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Autore Discussione: Il dolore e il pianto  (Letto 1397 volte)
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« inserito:: Dicembre 13, 2022, 10:53:02 pm »

Il Libro Rosso di Jung -The page
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Il dolore e il pianto
"A volte il dolore deve essere pianto. Va vissuto e superato. Solo così si può guarire dal dolore e dalla tristezza.
Quanto dura il dolore? Quando il cuore si calmerà e passerà il dolore della perdita?
Secondo la scienza, serviranno due o tre mesi per farlo passare... Ma a volte, se avete perduto una persona cara, se siete stati traditi, abbandonati o privati dei beni, il dolore non passa per tutta la vita, può solo diventare meno forte, specialmente se la persona l'ha affrontato con il coraggio e la forza.
Gli antichi pensavano: il dolore passerà quando avrete pianto le vostre lacrime, e avevano dei lacrimatoi per la raccolta delle lacrime di dolore. Lo facevano anche nell'antica Roma. Quando la boccetta era piena le lacrime si versavano sulla tomba del defunto o si donavano agli dèi. Gli dèi avrebbero mandato una consolazione ad un cuore affranto.
Nell'Inghilterra vittoriana il lacrimatoio ("lachrimatory") lo portavano al collo, come un medaglione. Quando scendevano le lacrime la boccetta si apriva e poi si chiudeva accuratamente. Passato un anno, si toglieva il coperchietto per far evaporare le lacrime. Insieme alle lacrime si evaporava anche il dolore, restava soltanto la memoria di una persona amata...
È una saggia invenzione, il lacrimatoio. Una persona in lutto deve piangere il dolore, e, raccogliendo le lacrime, si trattiene dallo sprofondare nel baratro di un dolore ancora più grande.
Quando stai raccogliendo le tue lacrime con la tua boccetta, questo ti distrae. In un anno questa occupazione diventa un rituale, e i rituali sostengono e consolano, rafforzano le difese psicologiche: hai pianto la tua perdita, hai raccolto le tue lacrime, che poi si sono evaporate.
Finiva il brutto periodo, iniziava una nuova vita. E ti rimaneva un piccolo e delicato flacone, come un ricordo. Il dolore si trasformava in un ricordo. Forse è per questo che non esisteva la depressione, a quei tempi?
Ora non ci lasciano piangere, vogliono che iniziamo i a pensare positivo e a sorridere, come se non fosse successo nulla. Anche le persone ormai vedono la tristezza qualcosa di poco normale, una malattia.
A volte una depressione è un dolore non pianto o un lutto che è durato poco, perché è stato dato l'ordine di consolarsi, di sorridere, e di dimenticare (o fare finta di dimenticare).
Ma l'anima non dimentica nulla. Ecco a cosa servivano queste boccette; per raccogliere il dolore.
A volte il dolore va solo pianto."
 Anna Kiryanova

da Fb del 11 dicembre 2022
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 13, 2022, 10:55:00 pm »

Giordano Stanzani le regole sono la base della convivenza in comunità civile, non facciamo a non volerci capire.

Io affermo che le regole imposte, senza democrazia, da ideologie e religioni non portano serenità!!

L'etica sociale non la si legge in un catechismo religioso (che conquista, oppure divide) e neppure in un libretto colorato imposto da dittature o populismi vari.
ciaooo
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