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Autore Discussione: Così la Gdo può aiutare l’export delle Pmi  (Letto 1719 volte)
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« inserito:: Luglio 12, 2018, 07:26:56 pm »

EXPORT
10 Luglio 2018
Il Sole 24 Ore

Alimentare. Dalle grandi catene servizi di consulenza su logistica, marketing, etichettatura e certificazione

Così la Gdo può aiutare l’export delle Pmi

I movimenti delle ultime settimane sul fronte delle alleanze nella grande distribuzione a livello internazionale hanno fatto scattare l’allarme in molti produttori alimentari e agricoli, preoccupati che il gigantismo delle mega-centrali europee d’acquisto possa schiacciare il loro potere contrattuale.
Eppure, c’è un’altra faccia della medaglia: le sinergie internazionali dei grandi retailer offrono alle piccole e medie aziende, loro fornitrici, la possibilità accrescere la propria internazionalizzazione, arrivando agli scaffali di gruppi della Gdo altrimenti difficili da raggiungere. Alcune catene, come Auchan Retail Italia e Coop Italia, hanno dato vita a divisioni o società ad hoc, che offrono ai fornitori una serie di servizi a sostegno dell’export, dalla logistica al marketing, dalle certificazioni all’etichettatura. Altre, come Carrefour Italia, fanno leva sulla rete internazionale della propria capogruppo; altre ancora si appoggiano sul network dei partner nelle centrali europee d’acquisto, come Conad con AgeCore, Selex attraverso Emd, o VéGé con la nuova centrale costituita con gli spagnoli di Ifa e i portoghesi di Sonae. La Gdo, dunque, come leva per l’internazionalizzazione del made in Italy e soprattutto delle imprese più piccole o legate nicchie di eccellenza dei territori, di tutti i settori produttivi ma soprattutto dell’alimentare, in genere le stesse con cui le catene realizzano i marchi del distributore. Un sostegno in più soprattutto per l’export dell’industria alimentare, che l’anno scorso ha raggiunto i 31,9 miliardi (41 miliardi se si considera anche l’agroalimentare), con un aumento del 6,3% sul 2016, su un valore complessivo della produzione pari a 132 miliardi (dati Federalimentare).

Auchan e il progetto Export
Auchan Retail Italia nel 2009 ha avviato il progetto Export, forte della rete di un gruppo che, a livello globale, ha raggiunto un fatturato di 52 miliardi nel 2017, con oltre 3.700 punti vendita in 17 Paesi. Il servizio per le Pmi non si limita tuttavia ai negozi del gruppo: «Esportiamo in 29 Paesi, in 14 dei quali siamo presenti con le nostre insegne, mentre negli altri ci appoggiamo a partner locali», spiega Alessandro Montanari, direttore Import Export della filiale italiana. L’anno scorso, attraverso questo progetto, Auchan ha esportato 1.350 prodotti di 150 piccole e medie imprese italiane, per un valore complessivo di 56 milioni di euro, con una crescita del 14% rispetto al 2016. Tra i mercati di sbocco, oltre all’Europa, anche Cina, Vietnam, Taiwan, Senegal, Mauritania e Tunisia.
«Uno dei servizi più importanti è quello logistico – spiega Montanari –: in collaborazione con il deposito di Schenker Italiana a Verona, facciamo groupage delle merci, consentendo alle aziende di spedire quantitativi anche limitati di prodotti, cosa che invece non è possibile in un rapporto diretto con gli importatori e distributori all’estero, ma che per le aziende più piccole è fondamentale». Auchan si occupa inoltre di tutte le formalità amministrative e burocratiche – dalla certificazione all’etichettatura e sdoganamento dei prodotti – secondo le norme vigenti nei Paesi di destinazione. «Facciamo anche consulenza ai fornitori, attraverso l’analisi dei mercati di sbocco e cercando i canali più adatti ai diversi prodotti – aggiunge Montanari –. Infine, organizziamo attività di promozione all’estero delle eccellenze italiane, anche in collaborazione con l’Ice».

Coop Italian Food
Anche Coop Italian Food (Cif) fornisce servizi di logistica (attraverso una piattaforma in cui vengono formati container misti da spedire all’estero, oppure andando a ritirare la merce direttamente dai produttori), accanto a quelli di vendita e di marketing. «L’idea di fondo è portare all’estero le eccellenze alimentari del nostro territorio – spiega il ceo di Cif, Marco Giotti – aiutando le aziende più piccole, che da sole non avrebbero la capacità di ingaggiare clienti di un certo spessore». Clienti come Leclerc in Francia, Ahold Delhaize in Belgio, Rewe in Germania, Kroger negli Stati Uniti, Aeon in Giappone. In tutto 15 Paesi in cui Cfi, non avendo Coop Italia punti vendita all’estero, ha stretto accordi con retailer e importatori. «Il valore aggiunto del progetto – precisa Giotti – è proporre ai clienti non singoli prodotti, ma un’offerta completa, rappresentativa delle eccellenze italiane e posizionata sul segmento Premium». In tre anni di attività, Cif ha portato all’estero circa 140 fornitori, sia con il marchio Coop, sia con il marchio del distributore estero, sia infine con marchi creati ad hoc su richiesta dei clienti, per un totale di 570 articoli e un valore che nel 2018 dovrebbe raggiungere i 9 milioni di euro.

Nuovo marchio per Conad
La scelta di portare all’estero i fornitori con cui in Italia dà vita alla marca privata è alla base dell’attività di internazionalizzazione anche per Conad, che nel 2008 ha creato un marchio dedicato per i mercati esteri (Creazioni d’Italia), sfruttando le sinergie con i partner della centrale europea AgeCore, di cui fanno parte anche i tedeschi di Edeka, i francesi di Intermarché, i belgi di Colruyt, gli svizzeri di Coop Suisse e gli spagnoli di Eroski. La gamma è composta da 130 referenze di 55 aziende, a cui vanno aggiunte 180 referenze a marchio Conad per la Serbia e il Montenegro per un valore export complessivo di 50 milioni di euro. «L’attività prevede anche servizi di logistica e groupage, di controllo qualità, di packaging e di marketing», spiega Riccardo Breveglieri, responsabile Attività internazionali del gruppo.

Carrefour e le sue cugine
Sullo stesso filone dell’eccellenza si muove Carrefour Italia, facendo leva sulla rete internazionale del gruppo. «È un lavoro che è cresciuto di pari passo con lo sviluppo della marca privata, dal 2000 – spiega Giovanni Panzeri, direttore prodotti a marchio della società – in collaborazione con Carrefour Francia, Belgio e Spagna, ovvero i Paesi in cui il private label è più sviluppato». Quando si seleziona un prodotto, si pensa già alla sua possibile destinazione internazionale, nei supermercati di questi quattro mercati. «Il senso è promuovere le nicchie di eccellenza, rappresentative dei diversi territori, supportando le aziende dal punto di vista logistico, con hub nei mercati di destinazione dove far arrivare le merci per le aziende più piccole, che non hanno la possibilità di spedire direttamente le merci nei punti vendita», dice Panzeri. A oggi Carrefour Italia esporta circa 570 prodotti di 67 fornitori, per un totale di 180 milioni l’anno.

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Giovanna Mancini

DA - http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20180710&startpage=1&displaypages=2
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