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Autore Discussione: "Non prendiamo ordini, guidiamo l'Europa"  (Letto 2251 volte)
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« inserito:: Febbraio 01, 2016, 09:01:49 pm »

Flessibilità, Ue smentisce Renzi: “Fondi per la Turchia? Sono fuori da deficit, è noto già da dicembre”
Il portavoce della Commissione ha detto che i contributi nazionali ai 3 miliardi di euro per contrastare l'emergenza immigrazione "non vengono tenuti in conto ai fini del Patto di stabilità".
Il premier italiano aveva invece sostenuto di essere ancora in attesa di risposte da Bruxelles.
E oggi nella sua enews scrive: "Non prendiamo ordini, guidiamo l'Europa". Ma secondo il Financial Times l'Italia è "come la Grecia: la sua sostenibilità di lungo termine incerta"

Di F. Q. | 1 febbraio 2016

L’unico punto su cui Matteo Renzi ha battuto i pugni sul tavolo venerdì, durante l’incontro a Berlino con la cancelliera tedesca Angela Merkel, riguarda un problema inesistente. I contributi nazionali al fondo da 3 miliardi che i Paesi Ue sono chiamati a versare alla Turchia per la gestione dei flussi migratori, infatti, “non vengono tenuti in conto nel calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità e crescita” e questo è già stato chiarito “a dicembre “. A dirlo è stato il portavoce dell’esecutivo europeo, Margaritis Schinas, che ha spiegato come la precisazione sia nero su bianco in “una nota a piè pagina della Commissione inserita negli accordi” tra i 28, quando è stato raggiunto l’accordo al vertice di dicembre. Quanto alla flessibilità chiesta da Roma per le spese in sicurezza e cultura connesse all’emergenza terrorismo, pari allo 0,2% del Pil, la Commissione deciderà se accordarla “in primavera” e la valutazione si farà “caso per caso ed ex post sulla base di spese fatte”.

Renzi aveva chiesto risposte entro il 4 febbraio, non senza una frecciata a Bruxelles – Schinas ha citato testualmente una nota in cui la Commissione “dichiara che i contributi nazionali alla facility non verranno presi in considerazione per il calcolo del deficit degli Stati membri secondo il Patto”. Una decisa smentita, dunque, alle affermazioni del premier italiano, che aveva sostenuto di essere “da sempre disponibile” a contribuire al finanziamento ma di volere prima delle risposte sul “modo di intendere e concepire questo contributo”, cioè come verrà contabilizzato
. Renzi proprio venerdì aveva auspicato che Bruxelles desse “una risposta prima della conferenza di Londra sulla Siria”, prevista per il 4 febbraio. E si era pure concesso una frecciata sul fatto che “alla Commissione hanno sempre tempo di fare conferenze stampa con i giornalisti, per cui avranno senza dubbio tempo di affrontare questo problema”.

“Non prendiamo ordini, guidiamo l’Europa” – Ora l’istituzione presieduta da Jean Claude Juncker risponde che il problema l’ha già affrontato e risolto, più di un mese fa. Un nuovo schiaffo, dunque, dopo quelli di metà gennaio. E dopo l’altolà lanciato domenica al governatore di Bankitalia Ignazio Visco che chiedeva di rivedere la normativa sul bail in. Renzi dal canto suo non rinuncia alle solite prese di posizione polemiche: “Il nostro mestiere è guidare l’Europa, non andare in qualche palazzo di Bruxelles a prendere ordini“, scrive nella sua ultima enews. “Le cose sono cambiate. Le riforme sono leggi e dopo tre anni di recessione è tornato il segno più nei fondamentali economici. Possiamo tornare a fare il nostro mestiere, dunque. L’Italia per anni aveva un debito morale con le istituzioni europee, e io dico soprattutto con i propri concittadini, perché parlava di riforme che non riusciva a realizzare”.

Financial Times: “Sostenibilità di lungo termine dell’Italia incerta” – Peccato che non la pensi così il Financial Times, che proprio lunedì attacca l’Italia paragonandola alla Grecia. Roma ed Atene rischiano di essere “le due più grandi falle” dell’Ue, strette nella morsa della crisi dei migranti e di un’economia che arranca, è l’analisi dell’editorialista Wolfgang Munchau. “La Grecia è l’esempio più estremo, ma non l’unico” e “neanche il più importante” di “paese esposto a crisi sovrapposte”, scrive Munchau. L’altro esempio è l’Italia. “Sebbene i problemi di Roma siano diversi da quelli della Grecia la sostenibilità di lungo termine del paese è incerta, a meno che non si creda che la sua performance economica migliori miracolosamente quando non vi è ragione alcuna ragione per pensarlo”, chiosa l’editorialista tedesco. In Italia, il problema dei rifugiati in arrivo dal Nord Africa si affianca ad ataviche “questioni irrisolte”: assenza di aumenti di produttività da 15 anni, alto debito che non lascia al governo spazi di manovra fiscali e un sistema bancario con 300 miliardi di sofferenze. Il tutto mentre ben tre partiti, che comunque “non andranno al potere nel vicino futuro”, si interrogano sulla membership alla zona euro, limitando il margine di manovra del governo risolvere tutti questi problemi. Come dimostrano le difficoltà nel varare un piano per ridurre i crediti deteriorati: quello oggetto dell’accordo tra il ministro Pier Carlo Padoan e la commissaria Ue Margrethe Vestager presenta “tutti gli sporchi trucchi della finanza moderna compreso il famigerato credit default swap “. Uno schema che più che essere un “simbolo di ingegneria finanziaria deviata è segno di disperazione “. Ma d’altra parte, a causa delle nuove norme Ue sugli aiuti di Stato “l’Italia poteva fare ben poco”.

Di F. Q. | 1 febbraio 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/01/flessibilita-ue-smentisce-renzi-fondi-per-la-turchia-sono-fuori-da-deficit-e-noto-gia-da-dicembre/2422771/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2016-02-01
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