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Autore Discussione: CONCHITA SANNINO Franco Roberti: "I guadagni dei clan cominciano proprio dal ...  (Letto 1982 volte)
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« inserito:: Agosto 28, 2016, 11:15:38 am »

Antimafia in campo, parla il procuratore: non si ripeterà lo scandalo dell'Irpinia Antimafia in campo, parla il procuratore: non si ripeterà lo scandalo dell'Irpinia

Franco Roberti: "I guadagni dei clan cominciano proprio dal calcestruzzo scadente".
Se un edificio è fatto bene e le norme sono state rispettate non viene giù: di fronte a un forte evento sismico può lesionarsi, non implodere e sparire. L’autorità anticorruzione fa bene il suo lavoro ma non basta, tocca a noi monitorare eventuali legami delle imprese con le mafie


Dalla nostra inviata CONCHITA SANNINO
28 agosto 2016

AMATRICE. "I rischi ci sono, inutile nasconderlo. E la ricostruzione post terremoto è storicamente il boccone ghiotto di consorterie criminali e comitati d'affari collusi", allarga le braccia Franco Roberti. "Però va detto che abbiamo alle spalle gruppi di contrasto consolidati, esperienza, attività importanti. E abbiamo il modello dell'Aquila, che ha funzionato. Siamo pronti ". Lo sguardo del procuratore nazionale antimafia sembra spinto ben oltre le ore del cordoglio. Mentre, invece, fa i conti anche con bocconi di un passato molto somigliante, per certi versi, al dolore di Amatrice e dintorni. "Porto con me ricordi strazianti di quando, da giudice istruttore a Sant'Angelo de' Lombardi, attraversai e provammo a gestire l'immane disastro dell'Irpinia".

Procuratore Roberti, sono comunque due Paesi molto diversi quello dell'Irpinia 1980 (3mila morti e 8mila feriti) e il Centro Italia cristallizzato nel terrore delle 3.36 di mercoledì.
"Certo, eppure le scene di oggi sembrano sovrapponibili a quelle che io vidi ed esaminammo, anche tecnicamente, a Conza, a Sant'Angelo, a Lioni. I volti, i paesi rasi al suolo, la necessità di accettare l'inaccettabile. Ricordo quel maresciallo dei carabinieri, trasfigurato dallo sgomento, che mi disse "Dottò” ora sono sereno perché finalmente ho trovato le bare per mia moglie e i miei tre figli". Sembrava sereno davvero, gli era rimasto un ragazzo. Ma noi all'inizio aprimmo fosse comuni per seppellire le troppe vittime, il rischio di epidemie era altissimo, non c'erano bare, la Protezione civile non esisteva. Poi, ovviamente, dopo mesi, procedemmo alla riesumazione e al riconoscimento ".

Dietro quei morti, al di là del sisma violentissimo, c'erano costruzioni selvagge, calcestruzzo di camorra. E oggi?
"Dietro quelle migliaia di morti c'erano la selvaggia cementificazione e gli affari dei clan: all'inizio individuammo i Nuvoletta. E senza voler minimamente affrettare giudizi, vedo che anche qui nel 2016 sono tanti gli edifici sbriciolati, anche pubblici. Troppi. L'esperienza e le acquisizioni scientifiche e giudiziarie ci dicono che se una casa è costruita bene, se sono state rispettate le norme anti sismiche, di fronte a un evento drammatico quel corpo di fabbrica può lesionarsi, incrinarsi: ma non può polverizzarsi e implodere. Ecco perché, senza azzardare previsioni, immagino ci sia molto da approfondire".

Perché in Irpinia non ci furono clamorose condanne?
"Con i colleghi Ernesto Aghina e Carmelo Barbuto, ci ritrovammo a gestire la ripresa della funzione giudiziaria in una situazione allucinante. Ci concentrammo sui 21 morti provocati dalla disintegrazione di Palazzo Panorama a Sant'Angelo: erano state violate tutte le norme nella costruzione, mandammo a giudizio costruttori, tecnici, e anche il direttore del Genio civile che non aveva fatto nessun controllo. Non a caso, addirittura una delle mansarde di quel complesso era stata offerta gentilmente a un ex procuratore della Repubblica, che era stato già cacciato, ma sotto la cui gestione si erano sviluppati quel cantieri e quelle realizzazioni. E gli imputati furono assolti perché, pur essendo quelle contestazioni tutte verificate, si ritenne che la gravità dell'evento sismico superasse gli esiti di quelle loro condotte. Oggi, per fortuna, con le nuove normative, una sentenza del genere sarebbe impensabile. È cambiata la giurisprudenza, ovviamente. E la sensibilità collettiva".

Poi, da pm a Napoli, avete scritto la seconda tragedia: la Ricostruzione, il più grande salto di qualità della camorra. Un pericolo sempre possibile.
"Quel vissuto e quella conoscenza furono utilissime, per indagare sulla ricostruzione post-terremoto a Napoli. Ritrovammo le stesse magagne, gli stessi imbrogli. Addirittura imparammo a distinguere il calcestruzzo "gettato" da quello "pompato". Le imprese legate ai clan di camorra impiegavano il primo, più scadente e meno sicuro, ma registravano di aver usato il secondo: più sicuro e compatto. Ed è stato allora, all'ombra dello sperpero di quei 9mila miliardi del post sisma su cui si concentrò la commissione Scalfaro, che politici corrotti, boss di camorra e imprenditori collusi si sono seduti allo stesso tavolo. E sono cresciuti insieme. Fagocitando territori ed economia sana, pelle del paese".

I rischi di infiltrazioni, oggi, quanto sono elevati?
"Sono sempre alti ma l'esperienza drammatica del sisma a L'Aquila ci lascia anche un modello importante che ha funzionato bene. Un modello costruito da tutti insieme, dal lavoro della Procura distrettuale della città colpita, dal monitoraggio della Procura nazionale antimafia, dagli uffici giudiziari competenti e naturalmente dall'Anticorruzione ".

Perché ha detto "Non basta l'Anac "? Era uno stop a Cantone?
"Assolutamente no. Intendo dire che l'Anticorruzione fa bene il suo lavoro di prevenzione della corruzione, nella acquisizione e gestione degli appalti. Mentre la procura nazionale svolge il suo monitoraggio sugli eventuali collegamenti mafiosi delle imprese che concorrono agli appalti".

© Riproduzione riservata 28 agosto 2016

Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2016/08/28/news/antimafia_in_campo_parla_il_procuratore_non_si_ripetera_lo_scandalo_dell_irpinia-146745391/?ref=nrct-3
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