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22 AGOSTO 2018 Il Sole 24 Ore
Intervista
Mauro Fabris. Il vicepresidente di Strada dei Parchi, del gruppo Toto Holding
«Siamo pronti a ridurre le tariffe ma si proroghi la concessione»
Nessun timore di nazionalizzazione o revoca della concessione, ma piena fiducia di concludere con il governo la trattativa avviata con il precedente esecutivo sul nuovo piano economico finanziario (Pef) da 3,1 miliardi di investimenti. Nell'immediato, la società Strada dei Parchi (gruppo Toto Holding), concessionaria della A24-A25 fino al 2030, ha fiducia anche di sbloccare 192 milioni per interventi urgenti di messa in sicurezza antisismica.
Questo, in sintesi, il pensiero del vicepresidente di Strada dei Parchi, Mauro Fabris, nei giorni in cui il governo preme sul pedale della revoca e della nazionalizzazione. L’autostrada che attraversa l’Appennino centrale - tra le più costose d’Italia per gli utenti - conta i 281,4 chilometri con 176 viadotti e 51 gallerie. Dal primo gennaio è scattato un aumento tariffario record del 12,89% (per effetto di una pronuncia del Tar).
Dottor Fabris, per prima cosa la sicurezza: ci dobbiamo preoccupare?
Nel presente, assolutamente no: la A24-A25 è l’unica autostrada italiana elevata a rango di infrastruttura strategica ai sensi della Protezione civile, dal 2012, ed è pertanto sottoposta a un monitoraggio costante.
A che punto è il lavoro sull’adeguamento antisismico?
Dall’anno scorso e fino al giugno di quest’anno, abbiamo speso 170 milioni per evitare il formarsi di “scalini” sulle giunture a causa di eventuali scosse sismiche di un certo livello. La nostra preoccupazione è sul futuro.
Perché?
Perché siamo in zona sismica e l’autostrada deve essere messa a norma. Per questo stiamo aspettando che il governo esamini il nuovo Piano economico e finanziario, già condiviso col Mit, che vale 3,1 miliardi di investimenti
Di cui 2 miliardi di risorse statali. È il piano che prevede anche la possibilità di prolungare la concessione oltre il 2030, e incrementi tariffari annui oltre il 3%.
È il piano sul quale il nuovo governo, con cui abbiamo avviato un positivo confronto, si è riservato di portare al Cipe una sua analisi entro settembre. Da lì ci attendiamo una svolta perché potremo avviare tutti gli interventi antisismici che sono stati individuati dal Consiglio superiore dei lavori pubblici.
E ora?
Aspettiamo di poter spendere 192 milioni già stanziati. Una soluzione percorribile, su cui abbiamo registrato consensi da Mit, Mef, Cipe e Regioni interessate, Abruzzo e Lazio, è utilizzare le risorse Fsc per opere previste dalle regioni Abruzzo e Lazio che non si riuscirebbe in ogni caso ad avviare nel 2018.
Con il governo insisterete per ottenere un prolungamento della concessione, oltre il 2030?
A quattro concessionarie, tra cui Gavio e Aspi, è stato concesso, con l’ok di Bruxelles (si veda anche il Sole 24 Ore di ieri, ndr). Anche noi attendiamo di essere convocati dal Cipe presso la presidenza del Consiglio per discutere. È emersa anche la questione della tariffa.
In che senso?
Nel senso che per noi l’aumento previsto dal nuovo Pef è eccessivo.
Non l’avete proposto voi?
No. La proposta nel nuovo Pef è quella uscita dal tavolo tecnico ma non è il nostro Pef. Il nostro piano puntava a tariffe più basse
E quindi prolungare la concessione.
Gli indicatori fondamentali su cui agire sono quattro: tariffa, proroga della concessione, tasso di remunerazione e valore di subentro.
Riproporrete la vostra idea del 2014 di revisione radicale del tracciato per 6,9 miliardi di investimenti?
Quella ipotesi l’abbiamo abbandonata, su richiesta del ministro Delrio nel novembre 2016 e non la riproporremo al nuovo governo. La proposta resta quella della messa in sicurezza in sede da 3,1 miliardi. Ma aspettiamo di sentire cosa ci dice il governo quando ci siederemo al tavolo.
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Massimo Frontera
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