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« inserito:: Ottobre 13, 2007, 11:56:35 pm » |
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Tra Bazoli e Mieli scontro sulla Costituzione
Rinaldo Gianola
La notizia circola a tarda sera, nella Milano dei salotti che si preparano al week end: «Questa volta Bazoli s’è davvero arrabbiato con Mieli». Se è così, questa non è una notizia: è una bomba. Giovanni Bazoli, presidente di Intesa-Sanpaolo, grande azionista del Corriere della Sera, che si confronta col direttore Paolo Mieli, non è un fatto di tutti i giorni. Eppure qualcosa di importante è successo. Così a una settimana dal sorprendente outing di Mieli a Capri, quando provò il piacere inquietante degli applausi dopo aver sollecitato gli istinti più bassi dei giovani industriali chiedendo le dimissioni del governo, siamo costretti a occuparci di nuovo del direttore del Corriere.
Un segno evidente della centralità di via Solferino negli assetti del potere, della politica, della finanza del Paese.
Il caso tra Bazoli e Mieli nasce su tema di prim’ordine: la Costituzione della Repubblica Italiana. Ecco i fatti. Un paio di settimane fa un gruppo di costituzionalisti e di intellettuali (tra cui Bassanini, Cheli, Luciani, Scoppola, Grosso, Spaventa, Magris, Aulenti e molti altri) scrisse una lettera aperta ai futuri leader del partito democratico sulla riforma della politica e la Costituzione.
Il documento chiedeva l’impegno a ridurre i costi della politica, a difendere una rigorosa etica pubblica e la fine delle riforme costituzionali di parte, cioè a colpi di maggioranza. In più, ecco il messaggio più forte, gli autori proponevano di “mettere in sicurezza” la Costituzione, elevando la maggioranza necessaria per procedere ai cambiamenti costituzionali. Questo documento venne proposto alla Repubblica, che lo pubblicò pur in uno spazio modesto, e al Corriere che, invece, non lo mise in pagina. Forse la lettera aperta non interessava il vertice del giornale o magari se ne sono dimenticati come spesso capita nelle redazioni.
Ma il quotidiano di Mieli, però, mostra nei giorni successivi un certo interesse verso il tema proposto nella lettera e in particolare dedica due editoriali che stroncano l’ipotesi di “mettere in sicurezza” la Costituzione. Prima si cimenta il liberale Piero Ostellino che parla della nostra Carta come di un retaggio sovietico, poi parte all’attacco Angelo Panebianco che non salva niente delle proposte degli autorevoli sottoscrittori della lettera aperta e attacca duramente la Costituzione repubblicana. Il caso potrebbe finire qui. Ma non finisce, anzi si apre un altro caso, ben più rilevante.
Bazoli chiama il direttore Mieli e gli chiede come mai il documento dei costituzionalisti non sia apparso sul Corriere della Sera, dove però compaiono articoli di dura critica, se non peggio. Le parole usate da Bazoli con Mieli non lasciano dubbi di interpretazione: «Se questa è la linea del Corriere sulla Costituzione, sappia che io non sono d’accordo» avrebbe detto.
Il presidente di Intesa avverte anche altri azionisti del Corriere, sembra Luca di Montezemolo e Diego Della Valle, della sua insoddisfazione per questa vicenda. Di più: il banchiere avrebbe parlato della necessità di discutere dell’andamento del Corriere e delle scelte della direzione in una prossima riunione del patto di sindacato. Bazoli, a quanto risulta, trova il conforto e l’appoggio dei suoi colleghi azionisti. Anzi, alcuni di loro per evitare altri guai avrebbero chiamato il professor Bassanini esprimendogli apprezzamento per le proposte e chiedendo scusa per il comportamento del Corriere.
E Mieli? Dotato di un’intelligenza acuminata, il direttore capisce al volo che tira un’ariaccia e cerca di parare il colpo. Bazoli, infatti, è tranquillo e pacifico, parla poco, ma quando si muove lascia il segno. D’altra parte la Costituzione, ama ripetere ai suoi amici e collaboratori, è uno di quei pochissimi temi su cui si sente motivato a intervenire pubblicamente, fino a firmare l’appello per la difesa della Costituzione come fece pochi mesi fa.
Il direttore è colto di sorpresa, imbarazzato, si giustifica, parla di incomprensioni, di un incidente involontario. E corre subito ai ripari per dimostrare la sua buona volontà. Chiama Bassanini e gli chiede di scrivere un articolo sui temi del documento mai apparso sul Corriere che, puntuale, viene pubblicato in bella evidenza ieri mattina in prima pagina col titolo «Non diamo alla Costituzione colpe non sue».
Ma la vicenda non è chiusa. La partita non finisce qui. Bazoli non ha detto nulla a Mieli sul suo intervento a Capri, anche se è facile immaginare che non gli sia affatto piaciuto. Ma il banchiere sulla Costituzione si è fatto sentire, eccome, con una «reazione negativa», come si racconta a Milano. Bazoli, inoltre, avrebbe suggerito a Mieli di aprire le pagine del quotidiano a un ampio dibattito sulla proposta di «mettere in sicurezza la Costituzione», un confronto che potrebbe essere chiuso da “fondo” del direttore che scrive così raramente.
L’”incidente” tra Bazoli e Mieli potrebbe riaprire i giochi sui cambiamenti alla guida del Corriere e della Rcs Media, anche perchè da tempo è chiara una crescente divaricazione tra la direzione e alcuni grandi azionisti. C’è chi non aveva gradito la scelta di appoggiare il centrosinistra in campagna elettorale (nemmeno i lettori pare lo abbiano condiviso) e altri non hanno apprezzato le parole di Capri. Ora c’è il caso Costituzione.
Pubblicato il: 13.10.07 Modificato il: 13.10.07 alle ore 10.48 © l'Unità.
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