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Autore Discussione: Giulia Belardelli. - Ebola in Africa occidentale.  (Letto 2062 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2014, 11:18:07 pm »

Ebola in Africa occidentale. Giovanni Rezza: "Epidemia senza precedenti.
In Italia meno rischi, non ci sono voli diretti"
L'Huffington Post 

Di Giulia Belardelli

Pubblicato: 30/07/2014 17:38 CEST Aggiornato: 5 minuti fa

L'epidemia di ebola che ha investito l'Africa occidentale è "senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione può solo peggiorare", con il "rischio reale" che vengano colpiti "altri Paesi". È pesantissimo l’allarme lanciato dal direttore delle operazioni di Medici Senza Frontiere, Bart Janssens, in un'intervista al quotidiano La Libre Belgique. Da marzo a oggi oltre 1.200 casi registrati e almeno 672 morti, un bilancio che fa paura anche alle istituzioni europee. Per capire quali sono i reali rischi abbiamo intervistato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo il quale la situazione “è molto grave”, anche se in Italia il rischio di un contagio è estremamente basso, non avendo voli diretti da e per i paesi più colpiti.

Professor Rezza, si parla dell’epidemia di ebola in corso in Africa occidentale come di un’epidemia senza precedenti. In una nota la Commissione europea l’ha definita “la più grave di sempre”. Ci può spiegare perché?
In effetti sì, si tratta dell’epidemia di ebola più grave in assoluto, e per almeno tre ragioni. Innanzitutto è la prima volta che il virus si diffonde così tanto in Africa occidentale. Di solito l’ebola colpisce nell’Africa centro-orientale, con epidemie limitate a singoli paesi (come ad esempio il Sudan o l’Uganda). Qui invece parliamo dell’Africa occidentale, una zona del mondo che è nuova a questa particolare emergenza.

Secondo motivo: questa epidemia ha già preso tre paesi – Sierra Leone, Guinea e Liberia – e ora rischia di diffondersi ad altri paesi limitrofi (nei giorni scorsi si è registrato il primo caso mortale in Nigeria, ndr).

Terzo motivo: l’epidemia sembra particolarmente difficile da tenere sotto controllo. Solitamente è abbastanza facile isolare i malati e bloccare così il contagio, dal momento in cui si tratta di una malattia devastante, con sintomi molto evidenti. Stavolta, però, il virus si è esteso su un’area molto ampia, che copre almeno tre paesi. Un’area percorsa da guerre tribali, dove è difficile avere un coordinamento anche solo a livello sanitario. Il problema non sono le grandi città, dove è più semplice isolare i malati, ma i piccoli centri, le zone periferiche… Qui, in molti casi, vigono ancora credenze popolari in base a cui si tende a nascondere i malati, a tenerli dentro casa. E il personale medico non è formato adeguatamente, per cui rischia a sua volta di infettarsi.

Quanto è alto il rischio di una diffusione più ampia? E quali sono i rischi per l’Europa in generale e per l’Italia in particolare?

Trattandosi di una malattia dai sintomi evidenti, in teoria quando un malato arriva in una grande città dovrebbero scattare immediatamente le procedure di isolamento, riducendo così al minimo il rischio di contagio. Ricordiamo che il contagio avviene solo per contatto diretto con i fluidi corporei, quindi una volta isolato il paziente e rispettate le adeguate cautele è abbastanza facile contenere il virus. La diffusione nelle città è quindi improbabile, e di conseguenza è difficile che la malattia arrivi in Europa. Di certo, però, non si può escludere che qualcuno che ha già contratto il virus prenda un volo e sbarchi nel Regno Unito piuttosto che in Francia… Per questo il livello di guardia deve essere molto alto.

E cosa mi dice sui rischi per l’Italia?
L’Italia non ha voli diretti da e per i paesi colpiti, quindi i rischi per il nostro paese sono inferiori rispetto a quelli del Regno Unito, che ha rapporti molto più stretti con la Liberia, e della Francia, storicamente legata alla Guinea. Questo ci mette in una posizione relativamente più protetta. Resta il fatto che se un paziente viene da me, dopo aver viaggiato in quelle zone, lamentando una febbre molto alta, io lo tratto come se fosse ebola, anche se molto probabilmente si tratta di malaria. Insomma, di fronte a situazioni anche minimamente ‘sospette’ è bene partire prendendo in considerazione lo scenario peggiore.

Ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha detto all’HuffPost che l’Italia non ha nulla da temere perché “il livello di allerta è già alto fin dal principio dell’epidemia”. Pensa sia il caso di adottare misure straordinarie o possiamo stare davvero tranquilli?
Direi che possiamo stare sereni. Il rischio di una diffusione è estremamente basso, e poi da quelle zone si viaggia poco. In ogni caso i nostri ospedali di malattie infettive sono ben attrezzati, sono stati quasi tutti ristrutturati e sono in grado di assicurare tutte le misure di isolamento necessarie.

Concludiamo con qualche informazione pratica. Quali sono i sintomi? Quale la terapia?

I sintomi iniziali sono febbrone, grande spossatezza e dolori vari; dopo qualche giorno compaiono i sintomi emorragici, e quindi perdite di sangue dal naso, dalle gengive, dalle orecchie, dagli orifizi. Una terapia apposita non c’è, si può intervenire solo con una terapia sintomatica di supporto. Purtroppo, come ho già detto, si tratta di una malattia devastante.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/07/30/ebola-in-africa-occidentale-giovanni-rezza_n_5633869.html?1406734704&utm_hp_ref=italy
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