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Autore Discussione: Grossman contro Olmert  (Letto 3040 volte)
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« inserito:: Novembre 08, 2007, 11:28:15 am »

ESTERI

Alla consegna di un premio gelo davanti alle telecamere dello scrittore pacifista che ha perso un figlio in Libano

Grossman non dà la mano a Olmert niente saluto al premier della guerra

dal nostro corrispondente ALBERTO STABILE

 
GERUSALEMME - Grossman contro Olmert. La polemica del grande scrittore israeliano impegnato sul fronte della pace verso il primo ministro cauto e temporeggiatore si è espressa ieri in una forma di pubblico dissenso allorquando in occasione della cerimonia per l'assegnazione del Premio Emet, uno dei riconoscimenti più prestigiosi assegnati dal governo israeliano, Grossman s'è rifiutato di stringere la mano del premier.

Mentre gli altri premiati sfilavano davanti a Olmert per riceverne le congratualzioni, l'autore di "Vedi alla voce: Amore", è rimasto al suo posto e Olmert, scuro in visto, non si è alzato dalla sedia.

La cerimonia, indetta come ogni anno al teatro di Gerusalemme, veniva ripresa in diretta dalla Tv. La sala era piena. Personalità di governo e autorità nelle prime file. Undici personalità della cultura, dell'arte, della ricerca scelti per condividere un premio di un milione di dollari. E Grossman a rappresentare le lettere israeliane ma anche l'impegno politico per la pace, per il dialogo, per la ripresa di quel negoziato che, assieme agli altri due principi della letteratura israeliana, Amos Oz e Avraham Jeoshua, non ha mai smesso di sollecitare. Fino all'ultimo appello al governo, di poche settimane fa, con la richiesta di stabilire contatti con il Movimento islamico, Hamas.

"Suppongo possiate immaginare perché non ho stretto al mano al primo ministro", ha detto Grossman ai giornalisti alla fine della cerimonia. E il pensiero è corso ad un anno fa, al discorso che lo scrittore tenne in Piazza Rabin in occasione dell'undicesimo anniversario della morte dell'artefice degli accordi di Oslo.

Grossman ha peso un figlio, Uri, di 22 anni, nella seconda guerra del Libano, ucciso 48 ore prima che venisse messa in atto la tregua tra Israele e gli Hezbollah, Tregua che era già stata decisa ma che veniva tatticamente rinviata. Olmert comise l'errore di considerare le critche di Grossman sulla condotta della guerra e soprattutto del negoziato che vi avrebbe posto fine come espressioni del dolore di un padre.
Grossman gli rispose dalla tribuna di Piazza Rabin: "Sono, sì, un padre che soffre, ma quello che mi addolora è ciò che lei e i suoi amici state facendo a questo paese".

Quel giorno, al di la della confronto personale, Gorssman invitò Olmert ad uscire allo scoperto, ad assumere un'iniziativa forte, ad osare di abbracciare il dialogo coi nemici e criticò l'atteggiamento del premier che, dopo lesito disastroso della guerra era impegnato a difendere la sua reputazione più che ad aprire un nuovo capitolo. Le cose non sono molto cambiate da allora. C'è il dialogo con abu Mazen, fato di sorrisi, pranzi e strette di mano, ma c'è anche la paura di Olmert di concedere "troppo" ai palestinesi e di doversi trovare esposto agli attacchi dell'opposizione interna. Il consiglio di Grossman non è stato accolto dal premier e lo scrittore non l'ha perdonato.

(8 novembre 2007)

da repubblica.it
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