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Autore Discussione: Lorenzo CREMONESI. LA TERZA FASE DELLA CRISI IRACHENA  (Letto 1932 volte)
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« inserito:: Luglio 13, 2014, 10:33:53 am »

LA TERZA FASE DELLA CRISI IRACHENA
Iraq, Baghdad perde il petrolio e blocca i fondi destinati al Kurdistan

Di Lorenzo Cremonesi

Bagdad contro Erbil. Ovvero, si apre il terzo capitolo dello sfascio nazionale iracheno: quello dello scontro frontale tra il governo della capitale diretto dal premier sciita Nouri al Maliki e la regione autonoma del Kurdistan nel nord del Paese. La crisi era nell’aria, ma adesso precipita dopo che ieri mattina (giovedì 10 luglio) i peshmerga, i combattenti della milizia curda, hanno occupato due nuove aree a ridosso dei loro confini. Ci sarebbe poco di nuovo: nell’ultimo mese le milizie estremiste sunnite hanno costretto l’esercito regolare ad abbandonare larga parte dell’Iraq centro-occidentale e da allora i curdi ne hanno approfittato per allargare i loro confini verso sud, specie occupando l’intera città di Kirkuk e diversi villaggi a nord di Mosul.

Petrolio in mano ai curdi
Ma la novità importante sta che da venerdì mattina i curdi hanno preso anche i pozzi petroliferi di Bai Hassan e nuovi pozzi nella zona di Kirkuk. Per Bagdad è grave: in un colpo solo la sua compagnia petrolifera nazionale perde tra i 400.000 e 450.000 barili di produzione di greggio al giorno. La crisi ha risvolti politici profondissimi. Sempre più l’Iraq si sta smembrando in tre Stati. Nel centro sud, con la capitale Bagdad, sta la regione degli sciiti. Nel centro ovest quella dei sunniti. E nel nord i curdi. Lo scontro tra curdi e Maliki ha visto una grave impennata negli ultimi giorni. All’inizio della settimana il presidente della regione autonoma curda, Massoud Barzani, aveva infatti espresso il desiderio di indire un referendum tra i suoi 5 milioni di abitanti sulla questione del distacco dalla sovranità di Bagdad e la nascita dell’indipendenza nazionale. Mercoledì gli aveva risposto a muso duro lo stesso Maliki, accusando i curdi di ospitare i «terroristi» sunniti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ora uniti nel nuovo «Califfato», e i baathisti dell’ex regime di Saddam Hussein. Barzani a sua volta ha replicato sostenendo che Maliki ha perso il controllo delle sue parole e avuto una «reazione isterica».

Stop ai fondi destinati al Kurdistan
Intanto tra Erbil e Bagdad sono bloccati i voli cargo. La capitale per di più taglia i fondi destinati al Kurdistan, pari al 17 per cento del prodotto nazionale lordo. In ultimo i curdi decidono di non partecipare alle attività del parlamento. «Abbiamo deciso di ritirarci dalla partecipazioni degli affari del governo», ha dichiarato il ministro degli esteri, Hoshyar Zebari. Al suo posto Maliki ha già nominato un sostituto, non curdo. A nulla sono serviti gli appelli del Grande Ayatollah Ali Al Sistani, il leader spirituale della maggioranza sciita, che è tornato a chiedere «l’unità nazionale». Il Paese appare sempre più alla deriva. E Maliki assolutamente non in grado di porvi rimedio.

11 luglio 2014 | 20:50
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DA - http://www.corriere.it/esteri/14_luglio_11/iraq-baghdad-perde-petrolio-blocca-fondi-destinati-kurdistan-e5153786-0926-11e4-89ec-c067e3a232ce.shtml
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