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Autore Discussione: La Fondazione GIMBE persegue il proprio scopo attraverso dieci sinergiche linee  (Letto 1492 volte)
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« inserito:: Gennaio 20, 2024, 07:45:24 pm »


Chi siamo

La Fondazione GIMBE, che non ha fini di lucro, ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica, al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.

La Fondazione GIMBE persegue il proprio scopo attraverso dieci sinergiche linee di azione:

    Interagire con gli organi politico-istituzionali al fine di garantire a tutte le persone il diritto alla tutela della salute, ridurre iniquità e diseguaglianze, mettere la salute al centro di tutte le politiche (health in all policies), ottenere il massimo ritorno di salute dalle risorse investite in sanità (value for money).
    Favorire l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni professionali, manageriali e politiche che riguardano la salute delle persone (evidence for health).
    Promuovere l’integrazione multi-professionale e riallineare sulla tutela della salute delle persone gli interessi conflittuali degli stakeholder.
    Migliorare rilevanza, qualità metodologica, etica e integrità della ricerca biomedica, clinica e sanitaria, al fine di ridurre gli sprechi ed aumentarne il value.
    Promuovere un’assistenza sanitaria e sociale ad elevato value, contribuendo a migliorarne sicurezza, efficacia, appropriatezza, equità, coinvolgimento di cittadini e pazienti, efficienza.
    Promuovere l’educazione continua in medicina (ECM) come processo di auto-apprendimento permanente integrato nell’attività professionale.
    Diffondere tra studenti e giovani professionisti sanitari una pratica clinica basata sulle evidenze, centrata sul paziente, consapevole dei costi e ad elevato value.
    Disseminare informazioni indipendenti sull’efficacia, appropriatezza e sicurezza degli interventi sanitari, affinché cittadini e pazienti possano effettuare scelte condivise e consapevoli sulla propria salute.
    Promuovere misure per l’integrità e la trasparenza in sanità.
    Diffondere la consapevolezza che il servizio sanitario nazionale è un bene comune da tutelare e garantire alle future generazioni.

...
14 novembre 2023, Fondazione GIMBE. Report Osservatorio GIMBE 4/2023

Fondazione GIMBE
Via Amendola, 2 - 40121 Bologna (Italy)
Tel: + 39 051 5883920 - Fax: +39 051 3372195 - info@gimbe.org
CF / P. IVA 03043421209

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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 20, 2024, 07:49:18 pm »

Gimbe: “Cittadini costretti a migrare al Nord per curarsi, con Autonomia aumentano le diseguaglianze”

È netto il giudizio della fondazione Gimbe sull’Autonomia differenziata: aumenterà la frattura tra Nord e Sud, aumentando la migrazione sanitaria verso le Regioni più ricche e mettendo a repentaglio il diritto costituzionale alla salute di tutti i cittadini.

A cura di Annalisa Girardi
Uno schiaffo al Meridione, così la fondazione Gimbe descrive il progetto di Autonomia differenziata, denunciando come il Sud rischia di diventare sempre più dipendente dalla sanità del Nord, obbligando moltissime persone a recarsi nelle Regioni settentrionali per curarsi. Un report della fondazione analizza il fenomeno di mobilità sanitaria interregionale ed evidenzia che nel 2021 sia stata raggiunta la cifra di 4,25 miliardi di euro, con saldi estremamente variabili a seconda della Regione. La capacità di attrazione dei pazienti da altre Regioni è molto diversa: se in cima alla classifica troviamo tutte Regioni del Nord – cioè Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – quelle del Mezzogiorno sono fanalino di coda: il 76,9% del saldo passivo si concentra infatti in Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo.

Perché la fondazione Gimbe critica il progetto di Autonomia
Il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sottolinea come la mobilità sanitaria rifletta "le grandi diseguaglianze nell'offerta dei servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto tra il Nord e il Sud del Paese" che si sono ormai trasformate in una "frattura strutturale destinata ad essere aggravata dall'Autonomia differenziata". In sanità il progetto dell'Autonomia, sempre secondo Cartabellotta, "legittimerà normativamente il divario Nord-Sud, amplificando le inaccettabili diseguaglianze nell'esigibilità del diritto costituzionale alla tutela della salute".
Oggi il Senato avvia la discussione in Aula del ddl Calderoli, che contiene appunto il progetto di Autonomia differenziata. La fondazione ritiene che sia un errore concedere maggiore autonomia alle Regioni in materia sanitaria, anche a causa della grave crisi che sta affrontando il Servizio sanitario nazionale, che spesso impedisce di stanziare risorse sufficienti ad assicurare livelli essenziali di assistenza, figuriamoci a colmare le diseguaglianze. C'è anche un problema legato al personale sanitario: "una maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale rischia di provocare una fuga di professionisti sanitari verso le Regioni in grado di offrir condizioni economiche più vantaggiose", sottolinea il report.

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Secondo Gimbe il progetto dell'Autonomia è in contrasto con uno degli obiettivi trasversali del Pnrr, ciò quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali. "Risulta ai limiti del grottesco la posizione dei presidenti delle Regioni meridionali governate dal Centro-Destra, favorevoli all’autonomia differenziata. Una posizione autolesionistica che dimostra come gli accordi di coalizione partitica prevalgano sugli interessi della popolazione", aggiunge Cartabellotta.

La mobilità sanitaria tra le Regioni
Nel 2021 le principali Regioni a registrare un saldo positivo a causa della mobilità sanitaria interregionale erano Emilia-Romagna (€ 442 milioni), Lombardia (€ 271,1 milioni) e Veneto (€ 228,1 milioni); le principali in saldo negativo, invece, Abruzzo (-€ 108,1 milioni), Puglia (-€ 131,4 milioni), Lazio (-€ 139,7 milioni), Sicilia (-€ 177,4 milioni), Campania (-€ 220,9 milioni), Calabria (-€ 252,4).
Il report della fondazione spiega come l'86% della mobilità sanitaria riguardi i ricoveri ordinari e in day hospital (69,6%) e le prestazioni di specialistica ambulatoriale (16,4%). Per fare poi il punto sulla mobilità verso le strutture private.

La mobilità verso il privato
Oltre 1 euro su 2 speso per i ricoveri e le prestazioni specialistiche va nelle casse del privato: parliamo di 1.727,5 milioni  di euro (54,6%), rispetto ai 1.433,4 milioni (45,4%) delle strutture pubbliche. "Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate, oltre che dell’indebolimento di quelle pubbliche", commenta Cartabellotta.
Il presidente della fondazione, quindi, prosegue: "I flussi economici della mobilità sanitaria scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il governo per la richiesta di maggiori autonomie. E che oltre la metà del valore delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale vengono erogate dal privato accreditato, ulteriore segnale d’indebolimento della sanità pubblica". Secondo Cartabellotta sono dati che confermano non solo come ci sia un divario tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche come questo sia "inevitabilmente destinato ad aumentare se verranno concesse maggiori autonomie alle più ricche Regioni settentrionali", compromettendo "l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute".

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