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Autore Discussione: Emanuele Fiano.  (Letto 6589 volte)
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« inserito:: Marzo 11, 2021, 09:41:42 pm »

Emanuele Fiano
 
Vedo che molti mi scrivono, che si le Sardine ( oggi Jasmine Cristallo ha detto anche che Stefano Bonaccini è troppo di destra; dovrebbe andare a vedere come funziona l’Emilia-Romagna per dirmi se Bonaccini è di destra) e anche Casalino hanno esagerato con il linguaggio, ma in fondo hanno ragione.
Egregi signori, compagni, amici, se vogliamo parlare dei problemi del PD porta aperta con me, possiamo parlare di una discussione sulla linea politica, sul posizionamento, sulle alleanze, sulle scelte, sugli errori, sulla lealtà di chiunque, a partire dal sottoscritto. Per me possiamo parlare di tutto, nessuno è infallibile. A maggior ragione in una legislatura in cui abbiamo avversato un governo con la Lega e il Movimento Cinque Stelle, appoggiato un governo insieme ai Cinque Stelle spinti a questa decisione da Matteo Renzi che poi ha lasciato il PD e fondato un altro in competizione con il PD e dopo un anno circa ha provocato la crisi del governo Conte2 e favorito la nascita del governo Draghi che anche noi appoggiamo insieme sia alla Lega che a Forza Italia, nel frattempo abbiamo vissuto in tutto il mondo la peggiore crisi pandemica degli ultimi 100 anni con conseguente crisi economica e sociale. Milioni di nuovi poveri, decine di migliaia di aziende messe in ginocchio, il problema delle vaccinazioni, la necessità di rispondere ai soldi messi a disposizione dal Recovery Plan. Se dopo tutto questo qualcuno ritiene che discutere ed avere anche all’interno del Partito opinioni diverse sia una malattia si sbaglia, questa è la fisiologia normale di un Partito sano che discute di fronte ad un contesto in continuo movimento, cambiamento, crisi.
Ci sono delle patologie in questa dinamica interna? Ci saranno. Si possono correggere parlandoci, ragionando in termini di politica. Fidandoci tra di noi.
Le aree politiche all’interno dei Partiti non sono di per se una patologia, nascono nella competizione congressuale, in un Partito che abbiamo deciso che fosse contendibile, proprio per la sua natura democratica, perché la sua guida fosse decisa non da un gruppo di notabili ma nelle primarie, non in una stanza al chiuso ma nei gazebo all’aperto. Quello che serve è la lealtà, certamente, e io penso che nel PD in questa fase ci sia sempre stata.
A chi mi chiama ex, rispondo che se avessi voluto andare con Renzi ci sarei andato, ma la mia casa politica si chiama Partito Democratico qui ho scelto di partecipare al progetto di sintesi delle molte tradizioni del pensiero di sinistra, popolare, riformista italiano. Qui rimango. Non ho nostalgia ne di chi ha deciso di andarsene ne dei recinti ideologici del 900 controllati da sacerdoti della purezza che decidono chi sta dentro e chi sta fuori.
Se qualcuno ritiene che ci sia una patologia da espellere vuol dire che ha abbandonato l’idea iniziale del Partito Democratico. Chi voleva andarsene se ne è già andato da solo. Chi è rimasto ha scelto di praticare il nome del nostro Partito nei fatti.
Per me, per Emanuele Fiano, la politica è ragione e sentimento, per questo al sentimento di smarrimento per le dimissioni del segretario ho risposto chiedendo che ci ripensasse, perché pur non condividendo il suo gesto, sono sicuro non sia stata una scelta fatta a cuor leggero. Perché ho e ho avuto un rapporto umano con Nicola Zingaretti che mi dettava questa naturale richiesta.
Ora siamo in una nuova fase, ora ci si deve impegnare tutti perché l’assemblea unitariamente elegga un segretario, che guidi questa fase difficile fino a che sarà possibile svolgere un normale congresso dove insieme costruire il futuro del nostro contributo al paese.

P.S. Ovviamente una discussione più ampia dovrebbe riguardare il ruolo delle forze di sinistra, progressiste, in generale nel mondo, perché i problemi non sono solo italiani.

Da Fb del 10 marzo 2021
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