Viviane Reding: "Il 2014 anno delle scelte, serve federazione degli Stati Uniti d'Europa"
Pubblichiamo un intervento della vicepresidente della Commissione e commissaria Ue per la Giustizia sulle sfide dell'anno in corso per l'integrazione europea: "Il futuro non dipende dal destino, ma dalle nostre scelte"
di VIVIANE REDING
16 gennaio 2014
Chi fa una scelta cambia il futuro. A fine maggio 2014 i cittadini di tutta l'Unione europea voteranno per eleggere il Parlamento europeo. Queste elezioni saranno le più importanti della storia europea perché il 2014 sarà l'anno delle scelte, l'anno in cui i cittadini si pronunceranno sul tipo di Europa in cui vogliono vivere.
Gli elettori potranno decidere se dare all'Europa un indirizzo più sociale o più orientato al libero mercato, se la futura maggioranza al Parlamento europeo sarà favorevole all'apertura o alla chiusura delle frontiere europee nei confronti dell'immigrazione, se sia il caso di difendere il diritto di tutti i cittadini dell'UE alla libera circolazione o di introdurre invece nuove norme contro la "migrazione dei poveri", se i consigli d'amministrazione delle imprese avranno una quota rosa o meno, se dar prova di fermezza nei confronti degli Stati Uniti per quanto riguarda la protezione dei dati o la modificazione genetica di piante e alimenti, od optare piuttosto per i vantaggi economici del libero scambio.
Personalmente ho una risposta personale a tutti questi interrogativi, e sono certa che l'abbiate anche voi. Ed è giusto che sia così. Le elezioni sono fatte per dare a ciascuno la possibilità di scegliere e trovare le proprie risposte.
Ci troviamo però di fronte a una sfida. Il fatto è che, quando si parla delle elezioni europee, la prima cosa che si chiede la gente non è necessariamente "Per chi voglio votare?", ma "Ho intenzione di votare?" o addirittura "A che serve?".
Le cifre sono eloquenti: solo 1 europeo su 3 e meno di un italiano su 5 ritiene che il proprio voto conti nell'UE. Risultato: meno della metà degli europei hanno votato alle elezioni europee del 2009 (in Italia la partecipazione alle elezioni è stata del 65%).
Questo non ha senso: in realtà, le elezioni del Parlamento europeo sono più importanti delle elezioni nazionali, perché in esse si decide l'orientamento di un intero continente.
Dobbiamo dimostrare ai cittadini che il loro voto conta, che le loro scelte contano, perché questa è la nostra arma migliore contro gli euroscettici: spiegare ai cittadini che il loro voto è veramente importante e che andrebbe sprecato se lo usassero come voto di protesta a favore degli euroscettici di destra o di sinistra.
Verso una forte federazione di Stati Uniti d'Europa. Negli ultimi anni sono stati conferiti nuovi poteri alle istituzioni europee per evitare che in futuro si verifichino altre crisi economiche come quella da cui stiamo iniziando ad uscire. In un certo senso la gestione della crisi ha preso il sopravvento sulla democrazia, ma ora dobbiamo ristabilire l'equilibrio.
Visto che le decisioni che incidono sulla vita dei cittadini vengono prese sempre più spesso direttamente a livello europeo, le istituzioni e i processi decisionali devono diventare più democratici. Ciò impone alcuni cambiamenti radicali, che devono però essere preceduti da un ampio dibattito. I cittadini devono essere al centro del dibattito: è il motivo per cui la Commissione europea organizza, dalla fine del 2012, i "dialoghi con i cittadini" in una serie di città europee. Lo scopo dei dialoghi è sostanzialmente quello di ascoltare i cittadini, senza dilungarsi troppo in prese di posizione o discorsi politici.
Finora sono stati organizzati oltre 40 dialoghi in tutta l'UE (di cui 7 in Italia, a Napoli, Torino, Roma, Pisa, Ventotene, Milano e Trieste), e il processo continuerà nel 2014. I dialoghi permettono di discutere dell'Europa, e non solo di questioni nazionali.
Le prossime elezioni del Parlamento europeo saranno per i cittadini un'altra importante occasione di esprimersi nel dibattito sul futuro dell'Europa. Questa volta le cose devono andare diversamente.
Il 2014 sarà l'anno delle scelte.
Io la mia scelta l'ho già fatta e non ne ho fatto mistero. Milito per un'Europa forte e unita; un'Europa federale in cui sia possibile preservare le identità nazionali nell'era della globalizzazione. Io voglio gli Stati Uniti d'Europa, grazie ai quali 28 voci possano farsi sentire in modo unanime e autorevole sulla scena internazionale e in cui le riforme economiche importanti vengano discusse pubblicamente, in seno a un Parlamento europeo eletto democraticamente, anziché essere decise a porte chiuse da troiche o esperti finanziari.
Ci vorrà tempo per introdurre questi cambiamenti, ma non otterremo nessun risultato se non avremo una visione chiara. È troppo facile fare campagna contro qualcosa, facendo dell'Europa il capro espiatorio delle scelte nazionali. Voglio che i politici facciano campagna per qualcosa. Per questo io stessa mi batterò per un'Europa forte che sia al servizio dei nostri 507 milioni di cittadini.
Il mio unico desiderio è che nel 2014 l'affluenza alle urne superi il 50%.
Il futuro non dipende dal destino, ma dalle nostre scelte. L'esito delle elezioni è determinato dal numero dei votanti. Fatene il vostro proposito per il 2014: usate il vostro voto, fate la vostra scelta.
© Riproduzione riservata 16 gennaio 2014
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