Navigando controvento, l'indagine sul potere secondo D'Avanzo
Sabato 7 giugno alle 15 nel Teatrino di Corte, a partire da alcuni dei suoi articoli, Claudio Botti, Paolo Sorrentino e Gustavo Zagrebelsky discuteranno della stato della nostra democrazia
di ANNA GIALLUCA
01 giugno 2014
Può il giornalismo, nel suo quotidiano sforzo di portare alla luce i fatti, lasciare una traccia significativa nel tempo? Può produrre un pensiero che si sganci dall'attualità che indaga e diventare riflessione feconda nel tempo lungo della nostra storia?
"Controvento disseppellendo l'accaduto", così Franco Cordero descrive il metodo D'Avanzo, il suo ossessivo bisogno di conoscere i fatti nella loro forza incoercibile perché la verità non cambi di segno tramutandosi in semplice opinione da lasciare incustodito nelle mani del potere.
Nell'assumere su di sé la regola aurea del giornalismo - il dovere di raccontare all'opinione pubblica "dove siamo" - con le sue inchieste Peppe D'Avanzo però fa qualcosa di più. Questo di più fuoriesce naturalmente dalla sua ossessiva attività di smontare e rimontare i fatti, i dati finché non ne ravvisa un senso, un disegno. E, nelle sue specifiche inchieste, questo significa il volto e la natura del potere. I suoi pezzi sono permeati da continue apnee conoscitive e emersioni riflessive, dallo sforzo continuo di andare fino in fondo per leggere i fatti oltre la loro contingenza, per capirne il significato e le conseguenze sulla consistenza della democrazia nel nostro paese.
Sabato 7 giugno alle 15 nel Teatrino di Corte, a partire da alcuni di questi suoi passaggi interpretativi, Claudio Botti, Paolo Sorrentino e Gustavo Zagrebelsky discuteranno della stato della nostra democrazia, della credibilità delle nostre istituzioni, delle tecniche di potere, e soprattutto della realtà complessa di Napoli che D'Avanzo ha indagato col doppio sguardo di napoletano che aveva imparato la distanza, ma ne sentiva e sapeva l'appartenenza.
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