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Autore Discussione: Roberto Cotroneo - Che fine ha fatto Beppe Grillo?  (Letto 2624 volte)
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« inserito:: Ottobre 26, 2007, 06:31:37 pm »

Che fine ha fatto Beppe Grillo?

Roberto Cotroneo


Fino a poco tempo ci si chiedeva: chi ha paura di Beppe Grillo? Il blog che arriva fino a 30mila accessi al giorno, il j’accuse quotidiano contro la classe politica, il difensore contro i poteri forti, e per ultimo l’uomo del vaffa day, della giornata del dileggio, del momento del giudizio universale di un Paese che avrebbe dovuto abbracciare l’antipolitica come unica e più efficace forma di sopravvivenza ancora praticabile e possibile. Ma è passato poco più di un mese da quella che sembrava un’ondata, o peggio, un terremoto politico, e di Grillo non si sente quasi più parlare. La politica lo ha espulso, persino quei pochi politici che gli avevano dimostrato una blanda simpatia ora lo ignorano.

E il popolo di Grillo, pronto a ridere e ad arrabbiarsi, se n’è tornato a casa, a fine spettacolo, dimenticando abbastanza presto tutto quello che aveva condiviso, e su cui aveva ridacchiato.

Ma cosa è successo? E perché il fenomeno Grillo sembra destinato se non a un tramonto, almeno a un ridimensionamento molto evidente? Sono successe tre cose, innanzi tutto. Tre eventi che hanno cambiato gli scenari in questo ultimo mese. I tre milioni e mezzo di elettori per le primarie del partito democratico sono la prima risposta, e la più importante. La politica è una cosa seria, e non è una cosa per comici indignati. La vita dei cittadini, le sicurezze, e le paure non sono materia per qualche invettiva. Quelle vanno bene finché c’è il palcoscenico, ma finiscono appena il sipario si richiude. Si è detto che le primarie sono state una efficace risposta all’antipolitica. È decisamente vero. E il contraccolpo Grillo deve averlo percepito. Sabato scorso, quelli che hanno scelto di stare più a sinistra del Partito democratico, sono scesi in piazza, senza vaffa, ma con le loro idee, ed erano al’incirca un milione. Seconda risposta dei cittadini, i più radicali, all’antipolitica. E se andiamo a destra, la manifestazione di Roma, organizzata da Alleanza Nazionale ha avuto un seguito e un successo che certamente nulla aveva a che fare con le battaglie di Grillo. Questi sono i primi elementi che devono far riflettere, e soprattutto non sono gli unici. Ce ne sono altri più profondi, che per certi aspetti mostrano un paese sano e responsabile. Grillo ha schiacciato il piede dell’acceleratore in una sorta di autocompiacimento esagerato. Non ha risparmiato nessuno. Basta leggere il suo blog per capire che non c’è salvezza secondo lui, che non ci sono vie di uscite e che non ci sono distinguo. Lui appartiene a una categoria che non ha mai avuto troppa fortuna, quella degli apocalittici: ha alzato il volume della protesta e lo ha diffuso ovunque. Come degli altoparlanti a tutto volume che a un certo punto non senti più, come la musica di sottofondo che trovi negli aeroporti, e che non è più niente, se non altro perché ti scorre addosso 24 ore su 24 senza interruzione. Ha usato tutti gli strumenti del dileggio, del lazzo, della battuta, persino del turpiloquio, a cominciare dal "Vaffa Day" che in un primo momento farà sorridere ma poi stanca come un piatto cucinato con troppi ingredienti e soprattutto troppi condimenti. Ha pensato di avere un ruolo da capopolo, e si è sbagliato. Il popolo va, ride, si diverte, poi torna a casa, ci dorme sopra, rimane indignato, ma vuole qualcuno che gli spieghi come fare a uscire da mille situazioni che lo angosciano. Ma soprattutto vuole distanza e competenza. E non c’è nulla da fare. La competenza i comici non ce l’hanno, a loro è riservato il compito, semmai, di squarciare il famoso velo di Maya, e mostrare la realtà delle cose a chi non riesce a vederle.

Beppe Grillo non ha squarciato il velo, non ha mostrato un’idea del mondo migliore, ma ha menato fendenti ovunque, come fosse la marionetta furiosa di Orlando Furioso in un teatro dei pupi. Ma, per citare i Blues Brothers, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. E il Vaffa Day è una di quelle cose che possono avere soltanto un tipo di futuro. Se tu porti in piazza le persone per mandare "a vaffa" tutta la classe politica, l’intero mondo imprenditoriale, gli intellettuali, mezza magistratura, e qualunque cosa ti capiti a tiro, compresi rumeni e immigrati con affermazioni che suonano perlomeno razziste, o ti sostituisci qualunquisticamente a tutti - classe politica e imprenditoriale, maître à penser e magistrati, ministri e giornalisti - con le conseguenze immaginabili e paradossali, o alla fine smetti di essere credibile e non ti rimane quasi più nulla da dire.

Grillo non si è reso conto, in sostanza, che la legge dello spettacolo è sempre la stessa, dalla commedia di Aristofane a oggi. Il seguito di pubblico dura lo spazio teatrale del "Vaffa Day" o lo spazio del suo Blog (che è una forma di teatro moderna e inedita) ma rimane pur sempre uno spazio teatrale: hai dei tempi, una durata, ma alla fine si torna tutti a casa. E cominciano le cose serie. Grillo non è un capopolo, in realtà, è un capopubblico, se vogliamo coniare un neologismo, e c’è una notevole differenza.In fondo le risposte a Grillo di questo mese dicono che la gente lo sta a sentire ma alla fine non si fida. Perché non si chiede alla politica altro che competenza e appunto distanza, che in questo caso è sinonimo di autorevolezza. E su questo Ilvo Diamanti, in un suo editoriale di un mese fa su "Repubblica" aveva perfettamente ragione. Chi ha protestato assieme a Grillo, tirando fuori istinti non proprio esemplari lo ha fatto perché chiedeva alla politica maggiore serietà, e perché non vuole vedere più i politici in televisione che litigano nei talk show e mangiano bucatini cucinati dallo chef alla moda.Solo che poi è solo la politica che può guarire la politica, non c’è qualunquismo o poujadismo che tenga. Le notti dove tutte le vacche sono nere, per dirla con Nieztsche, non portano a nulla. Non sappiamo cosa stia escogitando di nuovo Beppe Grillo, se ha intenzione di mettere in campo un’altra manifestazione, o di inventarsi qualcosa di diverso, certo la sua ridondanza non gli ha giovato e non l’ha aiutato. Ed è probabile che il popolo del suo blog coincida in parte con gente che ha votato alle primarie, ha manifestato con Rifondazione o Sinistra democratica, o magari con Fini. Trasformando Grillo in poco più di un fenomeno di costume, che poi è il destino di tutti gli apocalittici.

roberto@robertocotroneo.it



Pubblicato il: 26.10.07
Modificato il: 26.10.07 alle ore 12.42   
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