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Autore Discussione: Isabella Bossi Fedrigotti Josefa, Cécile e quell'accento Preludio (forse) di ...  (Letto 2040 volte)
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« inserito:: Aprile 30, 2013, 11:30:51 am »

il governo Letta

Josefa, Cécile e quell'accento Preludio (forse) di un Paese nuovo


Quante volte, ascoltando alla radio o guardando in tv la cerimonia del giuramento dei membri di un nuovo governo, abbiamo sentito pronunciare la formula dai neoministri in così tanti diversi accenti italiani da trarne l'impressione di vivere, sì, nello stesso Paese, ma in un Paese plurimo, con storie, tradizioni, geografie e anime diverse. Ecco la parlata romana, ecco quella piemontese, la lombarda, la toscana, la veneta, la pugliese, la siciliana, la sarda, la ligure, l'emiliana, la campana: un'Italia fatta, dunque, di un gran numero di tessere, come un mosaico, come un puzzle dai molti pezzi.

Dall'accento ciascuno riconosceva - e riconosce - il suo conterraneo, il suo «paesano», e non raramente questo riconoscimento riusciva - e riesce - in nome di atavici sensi di appartenenza, a cancellare, almeno in parte, divergenze politiche pur abbastanza marcate. Da qui, anche da qui - da una questione impalpabile come lo sono le diverse pronunce che segnano la nostra lingua - possono discendere, e a volte sappiamo che sono discese, storie felici di piccole patrie e storie meno felici di campanilismi e di chiusure. Questa volta abbiamo ascoltato dell'altro. Alle inflessioni nostrane, svariate e pur tutte ormai familiari, se ne sono aggiunte, a sorpresa, due nuove che finora, in quell'assemblea di governo, non avevamo ancora mai sentito risuonare. Una tedesca - non sudtirolese cui già un poco siamo abituati - e l'altra africana. Infiltrazioni straniere? Soltanto in un certo senso, perché quelle parlate appartengono sì, a due persone venute da «fuori», ma entrambe italiane da un pezzo. Sono, i loro, gli accenti di una nuova Italia? Sono un segnale di quel che verrà?

C'è chi forse se lo augura e c'è chi, probabilmente, lo teme, ma, in ogni modo, è presto per dirlo. Per il momento sono soltanto due accenti che suonano in modo diverso, che hanno spiccato nel coro dei neoministri come due note più alte oppure più basse, comunque inattese, e tali che nessuno ha potuto fare a meno di registrarle: preludio, chissà, a un Italia con un po' meno chiusure e un po' meno campanili, tuttora così resistenti nel profondo. Perché si sa che, a volte, come succede nelle reazioni chimiche, basta introdurre un unico elemento estraneo nel tessuto per scompigliare l'usato ordine antico, per delineare nuovi scenari e nuove prospettive.

Isabella Bossi Fedrigotti

29 aprile 2013 | 8:35© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/13_aprile_29/fedrigotti-josefa-cecile-e-quell-accento_aa69ba50-b092-11e2-b358-bbf7f1303dce.shtml
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