Tutti i terremoti sono di assestamento, anche quelli forti e improvvisi
Tutti i fenomeni che avvengono sulla Terra sono fenomeni di assestamento comprese le grandi eruzioni vulcaniche, la sopravvivenza delle catene montuose e il persistere delle fosse oceaniche
Di ENZO BOSCHI
11 maggio 2018, 13:05
Il termine “assestamento” in Sismologia è spesso usato in maniera impropria. Nasce per esorcizzare la paura delle scosse successive sempre presenti dopo un forte terremoto. “Si tratta solo di scosse di assestamento”, capita spesso di sentire nei notiziari o leggere nei giornali. Proferita anche da persone che in linea di principio dovrebbero intendersene.
Chi ha una preparazione geofisica sa che la Terra è sistematicamente lontana dall’equilibrio ma che altrettanto sistematicamente lo cerca. Tutto nasce dalla grandissima energia interna del nostro Pianeta e dalle potentissime forze che vi si generano. Forze che si contrastano con impressionanti conseguenze sulla superficie o in prossimità di essa come eruzioni vulcaniche, catene montuose, fosse oceaniche e innumerevoli terremoti.
In particolare, attraverso vulcani e terremoti la Terra libera energia cercando incessantemente l’equilibrio che non potrà mai raggiungere finché allo stesso tempo continuerà a generare la sua grande energia interna. Gli stati di equilibrio di un sistema coincidono con i minimi di energia del sistema stesso. Nel caso del nostro straordinario Pianeta i minimi di energia non durano a lungo perché nuova energia viene continuamente prodotta.
La dinamica interna fa sì che lentamente, ma inesorabilmente energia di deformazione si concentri su zone precise della crosta terrestre. Le rocce crostali, però, non possono essere deformate all’infinito e quindi, a un certo punto, si rompono. Rompendosi riducono almeno in parte la deformazione e liberano l’energia in eccesso. Pensare a faglie preesistenti, come fanno certuni con scarsa dimestichezza sismologica, che, quasi capricciosamente generano sismi, non ha senso. Ogni terremoto è un processo fisico che consiste nel propagarsi di una specifica frattura, ovunque esso avvenga. La propagazione della frattura dura al più pochi minuti, poi il sistema si ricompatta e comincia un nuovo processo.
Ogni frattura sviluppa una superficie di discontinuità che le moderne reti di osservazione sono in grado di identificare con apprezzabile precisione. Erroneamente molti geologi cercano di identificare le cicatrici di sommovimenti antichi della crosta come le origini dei terremoti presenti e futuri.
È ragionevole pensare che le tante zone sismogenetiche siano ormai identificate abbastanza bene. Ogni singolo terremoto va comunque pensato singolarmente come una superficie di frattura con la discontinuità che vi si genera e la quantità di energia che vi si libera. La maggior parte di questa energia si disperde sotto forma di calore per vincere gli attriti che si oppongono al moto di una parte della crosta rispetto all’altra lungo la superficie di frattura. Solo una piccola frazione si libera in onde sismiche. Conoscendo la meccanica dei continui e la teoria delle dislocazioni la quantità di energia liberata è esprimibile in termini della dimensione della superficie di frattura e della grandezza della dislocazione.
Insomma tutti i fenomeni che avvengono sulla Terra sono fenomeni di assestamento compresi i terremoti più forti, quelli che sembrano avvenire all’improvviso. Comprese le grandi eruzioni vulcaniche, la sopravvivenza delle catene montuose e il persistere delle fosse oceaniche.
Definire qualche particolare scossa “ordine naturale di assestamento” significa non sapere come funziona la Terra. Mi rendo conto che chi, come Anassimene di Mileto 2.500 anni fa, è convinto che un terremoto consista nel crollo rovinoso di un pezzo di crosta terrestre entro sconosciute e inquietanti voragini, faccia fatica ad accettare quanto detto precedentemente. Tenga però presente che già Aristotele, 2.300 anni fa, aveva evidenziato le debolezze della teoria di Anassimene proponendone una più articolata.
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