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Autore Discussione: Iran: la vittoria del moderato Rohani. I riformisti festeggiano. MA...  (Letto 2000 volte)
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« inserito:: Giugno 16, 2013, 09:12:42 am »

Iran: la vittoria del moderato Rohani

I riformisti festeggiano. Il mondo applaude

La comunità internazionale guarda al dopo Ahmadinejad.

Gli Usa aprono al nuovo presidente e chiedono un dialogo diretto sul nucleare.

Per Israele però decide la Guida Suprema, l'ultraconservatore Ali Khamenei, che comunque ha dato il via libera alla vittoria.

Sconfitto il fronte conservatore


TEHERAN - "Sono felice che finalmente il sole della razionalità e della moderazione torni a brillare in Iran". Sono le prime parole di Hassan Rohani, il religioso moderato sostenuto dai riformisti, dopo la vittoria alle presidenziali in Iran, con il 50,68% dei voti al primo turno, che ha visto un affluenza del 72,7% dell'elettorato. "Mi impegnerò a realizzare quanto promesso al popolo iraniano e non vi fermerò fino alla fine", ha poi aggiunto, sottolineando di sperare che l'Occidente adotti un nuovo approccio nei confronti dell'Iran basato sul reciproco rispetto e sull'equità.

Immediata è arrivata l'apertura da Washington: gli Stati Uniti sono pronti a impegnarsi direttamente col nuovo governo iraniano per trovare una soluzione diplomatica sul fronte del nucleare. Con queste parole la Casa Bianca ha accolto il successore di Mohammed Ahmadinejad.

Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di speranza per la vittoria di Rohani, tranne che da Israele. "Non il nuovo presidente ma Khamenei", sottolinea il governo dello Stato ebraico, "è colui che decide la politica di Teheran sul nucleare. L'Iran sarà giudicato sulla base dei fatti, sia per quel che riguarda il programma nucleare sia per quel che concerne il terrorismo". Si fa sentire anche l'opposizione siriana, che adesso chiede a Teheran un cambio della linea che l'aveva
vista impegnata nel sostegno militare e politico a Damasco e a Hezbollah, impegnato direttamente nella guerra.

Parigi, Londra, Roma e Bruxelles vedono nell'elezione di Hassan Rohani alla presidenza dell'Iran un segnale positivo. La Francia, ha detto il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, "è pronta a lavorare" insieme al nuovo presidente della Repubblica islamica sui diversi dossier, tra i quali quello relativo al programma nucleare, che vede l'Iran impegnato in un braccio di ferro diplomatico con l'Occidente. "Le attese della comunità internazionale", ha aggiunto Fabius, "sono significative, in modo particolare sul programma nucleare e sul coinvolgimento dell'Iran nel quadro siriano". Il Foreign Office, dal canto suo, ha invocato "un diverso corso", ha detto un portavoce, "sui temi del programma nucleare e su quello del rispetto dei diritti politici e umani in Iran", mentre il capo della Farnesina, Emma Bonino, "ha preso atto con compiacimento dello svolgimento corretto dell'elezione presidenziale in Iran" e "confida che, con il nuovo governo del Presidente Rohani, sia possibile lavorare allo sviluppo delle relazioni bilaterali ed avviare senza indugio una stagione di rinnovata comprensione e di dialogo costruttivo tra l'Iran e la comunità internazionale".

L'eliminazione di tutti i candidati scomodi da parte della Guida Suprema Ali Khamenei, che non aveva autorizzato la candidatura di nessuno dei sostenitori del "nazionalista" Ahmadinejad, non è bastata ad assicurare la vittoria ai conservatori, che hanno presentato più candidati e speravano nel ballottaggio. Sono stati sbaragliati dalla grande vittoria di Rohani, cui però  è comunque arrivato il via libera della Guida suprema dell'Iran  dopo l'annuncio dei risultati ufficiali, mentre la tv di Stato trasmetteva reportage sulla festa dei sostenitori, felici, secondo la retorica dei media di Stato, più per l'affluenza alle urne che per la vittoria di Rohani.

Lo stesso Rohani aveva quasi rischiato di venir squalificato, qualche giorno prima, proprio dai Guardiani della Rivoluzione per aver parlato dei dettagli del programma nucleare in pubblico. Ma forse, dopo aver fatto fuori tutti i candidati riformisti, sarebbe stato eccessivo liquidare anche colui che riformista non è, ma conservatore moderato e, però, in grado di raccogliere le attese del fronte che nel 2009 fu schiacciato dalla repressione voluta da Ahmadinejad, il presidente uscente, e Ali Khamenei: Rohani "è il presidente di tutta la nazione", ha detto la Guida Suprema. "Congratulazioni al popolo e al presidente eletto", si legge sul sito di Khamenei, che aggiunge: "Faccio appello a tutti affinché il presidente eletto e i suoi colleghi siano aiutato nel loro lavoro"

Solo dopo le parole di Khamenei, Rohani si è deciso a parlare. "C'è una nuova opportunità creata da questa grande epopea", ha detto, "e le nazioni che hanno a cuore la democrazia e il dialogo dovrebbero parlare al popolo iraniano con rispetto e riconoscere i diritti della Repubblica islamica". Allora, ha sottolineato, "ascolteranno una risposta appropriata".

Hassan Rohani conosce bene il dossier sul nucleare. Tra il 2003 e il 2005 ricoprì l'incarico di capo negoziatore con la comunità internazionale. In Occidente è noto per la sospensione dell'arricchimento dell'uranio a cui si era giunti all'inizio del suo mandato. Pur favorevole al programma nucleare, Rohani è, tuttavia, sostenitore di una politica estera più moderata e maggiormente volta al dialogo con l'Occidente. In politica interna, il nuovo presidente ha promesso, nel corso della campagna elettorale, una "carta dei diritti civili" e riforme per sostenere l'economia.

"Sono qui - aveva promesso in campagna elettorale - per stabilire un governo di saggezza e speranza, per amore di un Iran islamico, per salvare l'economia, per avere un'interazione costruttiva con il mondo e ristabilire la moralità nella società"

(16 giugno 2013) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/esteri/2013/06/16/news/iran-61184982/?ref=HRER1-1
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