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Autore Discussione: Paolo Magliocco. Quanti partiti di sinistra ha avuto l’Italia?  (Letto 2161 volte)
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« inserito:: Dicembre 04, 2017, 11:15:45 pm »

Quanti partiti di sinistra ha avuto l’Italia?
Scissioni, fondazioni e scioglimenti: nulla come la politica è in perenne divenire

LAPRESSE

Pubblicato il 04/12/2017 - Ultima modifica il 04/12/2017 alle ore 14:16

Paolo Magliocco

Sono almeno trenta le sigle che hanno rappresentato in un modo o nell’altro le anime della sinistra, o del centrosinistra, in Italia prima che la nascita di Liberi e Uguali venisse ad allungare la lista. Tra scissioni, nuovi movimenti, scioglimenti repentini, cartelli elettorali e insuccessi elettorali un elenco completo e preciso è praticamente impossibile e quindi anche in questa scheda manca certamente più di un nome.
 
Negli anni della Prima Repubblica, dal Secondo dopoguerra fino a Tangentopoli, stilare la lista non è poi così difficile. I quattro partiti storici erano PCI (comunisti), PSI (socialisti), PSDI (socialdemocratici) e, volendo, il PRI (repubblicani). Solo alla metà degli anni Sessanta, per l’esattezza nel gennaio del 1964, venne ad aggiungersi il PSIUP (partito socialista di unità proletaria), frutto, appunto, di una scissione causata dall’adesione del PSI al primo governo di centrosinistra guidato da Aldo Moro. Ad andarsene furono personaggi come Emilio Lussu e Lelio Basso. Intanto era entrato in Parlamento anche il Partito Radicale, che nacque in realtà da una scissione del Partito liberale, ma che è sempre stato ascritto alla sinistra e che nonostante molti cambi di nome (Rsa nel pugno, Lista Pannella e Lista Bonino tra gli altri) è rimasto fondamentalmente lo stesso raggruppamento dal 1955 in poi.
 
All’inizio degli anni Settanta arrivano i gruppi che vanno a occupare lo spazio a sinistra del PCI: Democrazia Proletaria (che raccoglie un arcipelago di sigle nate soprattutto con i movimenti studenteschi) e il Partito democratico di unità proletaria, poi diventato il PDUP per il comunismo di Lucio Magri e Luciana Castellina. Negli anni Ottanta invece appaiono i Verdi, fondati nel 1986 e approdati in Parlamento l’anno dopo sull’onda di un grande successo elettorale immediato. Ma quello ambientalista diventa subito un arcipelago che accanto ai Verdi del sole che ride (il simbolo storico, nato dalla battaglia contro il nucleare) vede nascere nel 1989 i Verdi arcobaleno che poi confluiscono la Federazione dei verdi. Ma nell’area della sinistra sarebbe giusto collocare anche il Partito sardo d’azione, erede di Giustizia e libertà e del Partito d’azione, oltre che della storia propria della Sardegna.

Quando il Partito Comunista decide il proprio scioglimento al Congresso di Rimini del 1991, attorno ad Armando Cossutta e Sergio Garavini nasce Rifondazione comunista, che riesce ad accorpare tutto il mondo a sinistra di quello che intanto è diventato il Partito democratico della sinistra di Achille Occhetto. Ma Tangentopoli, il crollo della Prima repubblica e l’arrivo della legge maggioritaria che costringe alle alleanze rimescolano molto le carte e complicano le cose, anche nella definizione di centro, centrosinistra e sinistra. 

 

Nel 1994 arrivano sulla scena i Progressisti guidati da Achille Occhetto che tengono insieme i già citati PDS, Rifondazione comunista, Federazione dei verdi, ma anche quel che resta del PSI, Rinascita socialista e, tra sinistra e centro, Alleanza Democratica di Willer Bordon, La Rete di Leoluca Orlando, e i Cristiano sociali. Due anni dopo, alle elezioni vittoriose del 1996 la coalizione dell’Ulivo conta a sinistra anche il Movimento dei Comunisti Unitari di Famiano Crucianelli e la Federazione Laburista di Valdo Spini. 

Passano due anni e Rifondazione si spacca: i Comunisti italiani di Armando Cossutta si staccano per non togliere il sostegno al governo di Romano Prodi come vuole il segretario Sergio Bertinotti. Nel frattempo il PDS lascia il posto ai DS, Democratici di sinistra, e perde la falce e martello ai piedi della quercia. Ma l’operazione guidata da Massimo D’Alema e poi da Walter Veltroni non riesce a unire tutta la sinistra perché parte degli ex socialisti e socialdemocratici si ritrovano nei Socialisti democratici italiani (mentre altri passano alla fine al centrodestra con il Nuovo PSI, che dunque si allontana dalla sinistra). 

Romano Prodi riunisce invece i suoi attorno a I Democratici, centristi più che di sinistra che poco dopo, nel 2001, aggregano altri pezzi delle formazioni di centro e si trasformano in La Margherita, della quale diventa leader Francesco Rutelli e che dura fino al 2007. A sinistra rispondono con Il Girasole, che mette insieme i Verdi e i Socialisti Democratici ma dura lo spazio delle elezioni. Quando i DS si trasformano in Partito democratico pagano la mossa con la scissione della Sinistra democratica di Fabio Mussi, proprio mentre tutti i partiti alla sinistra dei DS tentano di unirsi nella Sinistra arcobaleno. 

Ma le sigle si sparpagliano di nuovo fino a quando prende vita Sinistra ecologia libertà (SEL), che poi tenta l’avventura europea nel 2014 sotto la bandiera della lista L’altra Europa con Tsipras. Il resto è cronaca: Liberi e uguali deve dimostrare di riuscire a tenere insieme la formazione battezzata Possibile di Pippo Civati, la Sinistra italiana di Stefano Fassina, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista di Roberto Speranza, Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema. E magari, se possibile, anche convincere i potenziali elettori.

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/04/societa/quanti-partiti-di-sinistra-ha-avuto-litalia-GXJr19igTxcTR7d2LQX7TK/pagina.html
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