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Autore Discussione: Moscovici in campo, ma sulle alleanze due strategie nel Pse  (Letto 2539 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Settembre 17, 2018, 12:33:50 pm »

Verso le elezioni europee del 2019

Moscovici in campo, ma sulle alleanze due strategie nel Pse

Italiani e austriaci per un «cartello» da Macron a Tsipras, frenano i francesi

«L’Italia è un problema per la zona euro, non si può vivere con un debito pubblico del 130%». E ancora: «In giro non c’è Hitler, ma dei piccoli Mussolini forse sì». Questa volta l’attacco al governo del nostro Paese da parte del commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici è particolarmente forte. E non si limita all’annoso problema del rigore dei conti ma assume una coloritura tutta politica. Tanto che molti, a Bruxelles, hanno individuato nell’ultima esternazione del socialista francese un primo atto di autocandidatura alla presidenza della Commissione Ue in quota Partito socialista europeo. E in effetti il nome di Moscovici è uno di quelli che si fa negli ambienti socialisti europei in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo del maggio prossimo (gli altri due nomi sono quelli del laburista olandese Frans Timmermans e del socialdemocratico slovacco Maroš Šef?ovi?). E quale migliore strategia comunicativa (il presidente francese Emmanuel Macron insegna) che attaccare l’unico governo “sovranista” della zona euro per ergersi a paladino dell’Europa democratica?
Come è noto non è prevista l’elezione diretta del presidente della Commissione Ue, ma già alle scorse elezioni del 2014, con una forte innovazione politica, le due principali famiglie politiche europee scelsero di indicare il proprio candidato alla presidenza: appunto l’attuale presidente, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, per il Partito popolare europeo (che risultò essere il primo gruppo parlamentare) e l’ex leader della Spd Martin Schulz per i socialisti. Per il 2019 i popolari, su spinta della Cancelliera Angela Merkel, hanno già individuato come “spitzenkandidaten” il tedesco Manfred Weber, attuale capogruppo del Ppe a Strasburgo. Dopo un’iniziale virata a destra (qualche settimana fa Weber aveva detto che vedere come inevitabile l’alleanza con la destra radicale), il voto dell’Europarlamento di mercoledì contro l’Ungheria di Victor Orban sembra aver ricompattato i popolari europei - con l’importante eccezione di Forza Italia, che ha votato assieme alla Lega - su posizioni europeiste e antisovraniste.
Quanto ai socialisti, sarà il congresso del Pse previsto per i primi di dicembre a indicare il candidato comune. Ma le ambizioni di Moscovici dovranno superare una divergenza di strategia che sta dividendo la famiglia socialista europea: presentarsi con un candidato proprio o individuare un candidato comune progressista? Per un cartello progressista che comprenda Alexis Tsipras e la sua Syriza da una parte e Macron e la sua En Marche dall’altra, passando per i Verdi e per il partito spagnolo Ciudadanos di Albert Rivera, si stanno spendendo molto gli italiani. Per una volta uniti, da Maurizio Martina a Matteo Renzi a Nicola Zingaretti (anche se con qualche distinguo su Macron da parte di quest’ultimo). «Si tratta di mettere a punto - spiega il democratico Sandro Gozi - quattro o cinque punti programmatici comuni tra progressisti e liberali democratici per rifondare l’Europa nella direzione di una maggiore integrazione politica e di una maggiore equità sociale». Sulla linea degli italiani, per ora, i socialdemocratici austriaci e i laburisti olandesi. E in caso di “cartello progressista” il candidato comune potrebbe essere il nostro Paolo Gentiloni, già sondato da alcuni dirigenti del Pse. Ma per evidenti ragioni interne l’idea del cartello progressista è mal vista proprio dai socialisti francesi, restii ad allearsi con il “concorrente” Macron, e dai socialisti spagnoli, che temono da parte loro la concorrenza di Ciudadanos. Alla fine - ammette con un certo realismo Lia Quartapelle, responsabile esteri del Pd - il cartello progressista potrebbe ridursi all’alleanza con Tsipras e con i Verdi. «Che è già un passo avanti», chiosa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Emilia Patta

Da - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180915&startpage=1&displaypages=2
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 25, 2018, 05:31:14 pm »

Gentile Commissario Moscovici,
ho ascoltato attentamente la sua conferenza stampa dove spiega le motivazioni che hanno spinto a rigettare il budget del governo italiano per flagrante violazione delle cosiddette regole europee.
Non credo di sbagliarmi se le dico che l'argomento più forte da lei usato per motivare la grave decisione è che ogni italiano ha 37 mila euro di debito fin dal momento della sua nascita.
Mi consenta di spiegarle che la sua è una affermazione solo in parte vera, ricordandole peraltro che coloro che danno informazioni in parte vere - ed omettendo altre verità- mentono in una forma sofisticata che si chiama manipolazione. Dovrebbe infatti ricordare che quel debito pubblico che tanto la preoccupa è per oltre il 60% detenuto dagli stessi italiani. Dunque, è sì vero, che gli italiani hanno una quota di debito pubblico pro capite pari a 37000 euro ma è altrettanto inoppugnabilmente vero che quegli stessi italiani sono creditori verso il proprio stato per almeno 24000 euro a testa (in media, ovviamente). Ciò significa che il debito pubblico pro capite netto è al massimo di 13000 euro a testa.
Ma che cos'è questo debito pubblico che tanto la affligge Signor Moscovici? Provo a spiegarglielo brevemente: il debito pubblico non è nient'altro che la quota di risparmio che lo stato italiano chiede generalmente ai propri cittadini per pagare i servizi e le infrastrutture che offre ai suoi cittadini stessi. Per la verità nel caso specifico italiano lo Stato i servizi e le infrastrutture che offre se le paga direttamente con la leva fiscale: non vi sarà sfuggito che siamo il paese più virtuoso d'Europa avendo inanellato 26 degli ultimi 27 ultimi bilanci annuali in avanzo primario.
Ma andiamo avanti signor Moscovici; lei si preoccupa tanto della crescita del debito pubblico italiano anziché concentrarsi sulla sua sostenibilità; dunque lei sostiene che ciò che conta è la diminuzione del debito pubblico in quanto tale. In sostanza nella sua visione economica lei ritiene che il modello di sviluppo al quale dovremmo puntare è quello del virtuosissimo Botswana che ha un rapporto debito/pil del 22,3%. Un paese che raccoglie dunque il plauso e l'ammirazione dei Mercati Finanziari e dei suoi Guardiani, quali l'agenzia di rating Moody's, che gli assegna uno stupendo voto A2 che noi italiani dovremmo invidiare. Ovviamente questo bellissimo voto ha il suo prezzo come tutte le cose belle della vita: in Botswana non c'è un servizio sanitario nazionale capillare e universale come in Italia o anche nella sua bellissima Francia. Infatti il 30% della popolazione è affetta da Aids. Un prezzo da pagare per lei evidentemente accettabile pur di avere l'agognato plauso dei Mercati Finanziari e dei suoi Oracoli dispensatori di Rating. Non solo, il 40% della popolazione del Botswana vive con meno di 2 dollari al giorno. Ma cosa vuole che sia la povertà endemica rispetto al roboante plauso dei Mercati Finanziari? C'è solo un piccolo problema: l'Europa non ha mai detto agli italiani che l'Europa nasceva con l'idea di indicarci come modello di sviluppo umano quello implementato nel paese africano suddetto. Un modello incentrato su un'unica stella polare: ottenere il plauso dei Mercati Finanziari e delle sue Agenzie di Rating. Qualunque sia il costo umano per ottenere questo.

Potrei ricordarle molte altre cose signor Moscovici, quali per esempio che l'Italia ha un attivo nella sua Bilancia Commerciale pari a 50 miliardi di euro annui e 60 miliardi annui di saldo delle Partite Correnti. Ciò ci pone sotto questo specifico aspetto nel podio dei paesi più virtuosi d'Europa assieme alla Germania e all'Olanda. Ma al di là di questo, lei dovrebbe sapere, che ciò significa che l'Italia vive ampliamente al di sotto delle sue possibilità e che il Sistema-Italia è anzi creditore netto nei confronti del resto del mondo. E forse lo è anche della sua Francia cronicamente in passivo nella bilancia commerciale, come un'Argentina qualsiasi.
Le dico questo senza alcun intento sciovinistico ma solo per sottolinearle che il rapporto debito/pil valuta solo una piccola parte della stabilità finanziaria di un paese: oltre al debito pubblico c'è anche quello privato e se la bilancia commerciale è in passivo cronico e lo stato ha un basso debito pubblico significa inoppugnabilmente che i debiti per finanziare la bilancia commerciale sono nascosti nel settore privato. Lei mi dirà che tutto questo anche se giusto non è contemplato dalle regole di Maastricht e dunque non le interessa. Al che io umilmente le rispondo che se questo elementare meccanismo economico non è contemplato dalle regole di Maastricht il problema non è del meccanismo economico ma delle regole che non lo contemplano: infatti la Spagna (all'epoca virtuosissima con un rapporto debito/pil inferiore al 40%) per questo meccanismo inesorabile si è vista saltare in aria il proprio debito privato, e di conseguenza il proprio sistema bancario, finendo sotto le terribili cure dei vari meccanismi europei di stabilità che lei conosce benissimo. Questo per dirle che l'economia opera secondo le sue regole inesorabili e terribili anche se le regole scritte nei trattati politici non le prevedono. In altri termini lei parla e agisce seguendo pedissequamente e ottusamente delle regole sbagliate perché tengono conto solo di una parte di quel meccanismo economico che governa i rapporti economici tra le nazioni. Se la Commissione di cui lei fa parte fosse mossa da saggezza anziché da un'ottusa visione da ragioniere di provincia che la spinge a seguire delle regole parziali, e dunque inique, per vessare una nazione nel complesso virtuosa opererebbe per cambiare quelle regole e completarle tenendo conto di ciò che ci suggeriscono l'indicatore della bilancia commerciale, quello del debito privato e quello della Posizione Finanziaria Netta delle singole nazioni appartenenti all'Area Euro. Ciò per evitarvi anche figure da ignoranti: la Storia sa essere bizzarra ed inesorabile. Magari mentre fate la faccia feroce da Cerbero all'Italia considerando le parziali regole di Maastricht vi potrebbe saltare per aria qualche altro paese membro virtuosissimo secondo le vostre regole ma assolutamente deficitario di quel meccanismo complessivo che voi vi ostinate o non osservare. Del resto, come le dicevo nell'Euro zona è già successo che siano saltati per aria paesi apparentemente virtuosi come appunto la Spagna ma anche l'Irlanda.

Certo che non vorrete passare alla Storia come delle persone che hanno fatto ripiombare l'Europa nella situazione politica del 1913 a causa dell'applicazione di regole ottuse e stupide le porgo i miei più cordiali saluti.

Un cittadino europeo (almeno per il momento).

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