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« inserito:: Maggio 24, 2017, 11:45:37 am »

Mohammed Rafsanjani: "Troppe armi ai sauditi, ma finiranno ai ribelli come andò con lo scià"
L'intervista integrale con il fratello del defunto ex presidente della Repubblica, Alì Akbar: "Nella regione orientale dell'Arabia è scattata la rivolta.
Gli sciiti lì presenti? Noi sosteniamo chi ci chiede aiuto"

Dal nostro inviato VINCENZO NIGRO
22 maggio 2017

TEHERAN - "Cento miliardi di dollari di armi all'Arabia Saudita? Ma i sauditi non hanno la capacità di usare queste armi, è al di là delle loro possibilità. Io vedo qualcosa di simile a quello che accadde da noi in Iran, ai tempi dello Scià, prima della rivoluzione. Sapete, lo Scià aveva avuto le migliori armi americane, i migliori rifornimenti, il caccia F16, e gli aerei-radar Awacs prima ancora che volassero in America, migliaia di soldati americani sul nostro territorio. Eppure quando vinse la rivoluzione, tutte quelle armi finirono in mano ai rivoluzionari, le sottrassero ai soldati del regime. E così finirà in Arabia Saudita".
 
Si gode una vista celestiale dall'ufficio di Mohammed Hashemi Rafsanjani nel nord estremo di Teheran, alle falde delle montagne, le cime ancora spruzzate di neve. Il fratello del potente ex presidente Alì Akbar scomparso l'8 gennaio scorso, in questi anni ha avuto un suo ruolo ai vertici della politica iraniana. Siede dal 1997 nel Consiglio del Discernimento, è stato presidente della televisione di Stato per 15 anni. Fra l'altro suo nipote Mohsen, il figlio del presidente, venerdì è stato eletto a valanga in consiglio comunale e sarà il nuovo sindaco di Teheran.
 
Mohammed Rafsanjani: "Troppe armi ai sauditi, ma finiranno ai ribelli come andò con lo scià"

Dottor Rafsanjani, il presidente Rouhani ha appena confermato che l'Iran vuole una politica pacifica nella regione.
"Sarà la nostra politica, è quello che faremo. Ma le cose in Arabia Saudita stanno così. Nella regione orientale del paese è iniziata una rivoluzione, e la stanno reprimendo con le armi".

Voi siete pronti a intervenire a sostegno degli sciiti di quella regione?
"Noi non interveniamo negli affari interni degli altri paesi. Ma aiutiamo chi ci chiede aiuto".

Come giudica il risultato del voto che ha confermato Rouhani?
"Il popolo iraniano ha dimostrato di essere convinto e coinvolto dal messaggio del presidente Rouhani. Questa elezione ci offre altri segnali di democrazia. Il grande risultato dell'accordo sul nucleare è stato decisivo, e adesso i suoi piani per sostenere il settore più delicato, quello dell'economia e del mercato del lavoro, hanno convinto gli elettori a confermargli al fiducia".

Non crede che i conservatori proveranno a sabotare Rouhani e il suo governo?
"Abbiamo sempre dovuto sopportare reazioni aggressive, hanno provato ad usare vari strumenti per distruggere i riformisti. Raisi ha detto che saranno osservatori. Bene, Io credo che il presidente Rouhani ne parlerà con la Guida, il messaggio delle elezioni è stato molto chiaro e non c'è spazio per la violenza".

Quali sono le riforme più importanti da portare avanti?
"Di sicuro l'impegno maggiore dovrà essere sull'economia, ma anche su tutto quanto nel sistema iraniano deve essere fatto per favorire gli investimenti, stranieri ma anche iraniani. Spesso investitori iraniani si fermano, evitano di fare nuovi investimenti nel paese per timore che i problemi, le difficoltà burocratiche e legali che conosciamo possano vanificare i loro investimenti. Bisognerà quindi lavorare anche per convincere i paesi stranieri a venire da noi non solo nel settore Oil&gas ma in tutti i settori industriali in cui il capace popolo iraniano. L'obiettivo chiaramente è di ampliare il mercato del lavoro, diversificando solo da petrolio".

Crede che Trump continuerà a tenervi sotto pressione con le sanzioni che gli americani non hanno ancora annullato?
"Le sanzioni sul nucleare sono state ritirate. Altre sanzioni americane per altri motivi, come diritti umani eccetera, sono ancora in piedi. Sono una minaccia al business, ma dovremo affrontare la questione con una politica chiara e serena. Trump in Medio Oriente? Ha iniziato dicendo che spostava il suo interesse dalla sicurezza all'economia dell'America. Diceva che la sicurezza degli altri paesi non è importante per loro. Si accorgerà del contrario, e sarà costretto a cambiare".

Dottor Rafsanjani, suo fratello oggi sarebbe molto felice...
"Era un uomo pieno di rispetto, di umanità. In famiglia per ogni problema, ogni valutazione, ci si rivolgeva a lui. Ma la sua personalità era al servizio del paese, della società. Non solo degli iraniani e dei musulmani. Veniva chiamato a intervenire su questioni dall'Iraq, allo Yemen, alla Palestina. Quando Clinton era presidente gli chiede un intervento per dei rapiti in Libano. Lui si attivò, ma Clinton poi si dimenticò di contraccambiare... Era un riformista, non nel senso dell'appartenenza a un partito o a un altro, ma per la convinzione ideologica che bisognasse cambiare, migliorare la società, e credere nel cambiamento. Oggi sarebbe felice".
 
© Riproduzione riservata 22 maggio 2017

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2017/05/22/news/intervista_rafsanjiani_integrale-166067039/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P6-S2.5-T1
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