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« inserito:: Settembre 11, 2024, 12:05:24 am »

Balneari, già «salve» 8 spiagge su 10: indennizzi più bassi agli irriducibili
Di Silvia Madiotto
Il Governo proroga le concessioni ma il calcolo dei ristori penalizza chi finora ha evitato le gare
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Mentre in diverse spiagge d’Italia si percepisce nettamente il nervosismo per un contentino un po’ misero, il Veneto non si scompone. Qui la legge Bolkestein non solleva timore alcuno perché, già da tempo, la soluzione per evitare le grane (e non dover attendere le solite proroghe) è stata trovata: per la gran parte, infatti, le gare per le concessioni balneari demaniali sono già state indette e le imprese si sono aggiudicate tratti di litorale, per lo più quelli in cui hanno lavorato per decenni.

Il via libera al «dl Infrazioni»
Si tratta di un tema attualissimo, affrontato nell’ultimo Consiglio dei ministri: con il via libera al «dl Infrazioni», il Governo ha prorogato le concessioni di altri tre anni, con l’obbligo di avviare le gare entro giugno 2027, salvaguardando quelle già battute. È un compromesso con l’Europa, che da anni chiede all’Italia di adeguarsi alla normativa per la concorrenza, ma gli imprenditori «contrari» alle gare non ne escono soddisfatti: si aspettavano una dura lotta contro la Bolkestein per escludere del tutto le spiagge mantenendo lo status quo, mentre è solo tutto spostato di qualche anno. E soprattutto, gli indennizzi per gli investimenti sono relativi solo agli ultimi cinque anni: anni nei quali, essendo le concessioni sempre in bilico sulle scadenze, le cifre sono state molto contenute. E non è previsto diritto di prelazione degli uscenti. La rabbia monta nelle Regioni in cui le sacche di resistenza alla riforma sono sempre state dure. Invece il Veneto, grazie alla legge regionale 33 (che permette di mettere a gara la concessione e al gestore uscente di presentare istanza) da questa bagarre si sente quasi del tutto escluso. «Qui siamo già a posto, ci siamo mossi per tempo, scongiurando il paventato arrivo dei grandi gruppi europei – sintetizza l’assessore al turismo Federico Caner -. Le gare sono state vinte da aziende del nostro territorio, con esperienza sul campo, e stanno investendo. Siamo già pronti e per noi è una grande soddisfazione».

I numeri delle concessioni
Per dare una dimensione al fenomeno: in Veneto le concessioni demaniali sono poco più cinquecento (anche micro) e le imprese interessate a quelle sulle spiagge circa 250, un centinaio delle quali di piccole dimensioni. Si passa dal chioschetto in spiaggia al Camping Marina di Venezia, il più grande d’Europa, dall’azienda familiare alla più strutturata. La costa orientale, da Bibione a Cavallino passando per Caorle, Eraclea e Jesolo, ha utilizzato la legge regionale 33 per la quasi totalità (a Jesolo, per dire, si parla del 100% di adesione e gare già assegnate). Più si scende lungo l’Adriatico, più si diradano le gare: Sottomarina ne ha fatte solo una parte, il Delta del Po procede molto lentamente; al Lido di Venezia la situazione è divisa fra i grandi players (Excelsior, Blue Moon, Des Bains) che hanno aderito , mentre i piccoli sono rimasti immobili. A livello regionale, otto concessioni su dieci sono già pienamente in regola con l’Europa. «Le indiscrezioni che giungono da Roma confermano ancora una volta la bontà dell’approccio proattivo assunto dal comparto balneare veneto – afferma Alessandro Berton, presidente di Unionmare -. Bene hanno fatto i tanti imprenditori che hanno concertato di utilizzare la legge 33 per ottenere un titolo certo che potesse garantire continuità e sicurezza imprenditoriale e lavorativa. Questa vicenda evidenzia ancora una volta come vi siano profonde differenze tra i territori costieri delle regioni, anche sotto il profilo della cultura imprenditoriale e della capacità di innovazione dell’offerta turistica complessiva, e come sia necessario, e non più derogabile, un intervento di riordino complessivo del sistema balneare». Punta il dito su tutto il resto Altroconsumo: «È inaccettabile che il nuovo decreto rimandi ancora la scadenza, dopo che da decenni si attende una risposta alla questione balneari. È un’operazione di forma e non di sostanza, che di fatto non prende reali decisioni, aumentando l’incertezza, in primis i Comuni».

Le concessioni idroelettriche
Ma non è l’unico caso in cui il Veneto è già al riparo: in molte regioni stanno scadendo le concessioni idroelettriche ma qui tutti sereni fino al 2029 quando diventeranno pubbliche, passando alla Regione. Un «preludio di autonomia», sottolinea l’assessore Gianpaolo Bottacin, artefice della riforma del 2019: «Le Regioni che hanno legiferato si troveranno quindi nella medesima condizione del Trentino». Sono le 36 grandi concessioni, 24 delle quali nel Bellunese (sono invece escluse le 400 del micro-idro provinciali). Come per i balneari, qui la Bolkestein ha già trovato risposta.

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