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Autore Discussione: Enrico ROSSI La Toscana per una nuova sinistra  (Letto 2544 volte)
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« inserito:: Giugno 08, 2015, 05:37:15 pm »

La Toscana per una nuova sinistra
Pubblicato: 01/06/2015 19:33 CEST Aggiornato: 02/06/2015 11:09 CEST

Enrico ROSSI

Il risultato elettorale toscano dimostra che il Partito Democratico può essere una comunità plurale e radicalmente alternativa alle destre. Renzi ha intuito per tempo il radicamento territoriale e i meriti di una sinistra di governo, e noi abbiamo conservato una visione e un pensiero indipendenti. Questo ci ha portato a conservare la nostra forza e a riscoprire il primato della politica come punto d'attacco per la crisi e i suoi effetti. Molti erroneamente pensano che la Toscana è una roccaforte, dove il voto sarebbe scontato. Non è così.

La crisi ha trasformato la società italiana e la Toscana è in Italia. In cinque anni sono accadute tante cose. Crisi industriali senza precedenti. Crollo dell'occupazione. Crisi finanziarie. La nostra strategia è stata un'azione d'urto per arginare e contenere gli effetti di questo arretramento sociale ed economico. Non abbiamo mai ceduto al principio della centralità del lavoro e della manifattura. Non abbiamo mai smesso di inseguire il patto tra capitale sano e lavoro. Tenendo insieme queste due forze abbiamo salvato la Toscana, mostrando capacità di resilienza. Così abbiamo contenuto il crollo del Pil, dell'occupazione e siamo stati in grado di aprirci sempre di più al mondo soddisfando con il nostro export una crescente domanda internazionale dei nostri prodotti.

Abbiamo seguito oltre 180 crisi aziendali. Tutto questo ha avuto il suo riscontro nelle urne. Gli elettori, pur nel considerevole calo dell'affluenza, ci hanno premiato. La città simbolo è stata Piombino, con il 60%. Città operaia, attraversata da una profonda crisi siderurgica, che abbiamo salvato con l'impegno nostro e del Governo; Piombino riassume il senso della sinergia tra noi e Renzi. Mi hanno chiesto più di una volta a quale corrente sono iscritto. Non credo alle correnti e personalmente dichiaro senza autocensure di appartenere alla tradizione comunista e berlingueriana, da cui provengo per formazione e che mi ha insegnato la lotta politica, l'arte del governo e la necessità imprescindibile della "connessione sentimentale" con i lavoratori, il territorio e i cittadini.

L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro recita il primo articolo della Costituzione. Se il lavoro viene meno, anche la democrazia entra in crisi. La campagna elettorale è stata lunga e a tratti faticosa. Intrecciata anche a impegni amministrativi. Ho seguito le crisi drammatiche di due aziende. La People Care e la Smith Bits. Due casi emblematici del capitalismo che distrugge il lavoro. Un call center con oltre 400 operaie esterne con contratti precari in scadenza e senza nuove commesse. Un'importante industria produttrice di punte escavatrici assorbita da un grande gruppo di servizi petroliferi che ha deciso in tronco di mandare a casa 250 operai specializzati.

Il contrario del patto tra capitale e lavoro. Anzi la rottura tra territorio e forze produttrici. Il modello toscano, se è lecito parlare di un modello, si è retto invece sulla fiducia e sulla integrazione tra forze produttrici. E i lavoratori hanno compiuto un grande sforzo caricandosi i costi della crisi ma operando responsabilmente per tenere in vita le fabbriche e le produzioni. Tutto questo dovrebbe ispirare una riforma del sindacato nella direzione della cogestione e della contrattazione decentrata. Non possiamo trascurare il nesso che corre nel paese tra la crisi della sinistra e la sofferenza del mondo del lavoro, della scuola, della sanità. Il debito pubblico e l'austerità continuano a deprimere spesa pubblica investimenti e servizi. Io stesso sono arrivato in ritardo a concepire un'ulteriore riforma del sistema sanitario regionale. Avrei dovuto farlo prima.

I servizi e il welfare sono i primi a correre rischi in questo ciclo di "stagnazione". Questo ritardo ha pesato in parte anche sul voto. Oltre alla crisi economica persiste un rischio di disgregazione dell'Europa sotto le spinte di opposti populismi e nuovi sovranismi, che però a differenza della troika e delle forze del 'concerto' (Francia, Germania per prime) intercettando il disagio dei 25 milioni di disoccupati (5 in Italia) sulle cui spalle crolla la capacità di tenuta del progetto unitario europeo. Anche in Toscana arrivano i venti di questa disgregazione che si legge nel risultato dei 5 stelle e della Lega.

La Lega inoltre sta ristrutturando la crisi della destra post-berlusconiana. Anche se in Toscana è mancata una vera sfida con antagonisti di peso, la destra, come altrove, ha colmato il suo vuoto di pensiero e di leadership moderata e presentabile virando bruscamente verso il populismo xenofobo e neo-fascista di Salvini. Le sue ruspette giocattolo, le sue parole d'ordine violente e superficiali e la propaganda come spettacolo televisivo sono il male oscuro della cattiva politica. Il risultato è una dissociazione dalla realtà che isola il disagio e lo trasforma in odio.

Gli imprenditori della paura sono i veri nemici del paese e sono il frutto avvelenato della crisi della nostra civiltà e dell'Europa.

Tuttavia la soluzione a questa deriva non è solo culturale, linguistica, giuridica, ma anzitutto economica. Intendo di economia politica. L'Europa avrebbe bisogno di un vero e proprio 'momento rooseveltiano'. In un documento riservato concepito da Renzi e destinato al prossimo consiglio d'Europa di fine giugno (COMPLETING AND STRENGTHENING THE EMU) ci sono due punti di forza: l'istituzione di un fondo comunitario per la disoccupazione e una politica fiscale unica. La condivisione del rischio dunque e un welfare europeo.

Tutto questo potrà attuarsi se nasceranno partiti e sindacati veramente europei. La rinascita del socialismo in Europa alla luce degli stravolgimenti globali è e dovrebbe essere l'orizzonte della sinistra italiana e della sua storia migliore. Sento il mio impegno da questa parte e mi impegnerò anche sul fronte nazionale ed europeo anteponendo le cruciali sfide ad ogni opportunismo tattico e ideologico.

DA - http://www.huffingtonpost.it/enrico-rossi/la-toscana-per-una-nuova-sinistra_b_7485958.html?utm_hp_ref=italy
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