Di Battista: “Capisco i dubbi di Taverna e Fico ma senza Pd non abbiamo i numeri”
L’onorevole grillino: “Modello tedesco, non possiamo fare un copia e incolla”.
E scherza sul nome del figlio: “O Edoardo o Filippo, deciderà Beppe”
Pubblicato il 03/06/2017 - Ultima modifica il 03/06/2017 alle ore 07:07
Federico Capurso
ROMA
Una città dopo l’altra, Alessandro Di Battista torna a girare l’Italia. Questa volta in ballo non c’è un referendum ma le elezioni amministrative che si terranno a giugno. Anche a Ardea, vicino Roma, c’è molta gente ad aspettarlo. Sale sul palco. Gli altoparlanti fischiano. «Questo è quello che succede a chi non prende i rimborsi elettorali», dice alla platea grillina, che risponde con uno scroscio di applausi.
Onorevole Di Battista, nel Movimento sono in tanti a non volere questa legge elettorale. Si sta rompendo qualcosa?
«Senza di noi non si sarebbe fatto nulla. Nel Movimento c’è una normale discussione, ma siamo compatti».
La senatrice Paola Taverna ha detto che al tavolo con il Pd non si sarebbe nemmeno seduta…
«Io un po’ Paola la capisco. Sappiamo che questi personaggi sono politicamente pericolosi, ma non abbiamo la maggioranza per approvare da soli una legge elettorale».
Eppure l’accordo è con Matteo Renzi, che in questi stessi giorni avete definito “sovversivo”. Non è una contraddizione?
«La legge elettorale si deve fare con tutto il Parlamento e solo così riusciremo a dare al Paese una legge costituzionale. Continuo a pensare che per Renzi la politica sia solo una spartizione di potere. Da privato cittadino fa ricatti alle istituzioni, senza il coraggio di dire “io voglio far cadere il governo”. Lo fa fare a quelli di Ncd. Mentono tutti e mentono sempre».
La maggioranza Pd-Ncd scricchiola, ma anche Roberto Fico dice di non fidarsi del Pd e ha messo in dubbio l’intesa sulla legge. Ha fatto bene?
«Di base non ci si deve mai fidare di nessuno. Ma noi abbiamo fatto votare i nostri iscritti. E quelli che sono portavoce in Parlamento devono rispettare il mandato che hanno ricevuto».
Nessuna opinione fuori dalla linea dettata dal blog è accettata?
«Ma figuriamoci. Non mi sono mai sentito imbavagliato da nessuno. Le decisioni importanti devono essere prese dagli iscritti e rispettate dai portavoce: questo è il nostro sistema».
Quali paletti ci sono da parte del Movimento sulla legge?
«Dobbiamo ottenere una legge elettorale il più possibile vicina al modello tedesco e siamo convinti che riusciremo a ottenerlo. Non è che possiamo fare un copia e incolla. Esistono dei principi generali, e sono quelli su cui noi siamo inamovibili».
Perplessità tra i Cinque stelle sono state sollevate anche sulla data del voto, che si vorrebbe posticipare a dopo la manovra. Sono fondate?
«No, dobbiamo andare al voto il prima possibile. A settembre va benissimo. Si può anche parlare di manovra, ma io vedo che il Parlamento è bloccato dal 4 dicembre. Sarà impossibile approvare le vere leggi che servono al Paese senza andare al voto».
Con il voto anticipato anche questa estate sarà “on the road”…
«Dopo la campagna referendaria in scooter, sono diventato pratico delle strade d’Italia. Ma a partire da questa estate, per ragioni personali, dovrò trovare un mezzo più sicuro. Diventerò padre. Sarà maschio ma siamo indecisi se chiamarlo Edoardo o Filippo. Diciamo che se non ci mettiamo d’accordo, lo lasceremo decidere a Beppe».
Farà anche il ministro oltre al padre?
«Per me è sempre stato importante cosa fare. Non chi lo fa. La mia disponibilità vuol dire impegnarmi il più possibile, anche questa estate, per portare più consenso possibile al Movimento. Sono diventato sufficientemente diplomatico, no?»
Il pm Nino Di Matteo ha detto di essere pronto a un “impegno civile”. Potrebbe essere il vostro ministro della Giustizia. È un buon nome?
«Siamo ben contenti che persone importanti diano la loro disponibilità, ma questo non significa che chi si mette a disposizione sarà poi all’interno della squadra di governo».
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