Larghe complicità
Sandra Bonsanti, di Giustizia e libertà
Il prezzo che la democrazia italiana sta pagando al governo delle larghe intese diventa ogni giorno più pesante.
E’ impossibile ormai tacere e guardare oltre, nel nome di un superiore interesse nazionale.
Oltre c’è solo il sonno della ragione.
Ecco alcuni dei silenzi del maggior partito di questo governo, o di parti consistenti di esso, su situazioni inaccettabili imposte dal Pdl: tre punti che possono anche essere uno soltanto e comunque tutti ugualmente importanti.
Presidenza di Camera e Senato: sono vergognosi gli attacchi a Laura Boldrini e a Piero Grasso. Senza precedenti nella storia delle istituzioni, e senza precedenti sarebbe prestarsi alla elezione della Santanché: chi guida e teorizza la rivolta contro la magistratura sia tenuta alla larga dalla vicepresidenza di un ramo del Parlamento. Finora la maggioranza dei democratici di sinistra si è opposta. Non si cerchino ora astuzie nei regolamenti che servano a cambiare posizione.
Assalto alla Costituzione attraverso l’assalto all’articolo 138: un grande, inaccettabile imbroglio, che da solo dovrebbe convincere che non si può smantellare la Costituzione ricorrendo alle furbizie degli apprendisti stregoni.
Legge elettorale: la volontà di non toccare il Porcellum è camuffata dietro a inesistenti esigenze di raccordo con le riforme della Costituzione. Si sa che la classe politica delle larghe intese non ha nessuna intenzione di rinunciare a una legge che consente di tramandare e rafforzare il potere di far eleggere in Parlamento i fedeli e di tenere lontani i “dissidenti”.
Il silenzio imbarazzato su questioni di fondo come queste equivale arrendersi alle pretese del Pdl. Equivale a subire ricatti senza nemmeno protestare. Perché?
La necessità di chiarezza su questi punti è assoluta. Tacendo si diventa complici.
E se il governo delle larghe intese fosse il governo delle larghe complicità, su di esse basato e per esse destinato a durare, non porterebbe beneficio alcuno all’interesse del paese e della democrazia, né oggi né domani.
Prima se ne va, meglio è…
{ Pubblicato il: 08.07.2013 }
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