ECONOMIA E IMPRESE 14 Novembre 2018 Il Sole 24 Ore
INTERVISTA MATHIEU JEHL
«Ilva riparte da Fca e clienti storici, l’utile tornerà già dal 2019»
L’ad di Arcelor Mittal Italia: «La priorità è rilanciare i livelli di servizio e qualità»
«Oggi sono a Milano, domani a Londra, nei prossimi giorni tornerò a Taranto, poi sarò a Genova. Certamente mi stabilirò in Italia, si tratta solo di capire quando e dove».
Sono passate solo poche settimane dal passaggio formale degli asset dell’ex Ilva dall’amministrazione straordinaria al nuovo proprietario, ma il Ceo di ArcelorMittal Italia, Mathieu Jehl, si è già calato nella parte e si prepara a rilanciare il gruppo siderurgico.
In pochi mesi ha imparato un ottimo italiano, scelta strategica per dialogare con un territorio che vive un rapporto complesso con la fabbrica. Ha poi costruito una squadra internazionale di manager, pescando tra le migliori risorse del gruppo e integrandole con le competenze italiane. Ora annuncia obiettivi di breve periodo che, dopo 5 anni di difficoltà legate al commissariamento, segnano l’inizio di una nuova era, non solo per l’acciaio italiano, ma anche per la filiera manifatturiera a valle: la produzione raggiungerà 6 milioni di tonnellate già nella prima parte del 2019, il focus sarà soprattutto sull’automobile con attenzione alla qualità dei processi e del servizio e con il recupero di clienti storici come Fca; infine si punta al ritorno all’utile già nel 2019.
Sono passati quasi cinque anni dal primo commissariamento di Ilva. L’azienda è passata attraverso numerose difficoltà, commerciali e produttive, con un inevitabile taglio agli investimenti in particolare negli ultimi mesi. In queste settimane avrà sicuramente visitato gli impianti. Qual è lo stato di salute del più grande produttore di acciaio italiano?
Fin dal primo approccio di ArcelorMittal al dossier, dal 2014, è sempre stato ripetuto che questi asset sono di prima categoria. Negli ultimi anni sono venuti meno molti investimenti: ora dobbiamo intervenire sulla manutenzione, sui ricambi. Questo non cambia il nostro giudizio su Ilva, che ha un potenziale gigantesco, come posso confermare dopo avere vissuto le mie prime settimane dentro l’azienda.
Quali sono in questo momento le priorità per gli investimenti?
Sicurezza e ambiente vengono al primo posto. Per quanto riguarda invece il piano industriale spenderemo 520 milioni di euro per i primi interventi dell’anno prossimo.
Nei giorni scorsi ha affermato che esiste un gap tra gli impianti Ilva e il benchmark di ArcelorMittal nel resto dell'Europa. Quali sono i ritardi della fabbrica italiana?
I numeri e le performance di ArcelorMittal sono pubblici, chiunque può fare un confronto. Le ragioni della differenza sono tre. Per prima cosa i volumi: Ilva negli ultimi anni non ha generato l’output commisurato alla sua struttura. Poi c’è l’aspetto commerciale: con l’ingresso in ArcelorMittal anche l’Italia potrà beneficiare delle economie di scala del gruppo in termini di potere d’acquisto. L’ultimo fattore è il know how di ArcelorMittal sui processi e sull’affidabilità. Se lavoriamo su questi tre fattori possiamo raggiungere il livello di profittabilità del gruppo. Naturalmente non in tre mesi, abbiamo bisogno di un po’ di tempo.
Ha parlato della prospettiva di tornare a una produzione di 6 milioni di tonnellate: entro quando pensa possa essere possibile? Sarà tutto output a caldo o sono previsti anche contributi intragruppo?
Siamo in fase di ramp up, credo che il ritmo da 6 milioni di tonnellate, tutti prodotti a Taranto, lo potremo avere dal primo o secondo trimestre del 2019. Abbiamo poi previsto di fare arrivare anche coils e bramme, già tra dicembre o gennaio. I coils, in particolare arriveranno dal sito di Fos sur Mer, in Francia.
Quando pensate di potere scrivere il primo utile in bilancio?
Abbiamo sempre detto che l’obiettivo è avere una marginalità incrementale e un utile già dal primo anno. Proprio domani (ieri per chi legge ndr) ho a Londra la riunione per discutere il budget.
Lei è reduce da un’esperienza di successo nel plant di Gent, in Belgio, dove ha sviluppato alcuni prodotti innovativi destinati all’auto, come il Fortiform e altre gamme ad alta prestazione. Crede che anche le linee di Novi potranno produrre questa gamma?
La nostra idea è certamente produrre acciaio per auto, con focus su Novi, i cui impianti sono fatti per l’automotive. È presto però per parlare di Fortiform o Jvd. La nostra prima necessità è lavorare per rilanciare i livelli di servizio e qualità. Senza quello non possiamo nemmeno parlare di volumi. Non è un problema di prodotto: oggi dobbiamo ricostruire il principio della qualità integrale, dal primary lungo tutto il ciclo produttivo. Non è difficile, ma lo dobbiamo fare, sfruttando le nostre conoscenze. Il processo è la priorità, il prodotto non ancora.
In questi anni Ilva ha perso contatto con clienti storici come Fca, o Fincantieri. Cosa state facendo per recuperarli? Avete già firmato qualche nuovo contratto?
Fca e Fincantieri sono già clienti di ArcelorMittal e naturalmente abbiamo già parlato con loro dopo l’acquisizione. Sui nuovi clienti siamo al lavoro, e non posso dire di più: naturalmente siamo aperti e vogliamo lavorare con i clienti più importanti d’Italia.
Ha già incontrato i lavoratori?
Abbiamo organizzato due townhall meeting proprio nei giorni scorsi. È stato un bel modo di fare conoscenza con tutti gli operai, erano in tanti: 1.500 a Taranto e 600 a Genova. È un inizio, lo vogliamo fare regolarmente: abbiamo bisogno di comunicare in modo permanente.
Che differenze ha trovato tra i suoi primi giorni di lavoro a Taranto e rispetto al suo primo impatto in altre esperienze in giro per l’Europa, come per esempio a Gent?
Ci sono delle similitudini. L’ho visto a Gent, a Einsenhüttenstadt, a Liegi, a Taranto, a Genova, ovunque sono stato: l’orgoglio degli operai dell'acciaio. Sono fieri, e c’è una volontà immensa di andare avanti e trovare una soluzione. La differenza principale è che Ilva ha passato cinque anni molto difficili, e c'è una enorme resilienza dimostrata dai lavoratori in questi ultimi anni. Come ha detto uno dei nostri ingegneri: fino a oggi la sfida è stata sopravvivere, da domani la sfida è cambiare.
Ha già incontrato il nuovo presidente di Federacciai, Alessandro Banzato? Intende riportare l’ex Ilva all'interno dell'associazione?
Lo incontrerò prossimamente. Non posso dire nulla perchè dobbiamo ancora parlare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Matteo Meneghello
Da -
http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20181114&startpage=1&displaypages=2