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Autore Discussione: Pd, una ricetta per la rinascita  (Letto 6813 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Febbraio 28, 2021, 07:17:02 pm »

Pd, una ricetta per la rinascita | Rep

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Arlecchino Euristico
19:04 (11 minuti fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2021/02/27/news/il_pd_alla_ricerca_di_un_identita_-289538677/

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« Risposta #1 inserito:: Marzo 04, 2021, 09:18:22 pm »

Il PD non è l'Ulivo!
E' una "vecchia" quercia circondata da migliaia di Margherite.

Quando è nato il PD, l’Ulivo era già in ostracismo e devitalizzato da mesi.

Ma l'Ulivo ha radici forti perché non è un partito è un ideale, oppure una utopia realizzabile.

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« Risposta #2 inserito:: Marzo 05, 2021, 10:00:42 pm »

Il PD non è l'Ulivo!

E' una "vecchia" quercia circondata da migliaia di Margherite.

Quando è nato il PD, l’Ulivo era già in ostracismo e devitalizzato da mesi.

Ma l'Ulivo ha radici forti perché non è un partito è un ideale, oppure una utopia realizzabile.
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 07, 2021, 07:49:51 pm »

Mattia Santori: "Paradossale un governo politico nel momento in cui la politica viene commissariata" | L'HuffPost

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
dom 7 feb, 17:55
a me

Article:

https://www.huffingtonpost.it/entry/mattia-santori-paradossale-un-governo-politico-nel-momento-in-cui-la-politica-viene-commissariata_it_601ee519c5b6173dd2f69139?ncid=other_email_o63gt2jcad4&utm_campaign=share_email
 
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« Risposta #4 inserito:: Marzo 14, 2021, 02:50:46 pm »

Gianni Cuperlo
 
Da qualche minuto Enrico Letta è stato eletto segretario del Pd. A lui gli auguri più sinceri per un lavoro impegnativo e difficile, ma necessario. Gli ho espresso il mio sostegno e qui di seguito mi fa piacere darne alcune ragioni.
Ancora buona domenica e un abbraccio
Vorrei motivare le ragioni che mi spingono, assieme a tanti amici e compagni che hanno condiviso in questi anni un’idea innovativa della sinistra, a votare Enrico Letta quale prossimo segretario del Pd.
La prima ragione è la più semplice da riconoscere: fuori da noi e dalle nostre discussioni c’è un paese che soffre.
Che affronta una delle pagine più drammatiche della sua storia, non solo recente.
Centomila morti.
Centinaia di famiglie in una condizione di povertà.
L’angoscia che penetra dentro case dove genitori, figli, nipoti, si interrogano sul lavoro che non c’è e su diritti che si perdono.
E ancora, il vaccino come una speranza che a breve da questo incubo si possa uscire.
Per tutto ciò il Pd ha bisogno di una guida salda fino dalle prossime ore.
Questo anche per sostenere con più efficacia e autonomia l’azione decisiva del governo Draghi contro l’epidemia, per il sostegno alle fasce più colpite dalla crisi, per il rilancio di una economia sostenibile sul piano sociale e ambientale e per la gestione rigorosa delle risorse di Next Generation EU.
Enrico Letta possiede la statura e l’esperienza per assolvere degnamente a questo ruolo.
La seconda ragione riguarda noi: questo partito e questo simbolo.
Ciò che siamo oggi e il nostro modo di discutere, di organizzarci, di vivere sui territori e in mezzo alle persone, di selezionare la nostra classe dirigente a ogni livello.
Questo complesso di problemi, di limiti, di errori, ha avuto un peso decisivo nella scelta che ha portato Nicola Zingaretti alle dimissioni.
Dinanzi a quel gesto pensiamo che solo un confronto sincero, capace di coinvolgere l’intera comunità di nostri iscritti, militanti, elettori, un confronto che possa valorizzare giovani, donne, associazioni e forze vitali del civismo, dei movimenti, dei sindacati, solo un confronto di questa natura può ricongiungere il Pd alla parte di società che oggi guarda a noi con un sentimento di delusione, ma assieme coltivando uno spiraglio di speranza.
Se vogliamo restituire fiducia a quella parte dobbiamo avere il coraggio di cambiare radicalmente tutto quanto è necessario cambiare.
Lo diciamo perché siamo convinti che oggi di un Pd rifondato e promotore del campo largo di un centrosinistra nuovo ha bisogno il paese, almeno se pensiamo che una alternativa alla destra sia decisiva.
Il punto è che il partito com'è adesso certifica quasi la negazione del disegno che ne stava all'origine.
Otto segretari, due scissioni guidate dai due leader più longevi, l’ultima rivolta in modo esplicito a colpire il Pd, un correntismo depurato da un vero conflitto tra idee e politiche e ridotto a filiere di comando: ecco perché, appena le condizioni lo renderanno possibile, è giusto arrivare a un congresso dove finalmente il capitolo dell’identità del Pd si affermi nella più limpida trasparenza sul piano dei valori, delle idee e delle alleanze politiche, sociali, territoriali che sceglieremo di porre al centro della nuova stagione e dell’alternativa alla destra.
La verità è che dopo l’anno terribile alle spalle e quello difficile che stiamo vivendo non solo in Italia, la sinistra è chiamata a riscrivere intere categorie del proprio pensiero.
Bisogna riconsiderare il modo in cui abbiamo affrontato l’ultimo trentennio, nella lettura di rivoluzioni profonde, tecnologiche ma non solo, e di disuguaglianze via via più invalidanti.
Un mondo scomposto a cui va ridato un ordine: è questa la sfida che sta dinanzi a noi.
Pensiamo all’idea di Stato, al ruolo del ‘pubblico’ che la pandemia rilancia, dalla sanità alla scuola sino al valore dei beni comuni, al significato rivoluzionario di una effettiva parità di genere in ogni ambito cominciando dal rimettere al centro dell’agenda il capitolo dei diritti umani globali, in primo luogo quelli delle donne.
Questo dibattito investe le culture dei democratici e della sinistra, qui, in Europa e oltre oceano.
Noi abbiamo il compito di agganciare il Pd al mondo che verrà, di non farlo deragliare restituendo anche una dote di orgoglio a tante e tanti che, senza riflettori addosso, tengono in vita i circoli, fanno le tessere, discutono ogni volta che ne sentono il bisogno oppure, come è accaduto in questi mesi, raccolgono beni alimentari per chi non ce la fa.
Ora, da subito, bisogna affrontare la prova del voto amministrativo in città importanti e in centinaia di comuni. Dobbiamo farlo costruendo il campo più largo a sostengo delle candidate e candidati del centrosinistra, rafforzando l’alleanza col Movimento 5 Stelle e LeU.
Ci attendono mesi difficili, impegnativi.
Ci attende un tempo dove i conflitti per una distribuzione equa delle risorse a partire dai vaccini, per una salvaguardia del pianeta, per una rigenerazione della democrazia aggredita e segnata dalla pandemia, ci chiameranno a una battaglia culturale e politica.
Noi dobbiamo essere pronti ad affrontare questo tempo, fuori da piccole rendite di potere e dentro la sfida alla destra dei prossimi anni.
Sempre e comunque dalla parte di chi ha più bisogno di battersi per la propria libertà, i propri diritti, la propria dignità.
Auguri al nuovo Segretario del Partito Democratico.
Auguri a una sinistra oggi da ripensare, riorganizzare, rifondare.
Auguri alla comunità delle Democratiche e dei Democratici.

da - Fb del 14 marzo 2021
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« Risposta #5 inserito:: Marzo 22, 2021, 02:59:02 pm »

IL VERO SIGNIFICATO DELLA CHIAMATA DI IRENE TINAGLI AL VERTICE DEL PD

Nella scelta dell’economista liberal-democratica si esprime un progetto politico ambizioso e il modo in cui Letta intende attuarlo: assumendo come idea-forza la “riforma europea” dell’Italia e la costruzione della sovranità dell’UE

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 540, 22 marzo 2021 – Sul tema del rinnovamento del vertice del Pd v. anche Enrico Letta: una lezione etica e una missione politica.

Con la scelta di Irene Tinagli e di Giuseppe Provenzano come vicesegretari del Pd Enrico Letta ha rinverdito l’ambizioso progetto politico veltroniano delle origini: la costruzione di un partito a vocazione maggioritaria capace di unire e rappresentare compiutamente l’ala sinistra del centrosinistra e l’ala liberal-democratica. Per riuscire nell’impresa dovrà mostrarsi capace di sciogliere almeno due nodi. Il primo è quello della politica del lavoro: su questo terreno si confrontano chi considera la riforma operata tra il 2012 e il 2015 come un tradimento, di cui la sinistra deve chiedere scusa ai lavoratori impegnandosi a ripristinare la situazione precedente, e chi considera invece quella riforma come un doveroso e utile allineamento dell’ordinamento del lavoro rispetto allo standard europeo. L’altro nodo difficile da sciogliere riguarda la presenza e il ruolo dello Stato nell’economia: qui si confrontano chi tendenzialmente diffida dei meccanismi di mercato, sottolineando i vantaggi della loro sostituzione o controllo per mezzo di meccanismi amministrativi, e chi sottolinea i vantaggi di una competizione ben regolata e di un regime massima contendibilità di tutte le funzioni. Nodi come questi non si sciolgono puntando sul compromesso, sulla mediazione. Occorre una idea-forza condivisa che offra un criterio per il superamento dei contrasti e al tempo stesso un terreno di cooperazione tra le due anime proiettata in avanti. Questa idea-forza oggi non può che essere la “riforma europea” dell’Italia stimolata da un uso corretto del Recovery Fund, coniugata con la costruzione della sovranità europea nei campi dei diritti civili, dell’ecologia, dell’economia, della sicurezza geo-politica, dei flussi migratori. Enrico Letta può, per la sua storia personale, incarnare bene questa idea-forza; e appare molto felice la sua scelta di chiamare a incarnarla come vicesegretaria vicaria Irene Tinagli: non è soltanto un omaggio alla parità di genere, ma soprattutto – considerato il suo ruolo a Strasburgo – una precisa indicazione di rotta.

Da - https://www.pietroichino.it/?p=58396
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