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Autore Discussione: Un anno di Tutor, che successo... (articolo ipocrita fatto per bamboccioni ndr)  (Letto 2483 volte)
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« inserito:: Ottobre 22, 2007, 11:20:25 am »

MOTORI

La velocità è la prima causa della mortalità su strada.

Lo dimostra la Polizia Stradale che ha appena reso pubblici i dati sull'uso del sistema di rilevazione automatica della velocità

Un anno di Tutor, che successo scende del 50% la mortalità

di VINCENZO BORGOMEO


Crolla un tabù: la velocità è la prima causa della mortalità su strada. Lo dimostra in modo inequivocabile la Polizia Stradale che ha appena reso pubblici i dati sull'uso del Tutor, il sistema di rilevazione automatica della velocità media in autostrada. I risultati sono clamorosi e una cosa del genere - va detto - non si era mai vista nella storia della sicurezza stradale: da un anno all'altro su alcuni tratti autostradali il tasso di mortalità diminuito del 50% e quello relativo ai feriti del 34%.

Il Tutor insomma funziona: dove è montato - 1.120 km di carreggiate che diventeranno 1.700 entro la fine del 2008 - il tasso di mortalità è letteralmente crollato. Soprattutto considerando che nella rimanente rete autostradale la diminuzione è stata appena del 6,71% e, per quanto riguarda i feriti, solo dell'11,44%.

Dove c'è il Tutor infatti si rispettano in pratica i fatidici 130 orari: le velocità medie sono diminuite di 16 km/h e quelle di punta addirittura di 23 km/h.

Insomma, che la velocità fosse un pericolo, al di là dei tanti luoghi comuni e delle tante dichiarazioni (una per tutte, quella celebre dell'ex ministro dei Trasporti Lunardi "E' più sicura una Mercedes a 160 che una Panda a 100") lo dimostrò tempo fa anche un'inchiesta della rivista Quattroruote che provò in modo inequivocabile come proprio sui tratti autostradali migliori, quelli a tre corsie, senza curve e con l'asfalto perfetto c'erano più incidenti mortali: lì le auto presumibilmente corrono di più. Ma si trattava di supposizioni (non c'erano prove che le macchine andassero davvero forte sulle tre corsie), oggi invece le statistiche non lasciano spazio a interpretazioni.

Certo, si potrà ancora discutere a lungo se la velocità sia la prima causa dell'incidentalità, ma la dimostrazione che sia la prima causa della mortalità (sia pure intendendola solo come causa di aggravamento delle conseguenze degli impatti) è già un primo passo importante. Che non sarà privo di conseguenze: il Tutor si espanderà a macchia d'olio, in un primo tempo sui tratti autostradali dove ci sono più morti (entro l'anno sulla A1 Milano - Bologna; sulla A4 Bergamo - Brescia; sull'estensione A14 e sulla A7 Serravalle - Genova) e poi, in pratica, su tutta la rete autostradale.

E si andrà anche oltre, con la sua applicazione in città e sulle statali: a Torino il sistema è già operativo su Corso Regina Margherita, a Roma sta per essere montato su 4 sezioni sulla Via del Mare e a Genova su tre parti della sopraelevata.

Al Tutor infatti non si sfugge: funziona anche con la pioggia e con la nebbia, con visibilità ridotta fino a 30 m, cioè quasi nulla. In più fa finalmente giustizia: è in grado di capire che mezzo sta passando, ossia un camion, un furgone o un'auto, e quindi controllare la relativa velocità massima consentita: con il Tutor i Tir che viaggiano a più di 100 all'ora non la passano più liscia come avveniva con l'Autovelox o con i sistemi radar.

Le multe arrivano in automatico a casa dei trasgressori ma, la cosa più clamorosa, consiste nel fatto che sul Tutor sono tutti d'accordo, anche le associazioni di consumatori che hanno addirittura collaborato con la Polizia Stradale e la Società autostrade per metterlo a punto. E non è un caso che fra i tifosi più accaniti di questo sistema ci sia anche l'Asaps, associazione amici polizia stradale impegnata come poche altre sul fronte della sicurezza stradale: "Il Tutor ha compiuto un anno - ci ha raccontato il presidente Giordano Biserni - gli facciamo i migliori auguri e siamo orgogliosi dei suoi primi 12 mesi di vita.

Il 'bambinò è cresciuto davvero bene...".

(22 ottobre 2007)

da repubblica.it
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