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Autore Discussione: Frenata di Dini "Prodi ha tempo fino ad aprile"  (Letto 3968 volte)
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« inserito:: Gennaio 09, 2008, 11:52:49 pm »

9/1/2008 (7:27) - GOVERNO VERSO LA VERIFICA

Frenata di Dini "Prodi ha tempo fino ad aprile"
 
Lamberto Dini, leader dei lLiberaldemocratici
 
"Giusto attendere dopo la risposta positiva che Romano ha dato sui nostri sette punti"

FABIO MARTINI


ROMA
Aveva annunciato che gennaio sarebbe stato il mese del giudizio universale, aveva solennemente scandito nell’aula del Senato che col nuovo anno sarebbe servito «non soltanto un nuovo governo ma anche una nuova maggioranza», ma all’ottavo giorno del mese, Lamberto Dini ha rinviato tutto ad aprile. In un’intervista ad "Economy" l’ex presidente del Consiglio, ora presidente della Commissione Esteri del Senato ha spiegato la novità: «Ci sembra giusto attendere aprile anche alla luce della risposta positiva, anche se di massima che il premier ci ha dato sui nostri sette punti. Il governo non potrebbe seriamente impegnarsi su nulla senza prima sapere, con i dati della Relazione trimestrale di cassa sulla finanza pubblica, quante risorse avrà da ripartire». E solo a quel punto Dini farà sapere se «rinnovare la fiducia al governo». L’effetto dell’annuncio diniano, soprattutto per chi aveva dato credito alla possibilità di un strappo definitivo, è politicamente rilevante: da ieri il governo Prodi ha di nuovo una maggioranza al Senato.

Certo, la stessa risicatissima maggioranza di due voti sulla quale il governo "campa" dall’inizio della legislatura. Ma sempre Dini si è reso protagonista di un altro evento con potenzialità interessanti per la maggioranza: l’incontro con la delegazione radicale guidata da Marco Pannella e della quale faceva significativamente parte anche un ministro del governo Prodi come Emma Bonino. Alla fine di un incontro tra entità tra loro diversissime come i neonati liberaldemocratici del tecnocrate cattolico Lamberto Dini e i radicali guidati da un outsider di lungo corso come Marco Pannella è stato diffuso un comunicato congiunto. In un lessico un po’ politichese, si sostiene che è stata verificata «una profonda unità di analisi e di obiettivi, in particolare per ciò che riguarda l’urgenza di assicurare le riforme liberalizzatrici e la drastica riduzione della spesa pubblica».

In realtà tra i radicali e Dini è stata studiata la possibilità di un’alleanza a tempo che salvaguardi i reciproci interessi, tra l’altra con la nascita di un nuovo gruppo parlamentare al Senato. Tutto nasce da un’iniziativa dei radicali, tanto è vero che l’incontro con Dini era stato annunciato da Marco Pannella nella sua consueta chiacchierata domenicale col direttore di Radio Radicale Massimo Bordin. I radicali hanno chiesto l’appoggio di Dini in vista della imminente battaglia parlamentare su otto seggi contestati al Senato. Da 18 mesi la Rosa nel Pugno (Sdi più Radicali) contesta l’interpretazione della legge elettorale e sostiene una diversa lettura che, nel caso ottenesse il consenso dell’aula, imporebbe un turn-over di senatori in base al quale la maggioranza finirebbe per ritrovarsi tre seggi in più, uno dei quali sarebbe assegnato proprio a Marco Pannella.

Certo, nulla è scontato, anche perché la Giunta per le elezioni - convocata il 21 gennaio dal presidente Domenico Nania di An - finora ha rinviato con studiata lentezza ogni decisione. Ma se Dini e i suoi due senatori (Natale D’Amico e Giuseppe Scalera) appoggiassero le istanze dei radicali e degli altri partiti ricorrenti e se l’Unione correggesse l’atteggiamento sinora tenuto, Romano Prodi potrebbe guadagnare un insperato margine di sicurezza. E Dini e Pannella? Il turn-over invocato dalla Rosa nel Pugno consentirebbe l’ingresso di senatori socialisti e radicali, che uniti agli amici di Dini (i due liberaldemocratici più Willer Bordon e Roberto Manzione) avvicinerebbe la possibilità di formare un nuovo gruppo parlamentare.

Naturalmente Lamberto Dini, nel momento in cui annunciava il suo ripensamento, ha tenuto la guardia alta, sostenendo che il taglio alla fiscalità del lavoro dipendente va benissimo», ma deve riguardare tutti i redditi e «se non si pensa ad una riduzione della spesa e al rilancio dell’economia non risolviamo il problema». Dunque Dini è rientrato in maggioranza? Dice il diniano Scalera: «Non ci sono novità nel nostro atteggiamento. Resta intatta la correttezza e la serietà di chi fa riferimento a dati concreti e non si presta ai giochi di prestigio di nessun tipo».

da lastampa.it
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