Le intercettazioni di Rigopiano, il presidente della Provincia Di Marco: "Basta compitini, c'è gente che può morire"
Ecco un nuovo drammatico scambio di opinioni nelle ore che portarono alla morte di 29 persone.
Paolo D'Incecco, responsabile della Protezione Civile della Provincia di Pescara: "Adesso noi dobbiamo fare prima le strade e le scuole, dopo aiutiamo il territorio...fa venire l'esercito, fa venire gli elicotteri”
Di FABIO TONACCI
27 novembre 2017
La turbina destinata a Rigopiano deviata in un altro comune, per acconsentire alle richieste di un sindaco. L'autista che non si trova. I mezzi che si rompono. I litigi tra i dirigenti provinciali. La presunta bugia del Prefetto. Il caos, prima della tragedia. Quel 18 gennaio scorso, mentre a 1.200 metri di altitudine quaranta persone erano intrappolate in un hotel di lusso in attesa di un mezzo spazzaneve che non arrivò mai, le autorità locali andarono nel panico.
E a dimostrarlo ci sono centinaia di intercettazioni agli atti dell'inchiesta per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose (23 indagati finora), aperta dalla procura di Pescara dopo i 29 morti della valanga. Telefonate tra i responsabili della viabilità della Provincia, i cui telefoni nelle ore della tragedia erano ascoltati dai poliziotti della Squadra Mobile per un'altra indagine. E dunque, torniamo ancora una volta al mercoledì 18 gennaio 2017.
“BASTA COMPITINI! C'E' GENTE CHE PUO' MORIRE”
L'ingegnere Paolo D'Incecco, responsabile della Protezione Civile della Provincia di Pescara, è agitato fin dalla mattina. Ha dei problemi di salute e deve gestire da casa tutta l'emergenza neve. Il suo collega, Mauro Di Blasio, alle 8.23 gli fa il punto della situazione, a cominciare dalle richieste d'aiuto arrivate dal proprietario dell'albergo, Roberto Del Rosso. “Abbiamo telefonato a Hotel Rigopiano, ci sta ancora traffico e non prende la corrente, hanno difficoltà a comunicare. Gli abbiamo detto di darsi una calmata, per il momento dobbiamo prima liberare Farindola e dopo possiamo pensare a lui”.
A mezzogiorno il presidente della Provincia Antonio Di Marco si infuria con D'Incecco, discutendo sulla suddivisione delle competenze con i comuni in allarme. “Paolo! In questo momento c'è gente che può perire!”, gli grida. “Nell'area Vestina (dove si trova Farindola, ndr), e in particolare sulla Maiella e a Sant'Eufemia, il compitino non è più la strada provinciale. Con il Prefetto siamo rimasti che se necessario intervengo sulle comunali”. D'Incecco pare avere chiaro che da soli non ce la possono più fare. “Se devi intervenire sulle comunali, devi far venire l'esercito”.
“IL PREFETTO SI E' RIFIUTATO DI CHIAMARE L'ESERCITO”
Chiedere il sostegno dei soldati è una possibilità che però il prefetto Francesco Provolo ritiene non necessaria. Una consigliera provinciale, Silvina Sarra, partecipa al vertice in Prefettura, convocato dopo la prima scossa di terremoto delle dieci e mezzo. Poi si sfoga con D'Incecco: “Con una certa nonchalance il Prefetto, secondo il mio punto di vista, sta sottovalutando lo stato di emergenza...”
D'Incecco: “Adesso noi dobbiamo fare prima le strade e le scuole, dopo aiutiamo il territorio...fa venire l'esercito, fa venire gli elicotteri...”
Sarra: “Il Prefetto ha detto no!”.
D'Incecco: “Se ne assume la responsabilità”.
Sarra: “Sai che è mancato? Il raccordo, perché la sala operativa, aprirla adesso che i sindaci sono arrivati al collasso...”.
D'Incecco: “Sì, hai ragione. Doveva essere aperta dieci giorni fa”.
Il punto non è un dettaglio, in questa storia. E' il motivo esatto per cui i Carabinieri Forestali che hanno condotto le indagini sulla strage al Rigopiano ritengono che il Prefetto Provolo (indagato, insieme a D'Incecco e Di Blasio) abbia mentito. In una nota del giorno prima mandata alla Presidenza del Consiglio e al Viminale, Provolo ha dichiarato di aver convocato il 16 gennaio il Centro di Coordinamento soccorsi per il maltempo che ha colpito il Pescarese. Secondo le testimonianze raccolte dai militari, invece, il Centro è stato aperto “non prima delle 12 del 18 gennaio”. Un ritardo che ha reso la gestione della situazione assai più complicata.
- LA TURBINA “SPRECATA”
Alle 16.45 circa la valanga spazza via l'Hotel, ma nessuno a Pescara se ne accorgerà fino alle 18.30. Nel frattempo saltano i nervi e il Governatore abruzzese se l'è presa col presidente della provincia. “D'Alfonso mi ha dato del pagliaccio davanti a tutti, incluso il prefetto”, si lamenta Di Marco. L'Ingegnere D'Incecco è bersagliato di telefonate dai sindaci, ognuno vuole uno spalaneve. Si è fatto convincere dal primo cittadino di Sant'Eufemia, Francesco Crivelli, a mandargli la turbina prestata d'urgenza da Autostrade per l'Italia. La sua missione è pulire alcuni tratti provinciali intorno a Sant'Eufemia, e tornare indietro. Mentre parla con Crivelli, però, si accorge di aver fatto la mossa sbagliata.
Crivelli: “A me serve per sbloccare la viabilità interna, c'ho gente adesso in piazza e non può rientrare a casa”.
D'Incecco: “Mi hai detto che sono diciotto ore che è bloccata Roccacaramanico, io ho fatto salire questo mezzo tra mille polemiche”.
Crivelli: “Paolo, erano saliti due mezzi...due...”
D'Incecco: “Ascolta...non fare bovinamente solo la tua idea. Questo mezzo sarebbe dovuto andare a Villa Celiera e a Farindola dove sono bloccati! Io mi sono imposto, ho fatto riferimento a delle conoscenze mie personali, l'ho fatto portare con una colonna mobile con il bobcat per andare a sgomberare Roccacaramatico, perché tu mi avevi rappresentato questo problema...mo' arriviamo su e va dentro alle stradine del centro storico di Sant'Eufemia?”.
- LE RICHIESTE DEL GOVERNATORE D'ALFONSO
Crivelli non è l'unico a tirare per la giacchetta D'Incecco. Per accontentare il sindaco di Sant'Eufemia si muove il presidente Di Marco: “Fai queste aperture che ti sta chiedendo e scendi giù”, gli ordina. Alle 18.30 viene chiamato da un geometra della Provincia il quale gli comunica di aver svolto il compito assegnato. Cioè pulire la via di Abbateggio, il comune dove Di Marco è sindaco. “Siamo andati a pulire la strada del presidente, che era incustodita”, riferisce il geometra.
Le “chiamate dall'alto”, dimostrano le intercettazioni, continueranno anche dopo la tragedia. E' il pomeriggio del 19 quando il Governatore D'Alfonso fa la sua richiesta a D'Incecco: “Vorrei un passaggio della turbina di nuovo a Lettomanoppello. E poi se possibile anziché salire per Passolanciano, c'è un piccolo tratto che ostruisce sopra a Pretoro. Vedi di poterlo fare”. Il giorno dopo, quando ormai è chiaro a tutti il disastro che si è abbattuto sull'Hotel Rigopiano e i suoi ospiti, D'Alfonso oltre a chiedere un intervento verso Passo Lanciano, fa presente a D'Incecco che è bene “gestire la situazione documentale nel rispetto della legge”. E per questo, gli preannuncia, ne discuterà con il presidente Di Marco.
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