L’intervista
Grillo: «Le piazze non funzionano più I divieti tv? Forse ho sbagliato»
Il leader dei 5 Stelle: pronti al dialogo su Rai e reddito di cittadinanza
Di Emanuele Buzzi
Una nuova fase per i Cinque Stelle. Beppe Grillo la racconta partendo dall’incontro con il nuovo inquilino del Quirinale, ma soprattutto parlando di una possibile apertura al dialogo con tutti (Pd compreso) su Rai e reddito di cittadinanza.
Ha appena incontrato il presidente Mattarella. E i suoi primi commenti sono stati molto positivi.
«È difficile valutare un incontro come una seduta psicoanalitica. In questa occasione Mattarella mi è sembrato una persona gentile, sensibile ai temi del Movimento, dalla lotta alla corruzione alla mafia - che ormai è cambiata, è diventata quasi a norma di legge, 2.0 -, al reddito di cittadinanza, su cui sembrava molto d’accordo. Abbiamo speso tempo per far capire al presidente che non sono come mi descrivono, quello che urla, e credo sia rimasto piacevolmente sorpreso».
Pensa sia possibile aprire un dialogo con Mattarella?
«Assolutamente sì. È già un buon inizio. Lui ovviamente deve essere al di sopra delle parti, mi sembra un garante della Costituzione molto preparato, anche se non sta a me giudicare».
Ora la vostra battaglia è il reddito di cittadinanza, in commissione Lavoro al Senato.
«Sì, il reddito di cittadinanza è vedere il mondo del lavoro in un altro modo, è un diritto civile. Ed è anche uno dei nostri due punti cruciali in economia insieme al referendum sull’euro. Si tratta di dare una occasione alla gente».
La vostra proposta costa 15,5 miliardi. In tempi di crisi e di tagli dove pensa possiate trovare le coperture? Chi ne potrà usufruire?
«È destinato a chi perde il lavoro, a chi non lo raggiunge. Sono 780 euro al mese, ma varia a secondo del numero dei componenti familiari. Penso a una coppia con figli, lei casalinga: gli si potrà garantire 1.200-1.300 euro. Nel frattempo chi ne usufruisce segue un percorso con lo Stato. Gli si offrono due-tre lavori, se non li accetta, perde il reddito. Cambierà anche il rapporto con lo Stato, i sindacati, le imprese: un conto è che puoi licenziare con il Jobs act che si abbatte come una scure con alle spalle il reddito di cittadinanza, un altro conto senza. Dobbiamo tenere presente una cosa: in Italia solo il 40% delle persone ha un reddito da lavoro, il 30% sono figli, persone a carico, il 20% vive da reddito indiretto - con le pensioni - e il 10% con i sussidi».
E per le coperture?
«I soldi li troviamo. Spendiamo 45 miliardi per gli armamenti, 20 per la formazione professionale. Poi c’è il gioco d’azzardo e le persone che hanno 2-3 milioni di euro di reddito. Se gli prendi lo 0,5-l’1% a questo scopo non credo siano contrari. Discuteremo anche con la Cei...».
In commissione avrete una audizione. Voi proponete di ritoccare l’otto per mille. Quale crede sarà la posizione della Chiesa?
«Ne discuteremo, ma credo che papa Francesco sarà sulla nostra stessa lunghezza d’onda».
Sul «Corriere» Tito Boeri (Inps) ha parlato di reddito minimo, Libera di Don Ciotti è in sintonia con l’idea, Sel ha presentato una proposta che ha dei punti di contatto con voi, la minoranza pd si è mostrata sensibile all’argomento: pensa che ci possano essere convergenze?
«Sono contento che se ne parli. Io auspico tutte le convergenze del mondo. Bisogna capire che la povertà va affrontata come una malattia, non come un reato. Se ci sono proposte, siamo aperti a qualsiasi discussione. Noi il reddito di cittadinanza vogliamo farlo e vogliamo che sia chiaro che il merito è del M5S».
Siete disposti a trovare una mediazione?
«Assolutamente sì. Per noi il principio è che nessuno deve rimanere indietro, sennò vanno su le destre, i fascisti, le persone che...».
A proposito di destre, a Roma sabato c’è stata la manifestazione della Lega di Matteo Salvini a cui ha partecipato anche CasaPound. Alcuni sondaggi dicono che Salvini possa sottrarre voti al Movimento...
«Sinceramente non so dove Salvini possa arrivare. Decideranno gli elettori. Io non ho niente contro Salvini, se decideranno di seguirlo terranno presente anche che la storia della Lega è diversa dalla nostra. La Lega è stata al governo, è artefice del patto di Dublino e ha investito fondi in Tanzania. La gente è confusa, andiamo sul palco e diciamo tutti la stessa cosa, ma noi abbiamo sempre fatto le cose che abbiamo detto».
Senta, Roberto Fico ha parlato di una riforma Rai, una tv senza l’influenza dei partiti, un’idea condivisa nei principi anche dal governo...
«Sì, se ci atteniamo ai contenuti. Poi ci sono odi interni e invidie, tante nostre proposte sono state bocciate a priori. Se superiamo questo scoglio, come abbiamo sempre fatto sulle cose buone, su Rai e reddito di cittadinanza dialoghiamo con tutti, anche con il Pd. Ma ci deve essere onestà intellettuale».
Si è detto «stanchino», parteciperà alla prossima campagna elettorale per le Regionali?
«Nelle liste per le Regionali abbiamo persone di prim’ordine. Le piazze non funzionano più. Resteremo sotto il palco, staremo a contatto con la gente. Io già faccio gli autogrill, mi sento un attivista come lo ero nel 2005-2006».
Ma andrà in tour?
«Non come prima: ho dei sostituti meravigliosi. Il Movimento non è una cosa che possiamo gestire solo io e Casaleggio, siamo cresciuti, abbiamo altri numeri».
Molti volti del direttorio e non solo sono più spesso in televisione...
«Sono sempre contrario ai talk show, ma ognuno è libero di scegliere il da farsi. Alla tv credo meno perché siamo un Movimento nato in Rete però capisco che ci sia una fetta di elettorato che si informa con i canali tradizionali. Può essere che forse abbia sbagliato io».
Ma davvero crede a una Rai senza partiti?
«La vedo necessaria. Sa cosa mi ha colpito in questi giorni?».
Dica.
«Il fatto che Ei Towers (la società controllata da Mediaset ha lanciato l’opas su Rai Way, ndr ) abbia una struttura congegnata esattamente come Rai Way. Non un caso: è scandaloso, vuol dire che era già tutto preparato».
4 marzo 2015 | 07:23
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