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« inserito:: Dicembre 31, 2007, 05:17:19 pm » |
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Il Family day del clero contro Zapatero
Franco Mimmi
Ormai apertamente trasformata in un partito politico (di destra, naturalmente), la conferenza episcopale spagnola ha portato una volta di più la gente in piazza per protestare contro il governo di José Luis Zapatero, considerato colpevole, in quanto laico, di dirigere il Paese «alla dissoluzione della democracia».
Lo ha affermato, nel corso della manifestazione «Per la famiglia cristiana» convocata ieri a Madrid, il cardinale Agustín García-Gasco, arcivescovo di Valencia, per il quale «la cultura del laicismo è una frode», che «solo porta alla disperazione per il cammino dell’aborto, del divorzio express e delle ideologie che pretendono di manipolare l’educazione dei giovani». Nulla ha detto, invece, della cultura religiosa del suo collega Bernardo Álvarez, vescovo di Tenerife, il quale, a proposito della pederastia, giorni prima aveva commentato: «Ci possono essere minori che consentono gli abusi, vi sono adolescenti di 13 anni che sono minori e sono del tutto d’accordo e in più lo desiderano, e anzi, se non stai attento, ti provocano».
Migliaia di persone, quasi un milione, sono scese ieri in piazza (con tanto di collegamento tv con il Vaticano per trasmettere l’Angelus) per rispondere all’appello della Chiesa più retriva, che agli ordini del cardinale Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, sta valicando tutti i limiti della convivenza e del rispetto per le idee altrui in vista delle elezioni generali del 9 marzo prossimo. Il grande nemico è il governo di Zapatero, sotto il quale, ha dichiarato Rouco, «l’ordinamento giuridico spagnolo ha fatto marcia indietro rispetto alla Dichiarazione Onu dei diritti umani».
I movimenti cattolici più radicali - dall’Opus Dei ai Legionari di Cristo (il cui fondatore, il sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado, fu discretamente allontanato perché accusato di pederastia), dal Movimiento Camino Neocatecumenal ai Voluntarios de Misión – sono il braccio che la Conferenza episcopale arma contro il governo socialista, accusato di «sette peccati capitali»: aborto, divorzio, eutanasia, cellule staminali, matrimonio omosessuale, educazione e finanziamento della Chiesa. Opinioni a parte, nella maggior parte dei casi è pura menzogna. Per esempio, il governo nulla ha cambiato (nè pensa di cambiare, in parole dello stesso Zapatero) della già esistente legge sull’aborto, ma i movimenti antiabortisti sono stati scatenati in una serie di manifestazioni davanti a cliniche dove si pratica l’interruzione di gravidanza. Neppure rientra nel programma del governo una legge sull’eutanasia. E quanto alle «banche» di cellule staminali, che il governo ha voluto non a fini di lucro, la cattolicissima Esperanza Aguirre, presidente della regione Madrid, si è invece preoccupata di favorire la creazione di «banche» private in vista degli affari che ne deriveranno. Insegnamento della religione: è stata soppressa l’obbligatorietà (che il governo di destra di Aznar aveva reintrodotto con una legge più retriva di quella vigente ai tempi del franchismo), ma è rimasta obbligatoria l’offerta della materia, e i 15 mila professori di religione, che l’episcopato sceglie (e a volta licenzia, contro lo statuto dei lavoratori) a suo piacimento, sono pagati dallo Stato. Quanto al finanziamento, il governo ha elevato dallo 0,52 allo 0,70 la quota Irpef che il contribuente cattolico può destinare alla Chiesa.
Insomma: allo stesso modo del Partido popular, votato a una opposizione senza argomenti ma a tutto campo, anche la Chiesa spagnola è avviata verso una pericolosissima radicalizzazione che può portare, questa sì, «alla dissoluzione della democracia». Ovviamente non è tutta la Chiesa, però, come ha detto Carlos García de Andoin, coordinatore di Cristiani Socialisti, «il nucleo più conservatore sta ottenendo la nomina di giovani vescovi neotradizionalisti, e già vi sono prelati della Conferenza episcopale che formano parte di Comunione e Liberazione». Il problema, sottolinea Gregorio Peces-Barba, uno dei padri della Costituzione spagnola del 1978, è che «non accettano la distinzione pubblico-privato che sta nell’articolo 27 della Carta Magna, e nel fondo continuano a pensare come nel XIX secolo, quando dicevano che la libertà di coscienza era un errore pestilente».
Pubblicato il: 31.12.07 Modificato il: 31.12.07 alle ore 6.38 © l'Unità.
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