Cattaneo come Ibrahimovic, ha guadagnato 30,2 milioni in un anno.
In barba alla regola aurea di Adriano Olivetti
Giovanni Pons
28/7/2017 6:00:00 AM
Flavio Cattaneo ha dato l’addio alla Tim dopo soli 471 giorni di attività. Le incomprensioni con l’azionista di maggioranza relativa Vivendi hanno fatto precipitare il rapporto che ad aprile 2016 veniva salutato come un sodalizio che sarebbe durato almeno quattro anni. Eh sì che per strappare Cattaneo ai treni Italo, Telecom si era svenata: 2,5 milioni di buona entrata, un pacchetto retributivo fisso e con bonus a breve termine uguale al predecessore Marco Patuano, più uno Special award che aveva lasciato tutti di stucco. Cattaneo, infatti, da contratto firmato con i francesi, avrebbe potuto prendere nel 2020 fino a 40 milioni di premio se avesse raggiunto e superato tutti i risultati previsti, e con lui una piccola schiera di manager di prima linea.
Ma il fatto incredibile è che Cattaneo sia riuscito a negoziare la corresponsione del premio nella sua totalità anche nell’ipotesi che fosse stato cacciato anzitempo. Una probabilità che sembrava remota e che invece si è avverata. E così lunedì scorso il cda di Tim annunciava di aver raggiunto un accordo consensuale per la risoluzione del contratto con Cattaneo a cui sono stati riconosciuti 25 milioni di euro, di cui 22,9 milioni tra Special award 2016-17 e Mbo 2017, e 2,1 milioni sotto forma di patto di non concorrenza per un anno. A ciò però si devono aggiungere i 5,2 milioni incassati da Cattaneo nel 2016 sotto forma di remunerazione fissa, bonus di breve periodo e buona entrata, che portano il totale percepito dal manager a 30,2 milioni in 471 giorni di permanenza sulla poltrona più importante e costosa dell’azienda. In pratica, nell’anno e tre mesi passato al vertice di Tim Cattaneo ha guadagnato 64.233 euro al giorno.
Per fare un paragone con qualche grande personaggio dello sport si può andare a scomodare il calciatore svedese Zlatan Ibrahimovic che milita nel Manchester United, il quale ha percepito proprio 30 milioni di stipendio lordo in un anno a cui però devono aggiungersi le entrate dagli sponsor. Certo il calcio e la telefonia sono due mondi piuttosto lontani, dunque i paragoni lasciano il tempo che trovano. Ma se proprio vogliamo spingerci oltre è da considerare che la complessità di gestire un’azienda da 20 miliardi fatturato e oltre 50 mila dipendenti è obbiettivamente superiore alla discesa in campo di fronte a un pubblico di 100 mila spettatori. Si tratta comunque di stipendi pagate da società private, che nulla hanno a che fare con il pubblico. Certo, dal punto di vista etico c’è da chiedersi se ciò sia auspicabile, viste le differenze di remunerazione tra manager di vertice e impiegati aziendali. Diciamo che i principi di Adriano Olivetti, che auspicava un rapporto di uno a dieci tra il più pagato in azienda e il salario minimo, sono andati col tempo a farsi benedire.
Detto questo resta abbastanza inspiegabile come un colosso del calibro di Vivendi, guidato da un finanziere di lungo corso come Vincent Bolloré e un manager di esperienza come Arnaud de Puyfontaine, abbia potuto riconoscere a un manager una somma così elevata per un solo anno di lavoro. Viene il sospetto che fossero d’accordo fin dall’inizio, altrimenti perché Cattaneo avrebbe negoziato quella clausola che gli permette di portare a casa il premio di quattro anni dopo un anno soltanto? Forse il manager preferito di Vivendi era quell’Amos Genish che ora diventerà Chief Operating Officer di Tim ma che non poteva entrare prima nell’azienda italiana poiché rispettoso di un patto di non concorrenza con Telefonica? Forse i francesi hanno voluto un manager italiano per fare il lavoro sporco, come si suol dire, cioè tagli al personale, ai fornitori, ai costi in generale, ricompensandolo lautamente per la bisogna? Forse, ma difficilmente si avranno conferme in questo senso.
La verità è che Cattaneo avrà anche raggiunto i risultati promessi, come annuncia il comunicato stampa di ieri sera (fatturato in aumento del 7,4%, ebitda in crescita del 10,4%, 500 mila nuovi clienti nella telefonia mobile, indebitamento sceso di 2,4 miliardi) ma bisogna anche vedere in che stato lascia l’azienda dopo questa cura da cavallo. Il personale sarà motivato ad andare avanti? I fornitori continueranno a far credito all’azienda? Gli investimenti nella banda ultralarga continueranno? La strategia dell’azienda qual è, se ce n’è una? Tutti interrogativi a cui dovranno rispondere i prossimi gestori. Per il momento le deleghe di Cattaneo sono state spartite tra presidente e vicepresidente in attesa dell’arrivo di un nuovo ad che però avrà un ruolo dimezzato dalla presenza Genish. Ma il nuovo nome, probabilmente, si saprà solo a settembre. Mentre Cattaneo potrebbe tornare ai treni Italo da cui si dice non sia mai uscito del tutto. Dopo aver sbrigato un lavoretto da 30 milioni.
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