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Autore Discussione: Giurì boccia l'anoressia di Toscani. E lui: "Basta con la mafia dei pubblicita'.  (Letto 2644 volte)
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« inserito:: Ottobre 20, 2007, 04:32:08 pm »

SPETTACOLI & CULTURA

Il verdetto è "immediata cessazione" della campagna

Motivazione: "Strumentalizzazione commerciale della malattia"

Il Giurì boccia l'anoressia di Toscani

E lui: "Basta con la mafia dei pubblicitari"

Il fotografo degli choc: "Censurano me e mai le immagini di donne che leccano un gelato o di quelle bellissime all'origine di tanti modelli sbagliati"

 
ROMA - Il Giurì boccia Oliviero Toscani e censura la sua campagna pubblicitaria contro l'anoressia perché quella modella scarnificata dal digiuno consapevole che per qualche settimana abbiamo visto in giro e nei giornali è "un messaggio negativo". Il fotografo che ha firmato le campagne più forti e sconvolgenti rilancia e dice: "'Basta con la mafia dei pubblicitari, il mio obiettivo è l'eliminazione del giurì della pubblicità, tutto il mio lavoro è fatto per questo".

Quando si ha a che fare con quei percorsi interiori e privati che possono portare a scelte estreme - uno di questi percorsi è senza dubbio l'anoressia - è difficile dire che esiste una norma, una regola e quella sola. Cosa sia giusto o sbagliato. La domanda è se vedere nelle foto e nei cartelloni pubblicitari il corpo che non è più un corpo e gli occhi tristi della modella francese anoressica Isabelle Caro, 27 anni, è qualcosa che può aiutare chi soffre di anoressia o invece lo confonde e quindi lo danneggia.

Il Giurì sulla pubblicità, sollecitato da Fabiola De Clercq, presidente dell'Aba (associazione bulimia anoressia) e da un assessore milanese, non ha avuto dubbi e ha disposto "la cessazione" della campagna perché "non conforme agli articoli 1 e 10 del codice di autodisciplina pubblicitaria". Sono gli articoli che tutelano la dignità umana ed evitano che la pubblicità diventi palestra di scontri ideologici, provocazione o strumentalizzazione. Un punto su cui ci sarebbe probabilmente da discutere tanto e a lungo. Chi stabilisce infatti che mostrare nuda l'anoressia non sia più "utile" per combatterla anziché tenerla nascosta e non parlarne?

Come che sia, il Giurì dell'Istituto di autodisciplina pubblicitaria, non ha invece avuto dubbi e ha deciso. Nella campagna realizzata da Toscani per il marchio Nolita è evidente, dice Giorgio Floridia, presidente dello Iap, "la strumentalizzazione commerciale della malattia". "La verità - aggiunge Floridia - è che Toscani vuole attirare l'attenzione del pubblico tramite temi di carattere sociale, che lui parifica a campagne come quelle di pubblicità progresso, ma che non lo sono, perché una campagna scandalistica non aiuta certo la cura e la guarigione dall'anoressia". Non solo, "il manifesto di Toscani non giova a queste povere ragazze, ma le umilia, le offende, tanto che - dice il presidente dello Iap - abbiamo ricevuto molte lettere di persone angosciate per la strumentalizzazione della loro malattia a fini commerciali". Infine, ricorda Floridia, "noi ci siamo mossi su richiesta dell'Aba e del sindaco di Milano Letizia Moratti".

Il fotografo delle grandi campagne che fanno discutere, provocano sdegno e curiosità, fanno - quindi - cultura, non ci sta. Farà ricorso alla giustizia europea e passa al contrattacco del Giurì giudicandolo "una corporazione di giustizia privata": "Io rispondo solo alla giustizia ordinaria con cui non ho mai avuto alcun problema. Quelli del giurì sono dei moralisti che censurano il lavoro di un artista che ha avuto il via libera del ministero della Salute e il gradimento del 74% degli italiani". Detto questo, la campagna è terminata una settimana fa e la censura "serve solo per amplificarne la portata". Piuttosto, osserva Toscani, "la stessa corporazione censura me ma non dice nulla sulle pubblicità con donne che mangiano banane e leccano gelati in atteggiamenti strani". E non è mai intervenuta su "bellezze estreme che sono la ragione dell'anoressia culturale e fisica di tante donne".

In quaranta anni il Giurì della pubblicità ha dovuto bocciare l'80% dei 15mila spot finiti nel suo mirino. A causa della volgarità, anzitutto. Ma anche per offese alla religione, al senso comune del pudore, o perché ingannevoli, indecenti, confusionali, dannosi per la psiche di bambini e adolescenti, offensive della dignità della persona.

Spesso, nel mirino, sono finite le campagne di Toscani. Nel 1991 scattò, per Benetton, un prete e una suora che si baciavano. Nel 2006 due omosessuali che si baciavano, si toccavano nelle parti intime e coccolavano un neonato nudo, come una famiglia normale. In mezzo guerre, Aids, pubi, natiche e preservativi e le immagini shock delle stragi israeliane.

(19 ottobre 2007)

da repubblica.it
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