Bombassei detta la ricetta per la crescita: accesso al credito, dimensioni aziendali e internazionalizzazione
16 giugno 2013
Alberto Bombassei - imprenditore presidente di Brembo, dirigente d'azienda e politico italiano - intervistato da Gianfranco Fabi, ex direttore di Radio24. Il tutto nella cornice della sede della Camera di commercio svizzera in Italia in occasione dello svolgimento della novantaquattresima assemblea annuale, a Milano. Il presidente di Brembo è stato intervistato lo scorso 14 giugno sul tema «Come sta l'Italia? Situazione e prospettive».
Qual'è la situazione in Italia?
Qualche giorno fa l'Istat - l'Istituto nazionale di statistica- ha comunicato che, rispetto all'anno precedente, la produzione industriale è diminuita ad aprile del 4,4% e il Pil nel primo trimestre del 2,4%. Si tratta del ventesimo mese di produzione industriale negativa e del settimo trimestre di Pil negativo. Insomma non c'è molto di cui rallegrarsi. Credo però che la prospettiva vada allargata e che le nostre difficoltà siano comuni, anche se in misura diversa, a tutto il nostro continente. Nel periodo 2012-2017 il 75% dell'intera crescita economica mondiale sarà prodotto soprattutto dalla Cina (34%) e, in misura minore e decrescente, ad altri nove paesi: Stati Uniti, India, Brasile, Russia, Indonesia, Sud Corea, Messico, Giappone e Turchia. Come vede non c'è più nessun Paese europeo. Dobbiamo prenderne coscienza e agire di conseguenza.
Cosa può fare l'Italia per uscire da questa situazione economica?
Per lavoro frequento molti Paesi e devo dire che ci hanno riconosciuto il lavoro svolto dall'Italia negli ultimi anni a favore del risanamento, tentando di rilasciare energie a favore della reindustrializzazione del Paese. Mi ricordo quando il manifatturiero americano era entrato in crisi e con Obama è ripartito. Ma l'Italia, come tutta l'Europa, deve prendere coscienza del fatto che di anno in anno il nostro pianeta nel suo complesso diventa sempre più ricco e il Pil mondiale cresce tra i 3 e i 5 punti. Con tutta probabilità, entro il 2020 il Pil medio pro-capite sarà di 15mila dollari, contro gli attuali 8mila. E ci sono paesi, i cosiddetti "next 11" - tra cui il Kazakistan grazie al petrolio - dove l'aumento del reddito pro-capite sarà ancor più veloce. È invece un dato oggettivo che nei Paesi, come il nostro, che tradizionalmente hanno trainato l'economia mondiale in passato la crescita non c'è. Ma dobbiamo ragionare in termini globali e capire che dobbiamo creare le condizioni per andare a vendere sempre di più e sempre meglio dove stanno nascendo nuove possibilità di spesa, puntando sul made in Italy a partire da moda e design.
Le sue parole hanno particolare valore anche perché lei nel 2012 è stato eletto miglior imprenditore nazionale
Sì è vero grazie e mi fa pensare molto che quest'anno il premio come imprenditore mondiale l'abbia vinto un turco che fa lo yogurt. Nel suo Paese non ce l'aveva fatta ed è dovuto emigrare negli Stati Uniti, a riprova che oltreoceano vengono creati posti di lavoro nei settori più disparati, non solo in quelli tradizionali.
La Tav Lione-Torino ma no solo, sono diversi gli esempi di infrastrutture dove l'Italia non fa la sua parte. Che cosa ne pensa?
Quello che mi viene da dire è che in alcuni casi le politiche ambientalistiche non pensano ai decine di migliaia di lavoratori che con lo stop dell'opera perderebbero l'occupazione. In questo caso parlerei ambientalismo stupido.
E per la crescita?
Per tornare a crescere dobbiamo avviare una vera, radicale stagione di riforme. A livello centrale punterei su una importante riduzione della spesa pubblica e una nuova stagione di liberalizzazioni e privatizzazioni. Pensando alle imprese dico invece: 1) facilitare l'accesso al credito; 2) piccolo e bello non funziona più, bisogna che le dimensioni delle aziende crescano, 3) puntare sull'internazionalizzazione. Il mercato nazionale non basta più. Di questi tempi stanno bene quelli che esportano da 20 anni come me.
Lei è stato eletto nelle fila di Scelta civica capitanata da Mario Monti in Italia. La politica in Italia è davvero di difficile comprensione e così lontana dai cittadini?
Aver ottenuto l'uscita dalla procedura europea d'infrazione credo rappresenti una buona sintesi del buon lavoro fatto dall'esecutivo Monti. Per quanto riguarda il lavoro che faccio in commissione Attività produttive alla Camera dei deputati devo dire che quello che è accaduto con la Thyssen non è molto confortante perché non costruisce né ricchezza né occupazione. E la nostra priorità resta il lavoro.
Un messaggio per gli svizzeri in Italia?
Quello che vorrei dire è che è aumentata la concorrenza per la competitività. In Italia dobbiamo lavorare molto, ma non solo. Anche in Europa dobbiamo lavorare molto per diventare più competitivi e poter competere con Paesi come la Cina.
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