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« inserito:: Luglio 30, 2017, 05:53:37 pm »

Mafia Capitale, Bindi: "Sentenza non sconfessa Procura ma scoperchia sistema criminale"

In esclusiva a Repubblica il commento della presidente della Commissione Antimafia

Di ROSY BINDI
21 luglio 2017

La sentenza che ieri ha concluso il primo grado del processo Mafia Capitale non sconfessa il lavoro meritorio della Procura di Roma, che ha scoperchiato un sistema criminale che ha tenuto in ostaggio per anni l'amministrazione capitolina. Anche noi leggeremo con attenzione le motivazioni di una sentenza che ha comunque comminato pene molto severe e, poiché è prevedibile che la Procura ricorra in appello, attenderemo anche le valutazioni dei giudici superiori.

La nostra Commissione ha apprezzato fin dall'inizio i profili innovativi dell'impostazione del Procuratore Pignatone, che ha individuato nell'agire criminale di Buzzi e Carminati le caratteristiche di un'associazione a delinquere di stampo mafioso. Impostazione confermata, tra l'altro, sia dal Tribunale del Riesame che dalla Cassazione. Il coraggio dell'inchiesta Mondo di mezzo sta infatti nel aver superato anche a Roma una definizione di mafia ancorata ai confini geografici, e nell'aver evidenziato come quello mafioso sia soprattutto un metodo che si manifesta in modo palese, attraverso l'intimidazione e la violenza, o in modo ancor più pericoloso attraverso la corruzione, senza che venga meno la sua autentica natura criminale.

Sono anni che sentenze anche passate in giudicato riconoscono che per definire un mafioso non serve il certificato di nascita e tanto meno quello di residenza. E sappiamo quali danni ha provocato la sottovalutazione e la rimozione del fenomeno mafioso in regioni come la Lombardia, il Piemonte, la Liguria, l'Emilia Romagna. Non vorremo si tornasse a pensare che oggi le mafie sono ancora solamente Cosa Nostra, la 'Ndrangheta e la Camorra, con l'aggiunta di qualche organizzazione nigeriana, albanese o cinese. Sarebbe un errore grave, che tra l'altro impedisce di vedere l'evoluzione dei sistemi criminali, la loro adattabilità e il mimetismo con cui sanno stare nel nostro tempo. Non mi pare che la sentenza assolva le responsabilità della politica che dovrebbe invece ribadire la propria gratitudine ai magistrati della Dda di Roma. E da essa comunque traspare l'affermazione circa l'esistenza di strutture criminali pericolose e capaci di una forte penetrazione nel sistema politico e istituzionale.

Nella Capitale il sistema corruttivo, che oggi le mafie prediligono senza incontrare grandi resistenze, coinvolgeva in modo trasversale la politica locale e la pubblica amministrazione.  La configurabilità giuridica dell'art. 416bis è questione che non può distogliere l'attenzione sulla gravità dei fatti oggi accertati.
La nostra Commissione tornerà presto ad approfondire questa vicenda, soprattutto in relazione alla fragilità degli enti locali i più esposti all'aggressione dei poteri mafiosi.
 
© Riproduzione riservata 21 luglio 2017
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