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Autore Discussione: Bobo Craxi Politico, esponente di Socialisti in Movimento  (Letto 2058 volte)
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« inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:10:45 pm »

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Il giovedì catalano che parla anche all'Europa

 19/12/2017 15:49 CET | Aggiornato 6 ore fa

Bobo Craxi
Politico, esponente di Socialisti in Movimento

Dopo tre mesi tormentati infine in Catalogna si vota, accadrà giovedì in modo da poter metabolizzare al desco natalizio il risultato che uscirà dalle urne. Le settimane surreali che hanno anticipato questo voto resteranno scolpite nella memoria di tanti spagnoli, catalani, europei. Il processo indipendentista intentato dalle forze eterogenee che rappresentavano La maggioranza parlamentare uscente si è schiantato dinnanzi alla ferma opposizione, a tratti persino violenta, dello Stato spagnolo; Ma ha anche subito un vistoso voltafaccia del mondo economico che pure aveva sostenuto il "pruces" avviando un esodo d'imprese dalla Catalogna mai visto prima, così come il rifiuto netto della comunità internazionale di riconoscere legittima la volontà di far nascere un nuovo stato da una forzatura parlamentare e dalla lesione della Costituzione democratica della Spagna, poi sanzionata dalla Magistratura.

La via politica e democratica che pure fu intentata, attraverso il Referendum, dagli indipendentisti non ha partorito gli effetti auspicati e d'altronde si è confermato, anche in questa campagna elettorale, che il peso della forza di chi immagina una Catalogna indipendente non è sufficiente per poter affermare che esista una larga e sufficiente maggioranza di cittadini che intende separarsi dal vincolo secolare che lega questa regione così ricca d'identità dalla Spagna. Gli ultimi sondaggi rilevano che le forze espressamente unioniste possano per la prima volta dopo anni ridiventare maggioranza parlamentare nonostante questo blocco sia politicamente disomogeneo e avversario nella politica nazionale. Mentre leader indipendentisti hanno dovuto affrontare la campagna elettorale dall'esilio o dalla galera, il resto delle forze democratiche nella breve campagna elettorale ha avuto l'opportunità di spiegare le ragioni del fallimento del processo indipendentista, rimontando una china che le ha viste per anni isolati nel dibattito politico interno.

Va detto che la protagonista assoluta di questa campagna elettorale è una giovane avvocatessa, Ines Arrimadas, che per il movimento Ciudadanos ha sviluppato una feroce campagna anti-indipendentista, mentre i per socialisti, la grande forza tradizionale catalana, è giunto il momento della rivincita se non in termini elettorali certamente in termini politici, avendo esaltato la riconciliazione nazionale, una nuova forma di finanziamento e la riforma Costituzionale come primi obiettivi del prossimo governo. Lo stesso Podemos, che si è fatto largo nella politica spagnola per il suo carattere antisistema, è apparso con tutto il suo carattere popolare e razionale; nella sinistra si fanno i calcoli dei costi economici della crisi catalana mettendo in secondo piano le ragioni dell'ostilità verso il partito popolare. Quest'ultimo rischia di essere uno dei veri sconfitti delle elezioni del 21 dicembre. Mariano Rajoy avuto l'intuizione di commissariare in forme brevi l'autonomia della Catalogna e di convocare a stretto giro le lezioni autonomiche, ma il suo partito probabilmente non ne trarrà alcun beneficio, il partito popolare della Catalogna è il partito meno votato e questo crea uno squilibrio sistemico vistoso. E, com'è possibile infatti che il partito che guida il governo a Madrid possa pretendere d'imporre la propria egemonia in Catalogna, dove rappresenta chiaramente un'esigua minoranza?

Restano sullo sfondo tutte contraddizioni politiche che hanno generato questa crisi, il voto di giovedì in ogni caso può rappresentare un cambio di fase, riconciliare la società catalana divisa come non mai da questi quattro mesi sarà difficile. Il Leader socialista Iceta ha invocato un'amnistia per quelli che vengono considerati "prigionieri politici", ovvero i leader indipendentisti in carcere e il Presidente auto esiliato a Bruxelles Puigdemont. Prima di ricucire le ferite, ha ammonito l'ex Presidente del Parlamento europeo Borrell, è necessario "disinfettarle perché ciò che è avvenuto è qualcosa di pre-democratico, quasi medievale, la pretesa dei nazionalisti catalani è quasi religiosa".

Non c'è da dargli torto se si pensa che Oriol Junqueras, il capo della Sinistra Repubblicana, ha affermato che la scelta elettorale sarà fra il "bene e il male".

C'è un pezzo di Medio Oriente che si sta installando dalle nostre parti nel Mediterraneo, il neo-nazionalismo che sta insidiando molte aree in Europa.

La crisi catalana parla anche a noi, e forse assieme presto o tardi dovremo trovare delle vie d'uscita prima che essa si aggravi con conseguenze imprevedibili.

Da - http://www.huffingtonpost.it/bobo-craxi/il-giovedi-catalano-che-parla-anche-alleuropa_a_23311755/?utm_hp_ref=it-homepage
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