori pronti a cogliere l’occasione per elogiare Giorgia Meloni e l’attuale governo, con il consueto argomento dell’«argine», una specie di teoria omeopatica dell’estremismo, esattamente come a suo tempo, da sinistra, Pier Luigi Bersani elogiava Beppe Grillo come argine al populismo. Sta di fatto che solo pochi giorni fa, con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l’Italia è stato l’unico paese europeo, oltre ovviamente all’Ungheria di Viktor Orbán, a schierarsi contro la richiesta di revocare le restrizioni all’uso delle armi fornite all’Ucraina per colpire obiettivi militari in territorio russo. Probabilmente la sola posizione assunta dal governo Meloni che la segretaria del Pd, Elly Schlein, si sia esplicitamente rifiutata di criticare. All’avanzata della destra e della sinistra filo-putiniana in Europa corrisponde purtroppo la progressiva putinizzazione della destra e della sinistra italiana.
Al crescere dei putiniani di destra e sinistra in Germania corrisponde la putinizzazione della destra e della sinistra in Italia
Del resto, come ha scritto Christian Rocca nel suo editoriale, «siamo il paese che tra governo e opposizione ha almeno tre partiti sulla stessa lunghezza d’onda del Cremlino, più un altro concepito sul lettone di Putin». E con Fratelli d’Italia che ha già cominciato «il riallineamento sulla sua naturale posizione anti occidentale, come ai tempi in cui Meloni si congratulava per la vittoria elettorale del dittatore Putin, perché si prepara a un possibile successo di Donald Trump (e quindi di Putin) a novembre in America».


Nel merito, sulla questione dell’utilizzo delle armi, le parole più chiare ed esaurienti mi paiono quelle pronunciate sabato scorso dalla premier socialdemocratica danese Mette Frederiksen: «Non vedo segnali, nel comportamento russo in Europa o nel mondo, che mi convincano che si fermeranno all’Ucraina, indipendentemente da come alcuni pensano che potremmo porre fine a questa guerra. Quando osservo le loro azioni nei Balcani occidentali, quando vedo come cercano di destabilizzare la mia società con vari tipi di attacchi, o quando considero il loro comportamento in Africa, in particolare nella regione del Sahel, li giudico la minaccia più grande per l’Europa». Di conseguenza, ha aggiunto, «ritengo che questo dibattito accademico molto astratto su linee rosse e restrizioni debba finire ora. Si tratta di garantire che gli ucraini vincano la guerra, e sono felice di aver ricevuto il sostegno dell’intero parlamento danese, di tutti i partiti politici e della popolazione. Il popolo danese è molto vicino all’Ucraina, sostiene la sua causa e il governo danese è in prima linea quando si tratta di fatti e non solo di parole». Se c’è qualcosa di marcio, stavolta non è in Danimarca.

Egemonie
La Verità di Sangiuliano
   
Dopo l’ingloriosa uscita del sottosegretario Vittorio Sgarbi dal ministero della Cultura, la dura battaglia della destra italiana per l’egemonia rischia di perdere anche il suo principale condottiero, vale a dire lo stesso ministro. Gennaro Sangiuliano è infatti da giorni silenziosamente al centro di un’imbarazzante vicenda legata al ruolo di una collaboratrice, fino a qualche giorno fa poco cavallerescamente derubricata a estranea desiderosa di accreditarsi, il cui ruolo è stato tuttavia confermato da numerose testimonianze, e-mail interne e fotografie che la ritraggono al fianco del ministro in occasioni ufficiali e meno ufficiali. Significativo che ad attaccare Sangiuliano oggi sia persino la Verità, probabilmente il giornale più vicino a Fratelli d’Italia, da dove Mario Giordano si rivolge al ministro «con l’affetto degli amici che hanno cominciato insieme questo lavoro» per ricordargli come fossero accomunati dallo stesso desiderio: «Smontare i presuntuosi che raccontano balle sperando di farla franca». E conclude: «Io non sono cambiato». Lo segnalo a testimonianza della qualità del vivaio da cui la classe dirigente della nuova destra ha attinto i suoi migliori ingegni per la battaglia culturale, ma anche come apologo sul valore dell’amicizia.

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