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Autore Discussione: Lorenzo Cremonesi Lotta all’Isis, tutti d’accordo Ma il dilemma è: con o ...  (Letto 2229 volte)
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« inserito:: Settembre 23, 2015, 10:10:01 am »

l’ANALISI
Lotta all’Isis, tutti d’accordo
Ma il dilemma è: con o senza Assad?
La Russia preme. Ma la vaghezza occidentale è specchio della complessità della situazione. Il presidente siriano Assad ha responsabilità gravissime sulle origini del caos siriano e nella genesi di Isis e non può essere parte della soluzione

Di Lorenzo Cremonesi

Un moto di profondo fastidio. È la reazione spontanea che viene a leggere le dichiarazioni di Bashar Assad nelle interviste rilasciate ai media russi e del regime siriano. Che diritto ha lui, che è alle origini del problema profughi nel suo Paese, di giudicare l’atteggiamento europeo nei confronti delle masse di disperati che premono alle nostre frontiere? L’arroganza con cui il presidente siriano accusa l’Occidente di aver aiutato Al Nusra e i gruppi qaedisti torna a ricordarci le gravissime responsabilità della dittatura siriana e l’ipocrisia della sua propaganda. In qualche modo l’avevamo dimenticato. È vero infatti che i crimini commessi da Isis da oltre un anno sono talmente gravi e plateali che le brutalità e le violenze perpetrate dalla dittatura siriana sin dai primi giorni delle rivolte nella primavera del 2011 passano in secondo piano.

Siamo tentati di pensare che tutto sommato Assad è il meno peggio. Viene naturale il parallelo con Gheddafi. Di fronte al caos libico, sono in tanti anche tra gli ex rivoltosi a Tripoli e Bengasi a ritenere che tutto sommato sarebbe stato meglio tenersi il Colonnello. Eppure, non va dimenticato che Assad e la sua Nomenklatura hanno davvero responsabilità gravissime sulle origini del caos siriano e persino nella genesi di Isis. Furono loro a liberare dalle carceri assassini e qaedisti con il fine preciso di criminalizzare le opposizioni. Furono loro a bombardare per primi indiscriminatamente città e villaggi, a colpire i civili con armi chimiche, a lanciare le loro milizie brutali con l’ordine di terrorizzare, torturare, reprimere in ogni modo. Furono loro a uccidere medici, infermieri e farmacisti per negare assistenza alle vittime degli scontri nelle regioni contese, a dare caccia spietata ai leader della resistenza laica e moderata, ignorando largamente i gruppi estremisti funzionali al progetto di spingere la comunità internazionale a desistere dai progetti di intervento per defenestrarli.

Oggi Teheran e soprattutto Mosca ribadiscono il sostegno al loro alleato. In realtà c’è poco di nuovo. Si tratta di una scelta di continuità politica e strategica. Tra il Cremlino e il regime siriano esiste un’amicizia storica, precede la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, risale agli albori della Guerra Fredda. A fronte di questa politica tanto chiara, l’Occidente appare molto più titubante, indeciso. Non è neppure impossibile che prossimamente Putin possa persino spingere Obama ad accettare alcuni dei suoi punti. Tuttavia, occorre capire i motivi della vaghezza occidentale.

Le titubanze americane ed europee non sono solo debolezza, piuttosto lo specchio della complessità della situazione. In Libia sono stati commessi errori catastrofici. Del resto li ha commessi anche la Russia in Cecenia (ma sono molto meno discussi per il fatto che la stampa è stata metodicamente censurata). Soprattutto resta la consapevolezza che Assad, in quanto causa integrante della crisi siriana, non può essere parte della soluzione. E qui sta il grande dilemma. Il consenso sulla necessità di eliminare Isis è granitico. Resta da capire se ciò va fatto con Assad, o senza di lui.

17 settembre 2015 (modifica il 17 settembre 2015 | 09:52)
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Da - http://www.corriere.it/esteri/15_settembre_17/srias-dilemma-eliminare-isis-assad-o-senza-lui-0ee314f0-5d06-11e5-aee5-7e436a53f873.shtml
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